Incontro con Garibaldi, segreti e misteri. Santi Randazzo racconta
Data: Mercoledì, 09 febbraio 2022 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
La
scritta riportata nel basamento riprende le parole che Giuseppe
Garibaldi pare
abbia detto appena arrivato a Catania il 31 maggio 1860 “Trovammo Vulcano di
patriottismo, uomini, denaro, vettovaglie per
la nuda mia gente.” ed è
noto
l’intervento di Giuseppa Bolognara, detta “Peppa ‘a Cannunera”,
la quale
nei pressi di Piazza Università fece esplodere un cannone contro i
soldati
borbonici.
L’episodio
è raccontato nel volume con dettagliate e particolari espressioni che
testimoniano la tenacia ed il coraggio intraprendente delle donne
siciliane.
Nel
volume viene altresì pubblicato il “Proclama di Garibaldi alle donne
italiane”, centrato sulla libertà “difficile da conquistare e
ancor più
difficile da conservare”. Emanato da Messina il 3 agosto 1860 il
“Proclama”
resta un documento di appello all’amor di Patria e al reclutamento dei
soldati
per la comune causa dell’Unità d’Italia.
Nel
racconto delle diverse tappe della “spedizione dei Mille” l’Autore
descrive con
cura e dovizia di particolari, seguendo anche il filone romanzesco, il
soggiorno del generale e dei suoi uomini a Palermo e nei diversi centri
dell’Isola prima di arrivare a Catania, dedicando ampio spazio alla
sosta di
Garibaldi a Motta S. Anastasia, suo paese di residenza.
La
descrizione delle giornate trascorse a Motta, prima di entrare a
Catania è arricchita
di documentate testimonianze costellate da puntuali collegamenti
storici su
luoghi e personaggi, sulla speciale accoglienza riservatagli e sulla
descrizione dei luoghi fatta a Garibaldi da don Alfio Tricomi, nonché
l’elencazione delle gustose pietanze preparate da Turiddu, “discendente”
del cuoco di corte di Re Martino e della Regina Bianca di Navarra.
I
personaggi della storia, specie quelli mitici e famosi, vengono
ricordati per
le grandi imprese che portano il loro nome, ma non sempre si fa luce
sulla loro
dimensione umana, personale e sentimentale. Ed ecco il prezioso volume
di Santi
Maria Randazzo, il quale, con i tipi dell’editrice “Albatros”,
nella
collana “Voci nuove”, ha pubblicato il volume: “Da Staten
Island a
Marsala: la lunga marcia di Garibaldi”.
La
corposa e documentata ricerca, frutto di intensa e diligente lettura
dei
documenti, trascorrendo intere giornate tra gli scaffali delle
Biblioteche
Riunite “Civica e Ursino Recupero” ha prodotto un prezioso “monumento”
all’Eroe
dei due mondi, generale della spedizione
dei Mille, costruttore dell’Unità d’Italia, conquistatore di città che,
liberate dal dominio borbonico, entrarono a far parte del Regno
d’Italia.
Nei 23 capitoli condensati in 286 pagine si
snoda l’esperienza esistenziale del Generale Giuseppe Garibaldi, il cui
nome è
ricordato nelle strade, piazze, ospedali, scuole e monumenti in quasi
tutte le
città d’Italia.
A
Catania tre sono i segni che ricordano Giuseppe Garibaldi: l’ospedale
Garibaldi in Piazza Santa Maria di Gesù ed anche il “Garibaldi
nuovo” nel
quartiere di Nesima; il maestoso arco di
trionfo costruito
nel 1768 da Stefano Ittar e
Francesco Battaglia per
commemorare le nozze di re Ferdinando
III di Sicilia e Maria
Carolina d'Asburgo-Lorena, arco
detto, appunto “Porta
Ferdinandea”.
Il monumento, simbolo di Catania, dopo
il 1860 fu denominato: “Porta Garibaldi” e da lì prende inizio la Via
Garibaldi
che conduce in piazza Duomo.
Nei
pressi dell’ingresso di Villa Bellini nel bivio tra via Etnea e via
Caronda, si
erge la statua
bronzea di Garibaldi, alta circa 7 metri, opera
dello scultore Ettore Ferrati, collocata nel 1911.
Dettagliate
citazioni di documenti illustrano le vicende di annessione della
Sicilia al
Piemonte e poi l’arrivo a Napoli, l’invasione delle Marche e
dell’Umbria, gli scontri
con le truppe del Papato.
Il
volume si chiude con la lettera di Garibaldi a conclusione della sua
impresa “che
meritò il plauso del mondo”.
Luci
e ombre si alternano nella storia del condottiero, generale, dittatore,
“cavaliere dell’umanità” come l’ha definito Edoardo Salmeri nel suo
poema
italico presentato in Campidoglio il 22 aprile 1971 in occasione delle
celebrazioni del centenario della morte di Garibaldi, come dimostrano
numerosi
studi storici e letterari.
Il
volume di Randazzo impreziosisce la bibliografia di un personaggio
tanto
ammirato e a volte contestato,
Nel
1911 i catanesi restii
a dimenticare lo sterminio di
uomini, donne e bambini che l’Unità d’Italia aveva determinato nel
territorio
etneo e che Garibaldi si era impossessato di una terra non sua,
cambiando perfino
i nomi ad alcune opere già presenti in età borbonica, dimostrarono
disappunto all’iniziativa del Sindaco Giuseppe
Pizzerelli. che acquistò a basso prezzo la
statua di Garibaldi,
Il
monumento era stato commissionato allo scultore Ettore Ferrari per
celebrare
l’indipendenza dell’Uruguay, ma non era piaciuto agli uruguayani che lo
rispedirono in Italia.
Nel 1911, la fonderia Bastianelli di Roma decise
di diramare una circolare a tutti i Comuni d’Italia: “Statua di Garibaldi
offresi” ed il Sindaco Pizzerelli,
amico dello scultore Ferrari, l’acquistò e, demolendo l’antico
chiosco-edicola,
la collocò “impacchettata”, in attesa dell’inaugurazione
dell’Esposizione
Agricola Siciliana.
Come si legge nell’Enciclopedia di
Catania-Tringale
Editore- “un violentissimo temporale spazzò via gli stracci che
coprivano
la statua
di Garibaldi e non ci fu nessuna “festa inaugurale”!
Giuseppe Adernò
Porta Garibaldi
Statua bronzea di Garibaldi
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