La scuola media compie sessant’anni
Data: Sabato, 31 dicembre 2022 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
Nel “Sistema nazionale di istruzione e formazione” la scuola media ha un proprio ruolo ed una
specifica identità.
“In
attuazione dell’articolo 34 della Costituzione, l’istruzione
obbligatoria
successiva a quella elementare è impartita gratuitamente nella scuola
media,
che ha la durata di tre anni ed è scuola secondaria di primo grado. La
scuola
media concorre a promuovere la formazione dell’uomo e del cittadino
secondo i
principi sanciti dalla Costituzione e favorisce l’orientamento dei
giovani ai
fini della scelta dell’attività successiva”.
E’
questo il primo articolo della Legge 1859, approvata il 31 dicembre del
1962 e
quest’anno si ricordano i primi sessant’anni della “Scuola media”, ora
“Scuola
secondaria di 1° grado”, che orienta l’attenzione
pedagogica alla delicata
fase evolutiva del ragazzo, all’acquisizione
di un metodo di studio e di lavoro, rinforzato da positive e concrete
esperienze realizzate a scuola, anche in orario pomeridiano, come è
previsto nel PNRR istituzionalizzando lo
sport, la
musica, il teatro, i laboratori e consentendo l’esercizio e lo sviluppo
di competenze trasversali.
Un po’ di
storia
A
distanza di 15 di anni dall’introduzione della Costituzione (1 gennaio
1948) la tappa raggiunta nel dicembre di
60 anni fa fu considerata un grande traguardo per una “scuola
di tutti e per ciascuno”.
In
questa definizione e nella specificità delle preposizioni “di” e
“per”.
si condensano tutti i principi istituzionali relativi al diritto allo
studio e
all’’obbligo scolastico e i valori educativi del processo di
insegnamento-apprendimento che sollecita l’interazione tra lo studente
e
l’insegnante al fine di promuovere la modifica del comportamento e
specificamente del modo di pensare, di sentire e di agire.
Con
la legge 478 del giugno 1961 l’allora Ministro Giacinto
Bosco determinò l’abolizione
dell’esame di ammissione alla scuola media e in termini quantitativi
portò a
un’esplosione delle iscrizioni e spianò di fatto la strada alla
chiusura delle
scuole di avviamento professionale e, a firma del Ministro Luigi
Gui, all’istituzione
nel 1962 della Scuola Media statale
“unica,
obbligatoria e gratuita” per tutti.
La
scuola media unica ha avuto il pregio e il merito di diventare un segno
di
presenza ed un presidio culturale anche nei piccoli paesi e nelle
periferie,
nelle scuole di montagna e delle piccole isole, offrendo un servizio
culturale
di massa, in risposta all’elevato tasso di analfabetismo. Nei primi
dieci anni,
infatti, il numero dei cittadini in possesso di licenza di scuola media
è
passato dal 45% all’80%
All’insegna
dell’obbligatorietà ha accolto tutti i ragazzi anche i meno motivati,
con un
percorso scolastico a volte frammentato e poco efficace ai fini della
crescita
culturale e del rendimento scolastico complessivo.
L’attività
di insegnamento in gruppi classe
eterogenei è stata difficoltosa e
non
sempre ha trovato attuazione pedagogica il “per ciascuno”. Tutto
ciò ha
determinato un abbassamento dei livelli di proposte educative,
mantenendo uno
standard di basso profilo o circoscritto nella fascia della cosiddetta
“sufficienza”.
L’impegno
di aiutare tutti e venire incontro ai
bisogni di ciascuno, nel colmare le gravi carenze di base, ha
determinato nel
tempo la modifica dell’impianto tradizionale delle discipline del
“ginnasio
inferiore” . Nel 1959 l’insegnamento del latino divenne facoltativo: in
seconda
media come “Elementi di latino” e nella terza classe come disciplina
opzionale, obbligatoria per chi intendesse iscriversi
successivamente al
liceo classico.
I
ragazzi eccellenti hanno avuto modo di realizzare le
loro potenzialità nella scuola secondaria di 2° grado, potenziando le
capacità
personali e le abilità acquisite, che man mano li hanno condotti allo
sviluppo
di nuove ed efficaci competenze.
Positivo
è stato ‘inserimento delle lingue comunitarie,
prima una, poi due con la prevalenza della lingua inglese per tutti. Le
discipline scolastiche: artistica, musica, tecnologia. avevano tutte le
connotazione di “educazione”.
