PROGRAMMAZIONE CURRICOLARE, PROGETTI EXTRACURRICOLARI & ANALFABETISMO
Data: Sabato, 10 dicembre 2005 ore 08:31:47 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

Eraldo Affinati , pubblica su Corriere della Sera una indagine su "analfabetismo". Il caso "Umberto", giardiniere di 60 anni che ha paura di guidare in una città sconosciuta perché non comprende le indicazioni stradali o finge di aver lasciato a casa gli occhiali per farsi aiutare a riempire un modulo ...

da edscuola.it
da Corriere della Sera
Giovedì, 8 Dicembre 2005
ANALFABETISMO
«Io, perso tra cartelli che non so leggere»
Storia di Umberto, 60 anni, giardiniere. E delle parole che ha dimenticato

Cosa vuol dire in concreto? Significa perdere un appuntamento perché non si comprende al volo l'espressione «soppresso nei festivi». Oppure fingere di aver lasciato a casa gli occhiali per farsi aiutare a riempire un modulo. O ancora: astenersi dal guidare in una città sconosciuta perché non si comprendono le indicazioni stradali.

Ecco la storia di un uomo che vive ogni giorno queste esperienze sulla pelle.
Lui, lo chiameremo Umberto.
Fa il giardiniere in un consorzio sulla Portuense. Essendo anche una specie di custode, alloggia in un appartamento posto all'interno della struttura dove lavora. Si occupa della manutenzione dei prati. Va in giro per i viali a bordo di un trattore. Raccoglie le foglie.
Sistema le piante. Controlla gli annaffiatoi. E' sempre pronto a compiere qualche piccola riparazione. Scambio con lui quattro chiacchiere interrompendo la potatura di una siepe.
«Qui sto bene. A me piace l'aria aperta. Non so stare nei luoghi chiusi.
Il traffico mi mette paura».
Dire che Umberto non sappia né leggere né scrivere è giusto e sbagliato allo stesso tempo, come nella maggioranza dei casi simili al suo. Ad esempio, se non avesse mai conosciuto l'alfabeto, non avrebbe potuto ottenere la patente. Eppure, da quello che mi racconta, intuisco che non è la lettura a orientarlo nelle azioni quotidiane, anzi è proprio qui che s'imbroglia, anche se non lo ammetterebbe mai in modo esplicito. «Quando devo fare le consegne in città, mi vengono i brividi perché c'è sempre qualcosa che va storto». Per esempio? «Non trovo l'indirizzo. I segnali cambiano ogni volta.
L'altro giorno ha fatto il giro di Peppe per andare all'Eur».

L'uomo che ho di fronte proviene da un paese del centro Italia. Da piccolo frequentò le scuole elementari, ma la povertà della famiglia di origine lo spinse ad abbandonare le aule per guadagnarsi il pane. «Io volevo studiare, ma non ho potuto farlo. Avevo bisogno di uno stipendio. A quattordici anni sono stato assunto in una falegnameria. Da allora in poi, non ho più smesso di lavorare». Appena diventò maggiorenne, si trasferì nella capitale. Si sposò, ebbe due figli. Oggi ha raggiunto la sessantina e, dietro l'aspetto burbero, forse una maschera per nascondere la sua condizione, mostra un animo gioviale.
Pur essendo, a vista d'occhio, sveglio e intelligente, si esprime in modo approssimativo. E ciò lo costringe, quasi sempre, a mettersi da parte. «Devo stare zitto perché non so cosa dire». Ma non è questo ad angustiarlo. Gli unici problemi che lamenta sono legati ai congegni tecnologici più recenti con i quali dice di non avere troppa dimestichezza. Cellulari, videoregistratori, piccoli elettrodomestici. «Non si capisce come funzionano.
Dicono che sono facili ma mi fanno perdere la pazienza».
Umberto non ricorda l'ultima volta che è andato al cinema, eppure se gli chiedi i nomi degli attori preferiti, quelli che cita, Alberto Sordi e Sofia Loren, ti fanno capire che dev'essere passato un bel po' di tempo. La spesa per mangiare la fa in un discount nei dintorni del luogo in cui vive. «Mi basta poco. Sono di gusti semplici». E' difficile immaginarselo alle prese con le etichette che dichiarano la provenienza delle carni e gli ingredienti delle confezioni.
Frequenta la città solo per compiere qualche commissione. Riduce così i rischi dei soliti ostacoli: codici strani, clausule speciali, varchi elettronici, almeno fin quando l'incontro diventa ineludibile. «L'altro mese mi è arrivata a casa una multa perché dicono che sono passato dove non si poteva. Ho chiamato mia figlia perché non ci capivo niente. Alla fine è andata lei a pagarla. Meglio stare fermo qui».

Con gli anni Umberto si è creato una specie di guscio protettivo che gli consente di passare inosservato. Mentre il mondo cambia sempre più velocemente, lui rimane lo stesso, identico a quando arrivò alla stazione Termini dove lo aspettava un parente che lo ospitò i primi tempi: amante delle piante, capace di non perdersi d'animo di fronte alle difficoltà, anzi esperto nel riuscire a cavarsela in ogni occasione.
Gli è piaciuto raccontare un po' di sé: non dev'essere frequente che qualcuno glielo chieda. Quando gli ho detto che stavo facendo un'inchiesta sull'analfabetismo è stato felice di collaborare, senza attribuire troppa importanza al fatto che le domande lo riguardavano direttamente. Se il linguaggio è davvero la casa del pensiero, la testa di chi ha difficoltà a leggere e scrivere deve funzionare in modo diverso dalla nostra. Umberto riprende in mano la falce per finire la rasatura della siepe. E mentre lo saluto, esclama: «C'è sempre da imparare!».
Eraldo Affinati


n.d.r. "Grido!". Educatori estendiamo i contenuti dei nostri programmi curricolari e dei progetti speciali inserendo anche le problematiche del quotidiano quali saper compilare un Curriculum Vitae e una domanda di lavoro, saper leggere un grafico, saper compilare un bollettino, saper fare ricerche con Internet per trovare una informazione. Verifichiamo che tutti i nostri allievi siano in grado di saper fare le operazioni basilari di vita quotidiana .







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