''MAMMA, DA GRANDE VOGLIO FARE IL KAMIKAZE''
Data: Venerdì, 16 settembre 2005 ore 01:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


Mamma, da grande voglio fare il kamikaze” come insegna l’imam Il Sisde sta indagando sul fenomeno delle scuole islamiche clandestine, mascherate da “innocui” doposcuola Milano. Le forze politiche si dividono sulla scuola islamica di via Quaranta che il Comune di Milano ha deciso di chiudere per inagibilità. Intanto nel resto d’Italia sta emergendo il fenomeno, finora sommerso, delle madrasse. Secondo il Sisde ci sarebbero centinaia di scuole coraniche, sorte all’interno dei centri islamici sparsi in tutto il paese (complessivamente seicentoundici). “Alcune hanno un’impostazione integralista”, hanno scritto gli analisti del Sisde, “che si prefigge una formazione ideologica per avversare ogni tipo di integrazione”. In Italia si dividono in due categorie: quelle più moderate, che servono a conoscere il Corano e le regole grammaticali dell’arabo classico, gestite da “saggi” che cercano di non acuire le contrapposizioni con il mondo esterno, e quelle integraliste, che si spostano, vengono chiuse dagli stessi membri della comunità, seguendo sommovimenti e aggiustamenti interni a noi ignoti, per poi riaprire in altre città, in altri quartieri, dentro garage e scantinati, dove viene impartito il verbo dell’integralismo. In realtà la maggioranza delle madrasse assomigliano a dei doposcuola, “catechismi” improvvisati e gestiti da imam altrettanto improvvisati, frequentati da bambini e adolescenti costretti a studiare in due scuole diverse e opposte: italiano alla mattina, il Corano al pomeriggio perché nell’islam l’educazione coincide con la fede. E infatti è solo grazie alla “giusta” trasmissione dei valori ai propri figli, che i genitori si conquistano il diritto ad entrare in paradiso alla fine dei tempi. La formazione dei bambini inizia già al settimo anno di età, quando ogni bimbo musulmano dovrebbe in teoria essere affidato al padre e alle sue ferree prescrizioni. Si tratta di un modello educativo destinato a plasmare la loro vita e a trasformare, nell’occidente laico, la loro esistenza in una corsa a ostacoli. Un caso emblematico di madrassa, scuola a tempo pieno frequentata da bambini e adolescenti che vengono sottratti dai genitori alla scuola dell’obbligo, è stato quello di Cremona, scoperta nel 2002 da un giornalista del settimanale La Cronaca, Roberto Fiorentini, all’interno della moschea successivamente chiusa perché gestita da una cellula integralista di terroristi. La frequentavano venti bambini che studiavano lingua e letteratura araba, imparando a salmodiare le sure del Corano (e anche le norme della shari’a). Alla fine dell’anno i maestri distribuivano false pagelle con il timbro del ministero dell’educazione tunisino, ma in realtà seguivano i programmi ricevuti via fax da alcune scuole dell’Arabia Saudita. Durante le lezioni si proiettavano immagini della madrasse pakistane e si trasmettevano insegnamenti sul martirio. Al punto che una madre si è lamentata con l’imam perché non capiva come mai suo figlio da grande volesse “fare il kamikaze”. Dopo la chiusura della moschea, nel nuovo centro islamico è rimasto solo un dopo scuola coranico, ma ci sono ancora alcuni bambini che disertano gli istituti italiani per ricevere gli insegnamenti privati nella casa dell’ex imam Mourad Trabelsi, che ora si trova in carcere. “Bin Laden è cattivo”. “E io lo dico al maestro” Le scuole coraniche sono proliferate negli anni Novanta, quando nessuno era ancora in grado di capire cosa succedesse nelle moschee. Allora come oggi, imam ed educatori facevano leva sul timore dei genitori di vedere i loro figli crescere come italiani, senza parlare l’arabo o conoscere il Corano, impauriti dall’eventuale smarrimento della propria identità. Come è successo a Sassuolo, dove l’anno scorso il Comune ha chiuso una scuola elementare araba abusiva. E’ stato un genitore a scoprire l’inganno. L’imam gli aveva assicurato che si trattava di una scuola parificata. Così come molti arabi che vivono a Torino non hanno dimenticato l’esperimento pedagogico di Bouriqui Bouchta, l’imam espulso dal nostro paese il 6 settembre scorso. Nella sua moschea aveva aperto una scuola, dove fra gli strumenti didattici c’erano anche canne di palma per bacchettare i bambini negligenti che non riuscivano a memorizzare le sure del Corano. E’ stata chiusa in seguito alla denuncia di una mediatrice culturale marocchina. Oggi le madrasse a tempo pieno sono poche, la maggior parte funzionano come doposcuola, ma il confine fra centro di indottrinamento e insegnamento religioso è sottile. Un esempio? Ecco la storiella che ci ha raccontato un musulmano moderato, Ali Schuetz. E’ successa in una scuola coranica. Un giorno un bambino ha detto al suo compagno: “Bin Laden è cattivo” e lui ha risposto: “Sei matto? Ora vado a dirlo al maestro!”.





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