Verso
nuovi
orizzonti
L’uso
delle nuove tecnologie ha aperto nuovi orizzonti
alla didattica, ma pur avendo adesso molti strumenti tecnologici e
informatici
non sempre vengono adeguatamente adoperati per una didattica efficace.
A
questi positivi traguardi si aggiungono le
molteplici e variegate sperimentazioni che hanno caratterizzato il
progredire
della qualità del servizio scolastico e dell’offerta formativa che si è
arricchita dell’organizzazione del tempo prolungato.
Il graduale
assetto di modifica è stato registrato negli anni, anche a seguito
delle
riforme ministeriali e ordinamentali, ma, come si evince dal recente rapporto della Fondazione Agnelli
sulla Scuola media, si constata che, mentre il mondo del lavoro
è cambiato,
la scuola è rimasta al passo, presentando ancor più gravi i punti di
debolezza,
e, come dicevano i latini: “non progredi
regredi est”.
Si
registra ancora che l’età media dei docenti si
attesta attorno ai 52 anni e si segnala che molti docenti ammettono di
sentirsi
preparatissimi sul piano dei contenuti, ma poco attrezzati sul piano
didattico.
E’ mancata, infatti, in questi lunghi anni di innovazione e di
autonomia, la
linfa vitale dell’aggiornamento professionale, già riconosciuto come un
diritto
e un dovere del docente. Quel che appare più grave è il fatto che i
docenti, oberati da tante incombenze
burocratiche e da
frequenti riunioni, sostengono di non avvertire la necessità di una
specifica
formazione per rinnovare le metodologie didattiche innovative in
risposta ai
nuovi linguaggi e alle esigenze dei ragazzi di oggi, nativi digitali.
Le
attività di formazione hanno privilegiato il
settore della sicurezza e della competenza digitale, trascurando
l’ambito
metodologico didattico.
L’innovazione
della “didattica a distanza”,
adottata durante il lockdown per il Covid 19 per molti docenti è stata,
purtroppo, soltanto una trasposizione di cattedra “da scuola a casa”,
senza
apportare alcuna modifica alle tradizionali formule di spiegazione,
interrogazione e valutazione ed il rendimento scolastico degli studenti
è stato
fortemente penalizzato. Se ne registrano le conseguenze nel biennio
della
scuola secondaria di secondo grado.
Dall’esito
dei sondaggi si evidenzia nella scuola
media un clima di classe pedagogicamente ed emotivamente poco
coinvolgente; un
insegnamento prevalentemente frontale e trasmissivo, centrato sui libri
di
testo, poco orientato alla promozione del lavoro autonomo e delle
strategie
metacognitive. La quinta competenza europea “imparare ad imparare” in molte realtà scolastiche non ha ancora
trovato reale applicazione nelle strategie di insegnamento, poco
indirizzate ad
“insegnare a pensare”
Come
ha affermato Roberto
Ricci, presidente di Invalsi, la scuola media è ancora “strisciante
verso il secondo grado”, orientata sui contenuti e poco attenta al
consolidamento delle competenze. Molti i docenti, inoltre, la
considerano “scuola
di passaggio” e attendono il trasferimento al secondo grado, come
sviluppo
e progressione di carriera.
Andrea
Gavosto,
direttore della Fondazione
Agnelli, ha scritto che “La scuola
media deve avere una nuova missione, la
preparazione alle scelte successive e l’orientamento
non può ridursi ad una ratifica della
pagella, bensì alla valorizzazione delle competenze che potranno essere meglio sviluppate proseguendo gli
studi ad indirizzo liceale, tecnico o professionale”
E’
proprio la dimensione orientativa che spesso è
venuta meno nelle tensioni educative della programmazione didattica. La
didattica della scuola media, che per definizione “istruisce,
forma e colloca nel mondo persone e cittadini”, necessita
di una specifica didattica di orientamento, che potenzi esercizi e
attività
intesi come “compiti di realtà”, “compiti
autentici” nel complesso della progettazione e lo studio va
centrato su
temi concreti, mettendo in atto la regola pedagogica di John Dewey: “learning by doing”. Imparare facendo
costituisce la via maestra dell’apprendimento e così le nozioni apprese
guideranno il “saper fare” e
indirizzeranno al “saper essere”.
La
tappa del 60° compleanno dovrebbe offrire a tutte
le scuole l’opportunità di “fermarsi a pensare” come poter
migliorare
questo segmento significativo del percorso formativo dello studente e
l’avvio
allo studio delle discipline necessita di un attrezzato impianto
metodologico
arricchito dal corretto uso delle tecnologie, in cammino verso una
scuola di
qualità.
Giuseppe
Adernò
|
|