Verso la Settimana sociale 2024. Non un ”Italia senza”, ma un ”Italia con”
Data: Giovedì, 06 luglio 2023 ore 08:05:00 CEST
Argomento: Redazione


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Sarà celebrata a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024 la 50° Settimana Sociale sul tema: "Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”.
Sulla scia dell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco ricorda che “il cristianesimo è un desiderio profondo che ci fa cercare la pienezza dell’amore”.
Nel documento di presentazione sono evidenziate le parole-chiave: “fraternità, ospitalità, amicizia sociale, pace, tenerezza, dialogo, cultura dell’incontro, riconciliazione, creatività, amore per il bene comune” e vengono indicate alcune novità significative.

















Come ha proposto il presidente Mons Luigi Renna, arcivescovo di Catania, le nuova denominazione “Settimana sociale dei cattolici in Italia”,  in sostituzione della precedente : “Settimana sociale dei cattolici italiani”, amplia lo sguardo di osservazione sull’Italia di oggi e “sulla presenza nelle nostre comunità di persone provenienti da diversi Paesi del mondo, dove la democrazia e i diritti umani vengono negati”.


Elena Granata
, vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, in un’intervista ha dichiarato: “Ci interessa di più andare a vedere cosa sta nascendo che quello che rimpiangiamo del passato.  Non ci si fermerà a raccontare le negatività di un’“Italia senza”: senza i figli nella famiglia, senza i medici negli ospedali, senza lavoro, senza diritti, senza tutele, senza integrazione delle donne…, ma lo sguardo sarà proteso al futuro, raccontando un ’“Italia con”: con energie, con attivismo, con l’inventiva, con imprese civili… leggendo soprattutto gli elementi di risveglio, di novità, di innovazione”.

I lavori delle giornate di Trieste saranno scanditi da specifici “Laboratori della Partecipazione”, attivati anche nelle piazze, luoghi di confronto, di dialogo, di elaborazioni comuni per misurarsi “con le grandi questioni civili,   il potere come servizio, il coraggio di educare, la dimensione politica della carità, la responsabilità della cura dei luoghi e dell’ambiente “ e in essi
si racconteranno le buone pratiche.  Lo scambio di esperienze stimolerà nuova produzione di idee e di progetti.
La settimana sociale, come indicato nel titolo, punterà “al cuore della democrazia”, come si educa e come si manifesta la partecipazione dei giovani attraverso le diffuse forme ed espressioni di attivismo democratico, di valorizzazione delle risorse del territorio, di volontariato, di servizio sociale, di mutuo soccorso, di cooperazione attiva anche tra enti e aziende.
Saranno presentate tutte quelle esperienze che di solito non si raccontano e presentano gli infiniti modi in cui le persone si prendono cura del mondo e partecipano alla vita sociale, anche attraverso reti ci cooperazione.
Sarà privilegiata le linea pedagogica dell’”imparare facendo”, come ha insegnato John Dewey. Sarebbe, infatti, inutile proporre un contenuto e non farlo diventare attivo e concreto nell’azione.
Le molteplici esperienze di socialità che hanno caratterizzato il periodo della pandemia potrebbero diventare azioni ordinarie e di servizio pubblico, qualificata azione politica che “ricerca il bene comune”
Tra i tanti progetti di partecipazione potrebbe essere inserito anche il Consiglio Comunale dei Ragazzi, palestra di democrazia e di partecipazione, lezione di Educazione Civica applicata nel contesto della scuola, considerata come una “piccola città” e resa attiva dal sindaco dei ragazzi con gli assessori e i consiglieri.
Si attende da Trieste un rinnovata primavera per la società italiana e i cattolici, in questa tappa profetica del cammino sinodale dimostreranno di essere presenti, attivi e propositivi.
È una sfida da cogliere e riguarda tutti i cittadini: “tutte le voci di una comunità devono trovare parola, ascolto e sostegno, per elaborare pensiero e percorsi di partecipazione, per trasformare il presente e liberare più bellezza nel futuro”,
 “Andiamo avanti non che ci crediamo, gli altri,,, non so”
 
Giuseppe Adernò






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