LA SCUOLA EDUCA ALLA PACE. Diecimila bambini ucraini nelle scuole d’Italia
Data: Mercoledì, 06 aprile 2022 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
“Sono
diecimila64 i bambini ucraini ospitati nelle scuole italiane e di
questi oltre
mille nelle scuole cattoliche” Lo
ha dichiarato il Ministro Patrizio Bianchi, intervenendo al
webinar del
4 aprile, promosso dall’UCIIM nazionale sul tema “Educare alla Pace
per
ripudiare la guerra”. È questa una risposta alla gravosa invasione
del
territorio ucraino da parte dei militari russi. L’educazione alla pace
si rende
concreta e operativa nell’aiutare i ragazzi a formarsi una “cultura di
pace”
che non è soltanto pausa dei bombardamenti, ma nella vera accezione del
termine
shalom vuol dire: rispetto, armonia, progresso, dialogo,
collaborazione,
sviluppo, solidarietà.
Compito
e “mission” della scuola, oltre all’istruzione è quello della
formazione
morale e spirituale della persona umana, ha detto il Ministro facendo
riferimento allo Statuto dell’UCIIM, che è stata istituita appunto alla
fine
della Seconda guerra mondiale
Nell’ambito
dell’Educazione Civica, la riflessione sull’art.2 della Costituzione
impegna a
dare voce e concretezza alla solidarietà umana, all’uguaglianza, ai
principi di
pari dignità dell’essere umano.
Dopo
i saluti della presidente nazionale UCIIM, Rosalba Candela,
sono
intervenuti i rappresentanti delle tre religioni: Silvia Guetta,
dell’Unione Comunità Ebraiche di Firenze, Ernesto Diaco
dell’Ufficio
nazionale per l’Educazione della Conferenza Episcopale Italiana e
l’Imam Yahya Pallavicini della
Comunità religiosa
musulmana. In una convergenza di valori e di ideali le tre religioni
con parole
diverse considerano la pace un dono da custodire, difendere e
coltivare. In
risposta all’idolatria del potere si contrappone la cooperazione, la
condivisione, l’agire sociale costruttivo, la valorizzazione delle
diverse
sensibilità nell’ottica della fraternità.
“Ad
una terza guerra mondiale a pezzi”, come ha detto Papa Francesco,
con
fatica si cerca di costruire a pezzi anche la pace che educa
alla
“fraternità”, alla “fratellanza”, “parola tremante nella notte, foglia
appena
nata”, come recita Ungaretti nella poesia “Fratelli”, una foglia verde
che
porta speranza, mentre la guerra evoca le immagini del soldato “si
sta come
d’autunno sull’albero le foglie”.
Dagli
interventi dei parlamentari: Valentina Aprea, FI; Lucia Azzolina.
M5S; Paola
Frassinetti, FDI; Paolo Pittoni, Lega; Roberto Rampi, PD, è emersa
una
convergenza condivisa per la ricerca e l’affermazione della pace e le
variegate
scelte politiche in risposta alla questione degli armamenti evidenzia
le scelte
ideologiche dei partiti.
La
convergenza nella ricerca comune dovrebbe smussare le contrapposizioni
e
aiutare la cittadinanza ad uscire dal tunnel della pandemia e
allontanare
l’ombra nera della guerra.
La
fedeltà all’art.11 della Costituzione “L’Italia ripudia la guerra”
impegna tutti a costruire una reale rete di solidarietà. alla difesa
della
Patria, come sacro dovere del cittadino (art. 52) e
come ha detto la dott.ssa Lucrezia
Stellacci , consulente giuridico UCIIM, è necessario conoscere e
comprendere il diritto naturale e il diritto positivo che poggia sulle
solide
basi dei mattoni che i diversi trattati europei hanno sancito.
Anche
l’Educazione Civica, introdotta da Aldo
Moro come disciplina scolastica il
13 giugno 1958, si pone come continuità dei trattati che
istituirono la Comunità economica europea (CEE) e
i la Comunità europea dell'energia atomica (CEEA o Euratom CECA
firmati in Campidoglio il 25 marzo 1957 , subito dopo
il 36° convegno nazionale UCIIM celebrato al Castello Ursino di Catania
dal 9
all’11 febbraio 1957 sul tema: “Il problema dell’educazione dei
giovani alle
virtù civiche e alla democrazia”. Gli atti di quel convegno hanno
dato poi
origine all’Educazione Civica che con Legge 92/2019 è ritornata a
scuola come
disciplina trasversale e spazio privilegiato di educazione alla pace.
Il
giornalista Andrea Sarubbi, analizzando “la storia dell’oggi”
ha
evidenziato come alcune leggi parlamentari sono dettate da particolari
contingenze ed onde emotive che segnano il cammino della storia e degli
eventi,
facendo perdere a volte il vero senso delle cose. La scuola che ha il
compito
non di trasmettere il già pensato, ma di “insegnare a pensare”
fonda
l’educazione alla pace sulla conoscenza, che diventa comprensione e
quindi
azione concreta di rispetto, solidarietà, cooperazione, cultura di
rete, vera
istituzione di “servizio pubblico”.
Le
strategie educative e la variegata progettualità dell’educazione alla
pace,
adottando metodologie e tecniche specifiche, evidenziate da Caterina
Spezzano, hanno avuto visibilità e concretezza nella presentazione
di
alcune esperienze didattiche progettuali realizzate dagli alunni
dell’Istituto
comprensivo 17 Montorio di Verona, dell’Istituto comprensivo “Città dei
bambini” di Mentana, del Polo tecnico scientifico Brutium di Cosenza e
del
Liceo Galileo Galilei di Palermo.
Attraverso
la recitazione di brani e di poesie, l’esecuzione di canti, musiche,
danze, gli
studenti hanno celebrato la pace, interiorizzandone il concetto, il
valore e lo
spirito di pace che muove e guida lo sviluppo del pensiero in un
concreto
“senso civico” che rende ogni studente, cittadino attivo e responsabile.
Giuseppe
Adernò
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