Marcia della Pace nel primo anniversario della guerra Russia-Ucraina
Data: Domenica, 26 febbraio 2023 ore 17:00:00 CET Argomento: Redazione
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati
figli
di Dio”, E’ la pace il segno distintivo che garantisce la figliolanza
con Dio e
assicura il legame con la paternità di Dio, sollecitando il cristiano a
scegliere da quale parte stare”
Il
suono armonioso dell’organo della cattedrale, la sera del 24 febbraio,
accoglie
il lungo corteo della Pace che, partito dalla chiesa di Santa Chiesa,
sede
della Comunità di S Egidio, giunge al Duomo per la celebrazione della “Veglia
di preghiera per la pace in Ucraina, nel primo anniversario
dell’invasione
dall’esercito russo – 24 febbraio 2022”
Un
anno di guerra con tante vittime, sono stati distrutte, case, aziende,
officine, laboratori ed il martoriato popolo ucraino vive il dramma
della
paura, la fuga, la sofferenza nel vivere innumerevoli disagi. Anche
tanti
soldati russi sono morti, ingannati dalla promessa di una facile
conquista dei
Paesi da annettere alla Grande Madre Russia, anche loro da invasori
sono
vittime della follia della guerra.
Canti,
preghiere, salmi hanno raccolto i sentimenti e i desideri dei fedeli
con la
fervida invocazione al Signore perché “conceda il dono della pace in
Ucraina
e nel mondo”.
Walter
Cerreti,
a nome della
Comunità di Sant’Egidio, ha presentato
all’Arcivescovo le motivazioni della marcia e dopo la lettura del
Vangelo delle
Beatitudini, l’Arcivescovo, Mons Luigi Renna, ha commentato il
versetto
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”,
E’
la pace il segno distintivo che garantisce la figliolanza con Dio e assicura il legame con la paternità di Dio,
sollecitando il cristiano a scegliere da quale parte stare.
Il
conflitto Russia-Ucraina segna il XXI secolo e la “follia” di
una così
dura guerra porta con sé l’ombra e il timore di un conflitto mondiale,
Tra
gli operatori della pace ci sono gli “architetti della pace” che hanno
il
compito di costruire e trovare le soluzioni diplomatiche di un accordo
e un
cessate il fuoco e c’è poi il lungo esercito degli “artigiani della
pace” che,
come il buon samaritano, si impegna a curare e sanare le ferite,
offrendo
servizi di solidarietà e di accoglienza per i profughi nell’ottica di
un bene
comune nazionale e internazionale.
La voce della Chiesa, gli accorati appelli di Papa
Francesco, i gesti di solidarietà e le missioni di pace compiute
nel corso
dell’anno non hanno ancora dato i frutti sperati.
Si
rileggono così le pagine di storia di 60 anni fa, quando Papa
Giovanni
XXIII, scrisse l’Enciclica “Pacem in terris” e nella sintesi
di
alcuni brani, consegnati a termine della veglia ai numerosi
partecipanti, si
legge appunto che “giustizia, saggezza e umanità domandano che venga
arrestata la corsa agli armamenti, si mettano al bando le armi
nucleari, si
pervenga al disarmo integrato da controlli efficaci”.
L’appello
al disarmo, l’auspicio e la preghiera per la pace, sono orientati, come
diceva
Pio XII, all’invocazione che non si ripeta “la sciagura di una
terza guerra
mondiale con le sue rovine economiche, sociali e le sue aberrazioni e
perturbamenti morali sull’intera umanità”.
Giuseppe
Adernò
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