CENERE, UN'ALTRA DELUSIONE E RIMBORSO QUASI...IMMEDIATO
Data: Martedì, 28 giugno 2005 ore 06:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Cenere, un'altra delusione Giuseppe Bonaccorsi Vertenza cenere: siamo all'atto finale, anche se allo stato attuale è difficile prevedere cosa accadrà in città nei prossimi giorni. Di certo il nuovo decreto della presidenza del Consiglio, emanato il 10 giugno scorso, accrescerà la delusione della stragrande maggioranza dei lavoratori ancora in attesa di chiarimenti, ma contribuirà, questo è certo, soprattutto ad aumentare la rabbia di quei lavoratori pubblici che già in passato, grazie a una nota a chiarimento della stessa protezione civile avevano usufruito del rimborso delle somme, somme che adesso dovranno restituire in un periodo di tempo di gran lunga ridotto rispetto alle 107 rate previste nel primo decreto. E non sappiamo poi come andrà a finire con quella valanga di ricorsi che già da qualche mese ingolfano gli uffici giudiziari della nostra città. Solo all'ufficio provinciale del Tesoro ne sono stati notificati 1.500. Il nuovo provvedimento del consiglio dei ministri è stato pubblicato sull'ultima gazzetta ufficiale del 16 giugno scorso. Riconosce il diritto alla sospensione dei contributi soltanto ai datori di lavoro dei 13 comuni etnei che erano stati già elencati nel primo decreto di Protezione civile del 2002. Ma all'interno dei nuovi articoli sono compresi alcuni comma addirittura molto più restrittivi rispetto al primo decreto della protezione civile, il 3254 del 2002. Vediamo di fare maggiore chiarezza. Nel comma 1 dell'articolo 1 del nuovo decreto, la presidenza del Consiglio elenca i comuni che hanno diritto alla sospensione dei contributi. Si tratta dei centri di Belpasso, Castiglione, Linguaglossa, Nicolosi, Ragalna, Acireale, Piedimonte, S. Venerina, Zafferana, Giarre, S. Alfio e Acicatena. Tutti gli altri non sono contemplati. Eppure ci sono molti comuni dell'hinterland etneo che distano solo pochi chilometri da alcuni centri elencati nel nuovo decreto. Nel 2° comma si legge: «La sospensione dei versamenti dei contributi si applica nei confronti dei datori di lavoro privati aventi sede legale o operativa nei comuni di cui al comma 1». Nella nota non sono menzionati i lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico né privato. Nel successivo articolo il provvediemento del governo prende in esame il rimborso dei contributi, dando mandato agli enti previdenziali di disporre le disposizioni di legge: «I contributi sospesi – si legge nel primo comma - devono essere restituiti dai soggetti mediante rate mensili pari al numero dei mesi interi di durata della sospensione». Nel secondo comma (sempre del 2° articolo) arriva la nota dolente per tutti quei lavoratori pubblici che avevano già avuto indietro le somme. “I contributi e premi sospesi alla data di pubblicazione della predetta ordinanza – si legge ancora nell'ordinanza – in favore dei soggetti diversi da quelli contemplati dall'art. 1 del provvedimento sono oggetto di ripetizione sulla base di un apposito piano di rientro, della durata massima di 24 mesi predisposto dagli enti competenti, che tiene conto, ove possibile, della situazione economica di ogni soggetto debitore». Infine nel comma 3 del 2° articolo la presidenza del Consiglio chiarisce i termini e annulla il precedente decreto di protezione civile: «Dalla data di entrata in vigore della presente ordinanza sono abrogate le disposizione previste dall'art. 5 dell'ordinanza di Protezione civile n. 3254 del 2002 e successive modificazioni in contrasto col presente provvedimento». Il nuovo provvedimento del governo, come era prevedibile, ha già scatenato le prime reazioni negative. Per il segretario regionale dell'Italia dei Valori, Raiti, La nuova ordinanza tradisce l'intera provincia di Catania». Dello stesso tono il lungo documento emesso dai deputati del centrosinistra Enzo Bianco, Giovanni Burtone e Anna Finocchiaro che definiscono la nuova ordinanza una «autentica beffa». Anche nel Comune di Catania delusione e stupore. Va ricordato che l'amministrazione etnea nello scorso mese di maggio aveva riconosciuto ai propri dipendenti il rimborso degli interessi sulle somme dei contributi che erano stati versati all'Inpdap. La prima rata, (per un lavoratore medio all'incirca 300 euro) era stata versata l'11 maggio scorso in busta paga.





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