DICE ''C...O'' A SCUOLA, MULTATO PRESIDE
Data: Venerdì, 01 luglio 2005 ore 06:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Dice «c...o» a scuola, multato preside 30 giugno 2005 - lagazzettadelmezzogiorno.it La Corte d'appello di Bari l'aveva condannato a pagare 100 euro. La Cassazione gli ha dato torto e così ora il prof. Francesco T. dovrà sborsare 1300 euro Dire «c...o» sul posto di lavoro può costare una multa per il reato di ingiuria. Il linguaggio da caserma, dice infatti la Corte di Cassazione, se «tollerabile in ambienti familiari o amicali» assume «chiaro significato dispregiativo» se «adoperato in ambito lavorativo». A fare le spese della decisione di piazza Cavour, il preside di una scuola pugliese, Francesco T., finito nei guai con la giustizia per avere detto ad una insegnante che lamentava la mancata informazione della nomina di una nuova docente, «c...o, sto povero preside non può nominare neanche chi vuole»; e alla reazione indignata della prof. aveva aggiunto «fottiti». I fatti incriminati si sono svolti nel corso di un consiglio di insegnanti, esattamente «al termine di una riunione di un collegio di docenti quando l’insegnate Rosa Maria B. aveva lamentato che il preside aveva smesso di informare preventivamente il collegio della nomina di una nuova docente nella Commissione per il piano dell’offerta formativa». Di qui la reazione del preside. Condannato dalla Corte d’appello di Bari, luglio 2003, a 100 euro di multa per il reato di ingiuria, il preside Francesco T. si è opposto in Cassazione facendo notare che non era stato verificato il «reale significato offensivo dell’espressione». La Quinta sezione penale (sentenza 24345/05) ha respinto il ricorso del preside, facendo notare che legittimamente «il giudice di secondo grado ha valutato la frase nel contesto in cui viene pronunciata, giungendo alla conclusione che essa, se tollerabile in ambienti familiari o amicali, assume chiaro significato dispregiativo ove adoperata in ambito lavorativo». Ancora più grave nel caso specifico, annota ancora la Cassazione, visto che è stata pronunciata nel corso di un «consiglio di docenti dove» il linguaggio colorito va ritenuto «lesivo della dignità sociale e professionale della persona». Il preside non pagherà soltanto la multa di cento euro ma dovrà pure sobbarcarsi le spese del procedimento dell’insegnante ingiuriata, calcolate in 1300 euro.





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