SIANO I DOCENTI A CONSEGNARE AGLI ALUNNI GLI ESITI FINALI
Data: Sabato, 18 giugno 2005 ore 06:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


Siano i docenti a consegnare agli alunni gli esiti finali La notizia della morte del quindicenne di Marsala ripropone la questione della comunicazione dei risultati scolastici. Più volte ogni anno si rinnovano fatti similari che pongono in evidenza la questione che si può benissimo risolvere nel rispetto dei principi della privacy, anche se i voti riportati non sono elencati tra i “darti sensibili”, come lo stipendio del dipendente. Sulla questione interviene il preside Giuseppe Adernò dirigente scolastico dell’Istituto scolastico "Parini" il quale dichiara che da vent’anni ha adottato una strateglia che ho riproposto nelle diverse scuole dove ha svolto la funzione di presidente di commissione degli esami ha sempre organizzato la consegna degli attestati finali agli studenti. Gli abbiamo chiesto quali motivazioni lo hanno indotto ad adottare tale strategia Da insegnante, afferma, ho assistito a scene di rabbia e di disperazione di diversi ragazzi davanti al freddo tabellone, che comunicava il risultato dei voti. Insoddisfazione per l’immeritato voto, rabbia nel vedere altri compagni trattati in maniera diversa, disperazione per un esito che, inatteso, provocherà a casa altri drammi. Ho deciso allora di “abolire” o di dare minore e secondaria importanza al tabellone, ritenendo più educativo il gesto di incontrare gli alunni per l'ultima volta e parlare con loro, motivare il giudizio, incoraggiare i più deboli, gratificare i meritevoli. Con la riforma degli esami di maturità è stato introdotto il gesto educativo di consegnare i diplomi agli studenti e la cerimonia della consegna dei diplomi diventerà un rito scolastico, come presso i College inglesi e americani. Non c’è soltanto mania di novità, in questo gesto, che diventa rito, cerimonia, manifestazione scolastica, c’è , invece, un valore educativo da recuperare, anche in risposta ai drammatici fatti di giovani studenti morti suicidi dopo il risultato scolastico. Sulla scia di tali fatti il Ministro Berlinguer propose in sostituzione del termine “bocciato” la formula di “ammesso” e “non ammesso” , ma tutto ciò non serve ad una pubblicizzazione esterna . Alcuni potranno porre la questione se “oscurare” il voto di religione che costituisce un “dato sensibile”, anche se per la scuola la Religione è una disciplina come le altre . Ora che il Ministro sta introducendo questo gesto anche per le scuole superiori, cosa ne pensa?. Sono contento che il cammino dell’autonomia porti a queste innovazioni didattiche e spero che tale gesto, divenendo comune a tutte le scuole, possa evitare il dramma che ogni anno si ripete e registra la morte suicida di tanti studenti a seguito della notizia della bocciatura. Se al momento dei risultati ed ancor prima nel corso dell’anno, il dialogo educativo con gli insegnanti fosse stato più profondo e sereno, forse alcune fragili personalità avrebbero trovato una guida, un conforto, una risposta alle loro domande, ai loro problemi esistenziali. Questo è compito della scuola e ciascuno degli operatori ha il dovere di far sì che si attui la massima educativa“ che io non perda nessuno di quelli che mi sono stati affidati” La soddisfazione dei ragazzi che ritornano a casa con l’attestato dei risultati personali, l’opportunità anche per i genitori incontrare i docenti in maniera amichevole, ma sempre educativa, lascia un positivo ricordo della scuola e li prepara all’impegno futuro. La “relazione educativa” cuore dell’attuale riforma necessita una rinnova ricerca di strategie e di modalità applicative, come ha sostenuto anche lo psicologo Giuseppe Cafiso, una recente intervista. E’ mortificante la presentazione dei voti inferiori a 4 nelle singole materie, e in risposta alla sofferenza di una mamma, che si vergognava di andare a vedere i risultati negativi del figlio, la scuola che educa dovrebbe consentire un dialogo con i docenti educatori ed un ulteriore incoraggiamento a superare le difficoltà. Ancora una volta i docenti riscoprono e valorizzano la loro funzione di educatori e formatori di persone, mentre la scuola recupera un maggiore spazio nel servizio dell’educazione permanente. In una cultura di “Certificazione delle competenze” nella logica del “Piano di studio personalizzato” i voti sono impensabili, perché occorre descrivere le competenze acquisite e tutto ciò non può essere esposta in un “tabellone” e poi la cosa che occorre che si ben chiara non è necessario esporre i tabelloni per non deve interessare l’esito dei compagni ed è fuori dalla logica dalla cultura della scuola delle competenze il confronto ed il paragone con altri. Si auspica che tali considerazioni possano trovare da parte del Ministero una positiva accoglienza e diventare anche norma comune da seguire in tutti gli ordini di scuola.





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