IN DIFESA DEL CONGIUNTIVO
Data: Sabato, 23 luglio 2005 ore 01:10:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


IN DIFESA DEL CONGIUNTIVO Che fine ha fatto il modo congiuntivo? La sua agonia è ormai evidente, palese, e chi se lo ricorda più nel nostro odierno scarno modo di parlare? Soprattutto da Roma in giù vive già da tempo nell’oscurità, surclassato dal vincente e trionfante indicativo. E d’altronde che ce ne faremmo oggi, in un’era scientifica e razionale, di un modo carico di dubbi, perplessità, possibilità, senza mai una sola certezza? Già il fascismo lo aborriva, convinto com’era che gli italiani dovessero solo “credere, obbedire, combattere” senza esitare; e oggi neanche i giovani, gli unici che dovrebbero avere la testa piena di sogni, si cimentano ogni tanto con le immaginifiche possibilità del congiuntivo, nessun “oh, se fosse”, meglio se qualcosa semplicemente “è”. Eppure la scomparsa del congiuntivo dovrebbe farci riflettere: se perdiamo un’abitudine linguistica, non sarà questo spia del disagio più generale di tutto un mondo che aspira solo a ciò che è immediatamente percepibile e conquistabile? Insomma il congiuntivo scompare perché non serve più a nessuno, vuole solo farci dubitare, ragionare per assurdo e noi invece siamo presuntuosi e orgogliosi: perché vivere in bilico tra il dubbio e la verità? Eclissati, congiuntivo: non abbiamo più desideri, sogni, esitazioni, rimpianti. Ci basta l’arido indicativo, sterile misura del nostro angusto universo. SILVANA LA PORTA





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