MATURITA', PROMOZIONI TROPPO FACILI
Data: Venerdì, 08 luglio 2005 ore 06:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Maturità, promozioni troppo facili 06 luglio 2005 - Gazzettino Gustavo Bomben, imprenditore e presidente delle Piccole e Medie industrie lancia una accusa specifica e molto dura alla scuola «Manca il senso di sacrificio e poi nella vita si registrano i fallimenti. Così non si forgia il carattere» L'avvio degli orali degli esami di Stato che interessa oltre due mila studenti della provincia, crea come al solito apprensioni che nella maggior parte dei casi risultano infondate, visto che come ogni anno si preannuncia un'alta percentuale di promozioni. Le conseguenze più dirette riguardano le scelte universitarie dei maturi e il loro ingresso nel mondo del lavoro. Nel primo caso si continua a registrare la preoccupazione di coloro che sostengono il progressivo declassamento degli atenei, al livello dei licei. Nel secondo caso si registrano i pareri negativi del mondo imprenditoriale. In sostanza, mentre si pensa a una riforma della scuola media superiore uscendo dalle formule tradizionali del diploma che dà la possibilità di cercare subito un posto di lavoro, dall'altro si continua a considerare la scuola media superire come un momento di cultura generale in vista dei corsi specialistici nell'ambito universitario «Sono sfiduciato - commenta l'imprenditore Gustavo Bomben, presidente di Apindustria - perché la nostra società affronta un futuro insidioso senza gli strumenti necessari. Primi tra tutti, l'attitudine al sacrificio e la coscienza che per ottenere ogni risultato nella vita sia necessario essere disposti a compiere delle rinunce. Non mi pare che la scuola attuale stia forgiando il carattere e la preparazione specifica dei giovani». Bomben tenta un'analisi delle cause delle promozioni facili e considera la probabilità che sia sceso in basso il livello minimo richiesto. «Il 36 garantito, che tanto scalpore aveva destato alla fine degli anni Sessanta, sta avendo anche oggi una moltitudine di sostenitori ben più pericolosi dei rivoluzionari di allora. A differenza di un tempo oggi non si dichiara alcun credo ideologico, né tanto meno modelli pedagogici».Sarebbe in atto una sotterranea riduzione del valore dei titoli di studio? «Probabilmente è cambiata la missione della scuola - continua l'imprenditore - che abbandonato il metodo selettivo e competitivo, sembra assumere gradualmente il carattere della cura materna e benevola nei confronti delle nuove generazioni. Insomma, oggi si teme di impartire a un giovane una patente di sconfitto negli studi perché si pensa al pericolo nel quale potrebbe incorrere il suo processo educativo. La conseguenza è che si preferisce illuderlo che il risultato ottenuto sia sufficiente e che l'impegno da lui profuso, quasi sempre minimo, sia adeguato».L'esponente delle piccole e medie imprese non condanna tutti gli educatori e tutti i loro allievi, anzi riconosce che molti fanno ancora il proprio dovere e che, in particolare, parecchi giovani studino seriamente. Tuttavia, parla di tendenza e dunque di un trend diffuso che porta a un pericoloso traguardo: «Quando un giovane si scontra con l'ambiente di lavoro, nel quale sono richiesti livelli di impegno e di sacrificio crescenti, si assiste a un fallimento dopo l'altro. Che cosa possiamo sperare se ci troviamo di fronte a nuove generazioni fragili e incapaci di sacrificio? Con questo metodo non si va da nessuna parte. Vengono meno persino le nostre pretese di avere aziende in grado di reggere la concorrenza con i Paesi emergenti, dove invece il sacrificio è il pane quotidiano». Alessandra Betto





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