“Abbiamo
bisogno di comunicatori
disponibili a dialogare , coinvolti nel favorire un
disarmo integrale e impegnati a smontare
la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori….. La vera pace si
può
costruire soltanto nella vicendevole fiducia”
Queste
espressioni del messaggio di Papa Francesco per la 57.ma Giornata
mondiale
delle Comunicazioni Sociali, hanno motivato l’ultimo incontro culturale
del 18°
Festival della Comunicazione, che ha avuto luogo, sabato 20 maggio nel
Salone
dei Vescovi.
Giuseppe
Lavenia
, giovane giornalista RAI, originario di
Adrano,
ha raccontato i 95 giorni trascorsi a
Codogno, il 21 febbraio 2020 con il
“paziente 1” e la successiva esplosione del Covid 19. L’esperienza dei
primi
giorni della pandemia hanno segnato fortemente l’opinione pubblica ed
ha contribuito ad una presa di coscienza in relazione al benessere sociale.
Il
racconto ha coinvolto l’attento pubblico ed è stato evidenziato lo
stile di
comunicazione e di relazione che il giornalista mette in atto nel
preparare i
servizi di informazione per il grande pubblico della televisione.
La
paura e la tensione provata nei campi di guerra, al suono delle
sirene di allarme; il contatto con i profughi che lasciano la loro
terra per
sfuggire ai bombardamenti; l’incontro con i bambini oncologici e
l’improvvista
e originale partita di calcio, sono alcune delle immagini del racconto
che
Giuseppe Lavenia ha fatto “parlando col cuore” e testimoniando come nella
trasmissione di una notizia ci sono modi diversi di comunicare e
quando
si trasmettono valori si entra in sintonia con il
pubblico/lettore/spettatore e
parte un messaggio che aiuta a vivere bene.
L’incontro,
moderato da Marco Carrara, di
Bergamo in presenza e Dorella Cianci
di Cerignola in videocollegamento sul tema “Comunicazione
, guerra, disarmo” è stato
promosso anche con la collaborazione del diacono Alessandro
Rapisarda,
dell’Ufficio diocesano delle
Comunicazioni sociali.
L’Arcivescovo
Mons
Luigi Renna, a conclusione dell’incontro, apprezzando il prezioso
lavoro
dei giovani giornalisti
ha fatto luce sulla vocazione/missione del
comunicatore che nel dare notizie che possono “costruire o
distruggere,
orientare o disorientare, rendere felici o infelici”, facendo
partire il
messaggio dal cuore, ricco di attenzione e sensibilità umana, trasmette
certamente un raggio di speranza e di
futuro. Come affermava Giorgio La Pira: “C’è
una
primavera che si prepara in questo inverno apparente" c’è.
Giuseppe Adernò