VERTENZA CENERE: GIA' NOTIFICATI I PRIMI ATTI DI PRECETTO
Data: Lunedì, 12 settembre 2005 ore 01:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Ancora in alto mare la questione relativa ai contributi per le eruzioni vulcaniche Vertenza cenere: già notificati i primi atti di precetto La vertenza cenere è davvero infinita. Perché chi credeva che tutto si fosse risolto, nel bene e nel male, con il decreto del presidente del Consiglio del 10 giugno scorso, si sbagliava. La vicenda va avanti. E assume i connotati di un matassa difficile da sbrogliare per tutti gli enti coinvolti. All'ufficio provinciale del Tesoro giacciono ancora 3500 posizioni di lavoratori residenti nei 13 comuni inseriti nell'ultimo decreto del governo, che hanno già asufruito dei benefici di legge grazie alla precedente ordinanza di Protezione civile del 2002. Benefici, però, che secondo l'ultima ordinanza presidenziale, sono stati riconosciuti soltanto ai datori di lavoro privati e non ai dipendenti. L'ufficio del Tesoro dovrebbe chiedere indietro a queste persone le somme percepite. Ma qui si presenta il nuovo inghippo della seconda telenovela-cenere. Secondo indiscrezioni l'ufficio del Tesoro di Catania ha chiesto alla sua direzione generale di Roma quale modalità assumere per sollecitare i cittadini a restituire le somme. Da Roma è giunta una nota che invita a temporeggiare, in attesa di una decisione che deve venire dall'Inpdap. In sintesi pare che la direzione dell'ente previdenziale dei dipendenti statali ha inviato una circolare al ministero del Lavoro che ancora non ha deciso le nuove disposizioni. Tutto sospeso, quindi, mentre vanno avanti le cause giudiziarie. Solo all'ufficio del Tesoro ne sono state depositate 1200. E ci sarebbero anche i primi atti di precetto attraverso i quali alcuni lavoratori residenti a Catania, città che è stata esclusa dall'ultima ordinanza governativa, chiedono il riconoscimento delle somme, secondo quanto previsto dal decreto di Protezione civile del 2002. L'ufficio provinciale del Tesoro non conferma, né smentisce. «Abbiamo 3500 posizioni da rivedere - spiega il direttore Impallomeni - e abbiamo anche numerosi contenziosi al Tar e al giudice del lavoro che riguardano cittadini residenti a Catania e in altri paesi esclusi». Niente di più. La nuova questione ruota sulla interpretazione dell'ultimo decreto. «Dalla data di entrata in vigore della ordinanza - si legge nelle disposizioni del presidente del Consiglio - sono abrogate le disposizioni dell'art. 5 ordinanza Protezione civile n. 3254/2002 e successive modificazioni, in contrasto col presente provvedimento». I legali dei lavoratori residenti a Catania, che hanno avviato il contenzioso, puntano, quindi, ad avere riconosciuto dal giudice la non retroattività dell'ultima ordinanza. La partita, quindi, è ancora tutta aperta. Intanto Catania non si rassegna ad essere stata esclusa dai comuni beneficiari. I deputati etnei di maggioranza attendono ancora una modifica del decreto: «Chiederemo al presidente Berlusconi, in ottobre a Catania, la modifica del decreto - spiega Nino Strano, deputato An e assessore comunale al Turismo -. Il presidente dovrà esaminare con noi tutte le emergenze catanesi ed etnee. Oltre alla cenere, la fiscalità di vantaggio, i danni delle alluvioni, l'accelerazione della Ct-Sr, lo smottamento di Motta... Sulla cenere chiediamo risposte chiare per una città che ha avuto danni enormi». La deputazioni di opposizione, al contrario, ritiene che il capitolo cenere sia ormai definitivamente chiuso. «Nutriamo molto pessimismo - spiega Giovanni Burtone, deputato della Margherita - e non crediamo che il governo inverta la rotta. Sulla cenere i catanesi sono stati traditi da questo governo». Giuseppe Bonaccorsi





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