DOCENTI, LA CARRIERA CHE NON C'E'
Data: Domenica, 18 settembre 2005 ore 01:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


Docenti, la carriera che non c’è. Stretta finale per il contratto: si ipotizzano aumenti di 130 euro lordi. Luigi Illiano e Alessia Tripodi, da Il Sole 24 Ore del 17/9/2005. I docenti italiani continuano a brillare per assenza di carriera e stipendi troppo bassi. Anche quest’anno l’Ocse conferma il ritardo del nostro Paese nell’introduzione di meccanismi d’incentivo economico per chi sta in cattedra e ribadisce, cifre alla mano, che i nostri professori sono tra i peggio pagati d’Europa. E il responso arriva proprio mentre è in corso la trattativa per il rinnovo del biennio economico 2004/2005 del contratto della scuola che interessa, fra gli altri, circa 820mila insegnanti. Le cifre. Secondo i dati del rapporto «Education at a glance 2005» appena diffuso daIl’Ocse, lo stipendio annuale di un insegnante italiano con 15 anni di servizio non supera i 30mila dollari, contro i 40mila di spagnoli e inglesi, i 50mila dei tedeschi, i quasi 60mila degli svizzeri e gli 80mila guadagnati in anno dai docenti delle scuole lussemburghesi. Nella classifica delle retribuzioni, l’Italia supera l’Islanda, il Messico e la Repubblica Ceca, mentre gli stipendi in Svezia e Grecia sono quasi uguali a quelli italiani. L’Ocse sottolinea che anche l’esperienza professionale influenza il salario, ma i modi e i tempi dei riconoscimenti variano molto da Paese a Paese. Gli insegnanti delle scuole secondarie inferiori di Australia, Danimarca, Inghilterra, Nuova Zelanda e Scozia raggiungono il massimo stipendiale dopo 7-9 anni dall’inizio della carriera, mentre in Italia, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Ungheria. Giappone e Corea non si arriva al gradino più alto prima dei 30 anni di servizio. La carriera. Secondo il rapporto, dal 1996 aI 2003 le buste paga dei prof a inizio carriera sono aumentate più velocemente di quelle di altre categorie di lavoratori. Per l’Ocse la ragione di questo fenomeno sta nella volontà di attrarre nuovi insegnanti: gli incrementi maggiori sono avvenuti in Australia, Danimarca. Inghilterra, Finlandia e Scozia, mentre l’Italia si piazza a metà classifica. Anche perché nel nostro Paese la progressione professionale, ossia il riconoscimento economico del merito, resta un tabù. Gli scatti stipendiali sono legati soltanto all’anzianità di servizio. Un percorso, quindi, totalmente piatto. In aggiunta al salario base, molti Paesi Ocse hanno messo a punto meccanismi di incentivi legati al merito, sia sotto forma di aumenti economici che in termini di riduzione del numero delle ore di insegna mento. I “premi” in denaro sono attribuiti in base al livello di formazione (per esempio, a coloro che insegnano più materie) ma possono dipendere anche dalle particolari condizioni ambientali in cui si lavora (aree disagiate) o dal possesso di competenze per il lavoro con studenti diversamente abili. La riduzione dell’orario, invece, può essere subordinata, per esempio, all’impegno in attività speciali, come la supervisione di attività formative per altri docenti. Contratto. Dirittura d’arrivo per la trattativa per il rinnovo del biennio economico 2004/2005, ripresa a venti mesi dalla scadenza, e proseguita in questa settimana con incontri tecnici per definire cifre e percentuali. La discussione con i sindacati, sulla base di una bozza di articolato presentata dall’Aran (Agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego) è ancora su un livello generico e si è incentrata sugli aumenti tabellari della retribuzione di base e accessoria, sugli effetti degli incrementi anche sulle altre voci e sulla distribuzione della quota di “produttività’. In concreto, sembrano confermate le proiezioni che descrivono un aumento medio in busta paga di 130 euro mensili lordi, corrispondenti a 80-90 euro netti. L’accordo riguarda oltre un milione di lavoratori tra docenti e personale Ata (amministrativo, tecnico, ausiliario). Il confronto ripartirà il prossimo martedì 20 settembre, quando le parti potrebbero decidere di andare avanti a oltranza, fino alla firma dell’intesa. La volontà di siglare il contratto in tempi brevi consentirebbe a insegnanti e Ata di ritrovare gli aumenti già negli stipendi di dicembre.





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