IN TRE ANNI 90000 PRECARI ASSUNTI A TEMPO INDETERMINATO
Data: Venerdì, 10 giugno 2005 ore 06:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


In tre anni 90 mila precari assunti a tempo indeterminato di NATALIA POGGI SARÀ presentato a giorni (probabilmente venerdì), in Consiglio dei Ministri il decreto interministeriale per l’immissione in ruolo dei precari della scuola. Il Ministero dell’Istruzione di concerto con quello dell’Economia e la Funzione Pubblica metterà in pratica il piano triennale previsto dalla legge 143/2004. Dovrebbero essere 58 mila i docenti (organici di diritto) che entreranno di ruolo a settembre, 13.000 da settembre e 19.500 dal 2007. La novità, come sottolinea Gino Galati, segretario dello Snals, è l’assunzione a tempo indeterminato di 5.000 unità di personale Ata (obiettivo fortemente perseguito dal sindacato autonomo). «Lo Snals in un primo tempo - ha dichiarato Galati - aveva chiesto il superamento della distinzione tra organici di diritto ed organici di fatto che avrebbe assicurato la copertura di 105.000 posti vacanti. C’è stato spiegato che il superamento della dualità avrebbe reso necessaria una procedura legislativa. Prendiamo atto comunque che le nostre forti pressioni hanno indotto il MIUR a coprire quasi tutto l’organico di diritto. A questi vanno aggiunti i posti che si libereranno nel triennio a causa del turn over». Le assunzioni a tempo indeterminato saranno ripartiti per quote uguali (50% e 50%) tra i precari storici e quelli delle graduatorie di merito del concorso per titoli ed esami del 1999: «moltissimi dei quali, comunque, docenti con tanti anni di precariato alle spalle». In realtà, sembrerebbe, che i posti vacanti dei docenti siano molti di più, circa 150 mila. Ma in questa cifra convogliano pure le nomine su spezzoni e i 30.000 di sostegno fuori organico. All’indomani dell’approvazione del decreto sulla scuola secondaria il sindacato teme ripercussioni negative? «Cominciamo col dire che la rifoma dei licei deve avere uno sbocco politico in sede di Conferenza Stato-Regioni - dice Galati - anche se il ministro ha parlato di "parere" delle Regioni ci sembra che questo "parere" debba diventare sostanza. Per garantire, in primo luogo, quelli che sono stati definiti gli obiettivi primari della riforma e cioè l’unitarietà e la pari dignità. Sennò che fine fanno gli istituti professionali? Prima di presentare il decreto attuativo in Consiglio dei Ministri sarebbe stato, forse, più opportuno raggiungere un’intesa preliminare con le Regioni». Infine anche se il decreto garantisce per un quinquennio il tetto globale resta, l’incognita del taglio delle ore nelle aree opzionali obbligatori.





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