No green pass, il vaccino contro le violenze è l’istruzione
Data: Martedì, 12 ottobre 2021 ore 08:10:00 CEST Argomento: Redazione
“Sono sempre più
convinto che l’ignoranza è la minaccia principale per il nostro futuro”.
Così scrive Leonardo Becchetti,
docente di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma
affermando che “C’è una ricetta fondamentale cui dovremmo
sempre più puntare, quella dell’istruzione obbligatoria fino a 18 anni”.
Questo
dovrebbe voler
dire maggiori possibilità di trovare lavoro, redditi migliori,
qualità e
ricchezza di senso della vita, efficace benessere. Il rifiuto del
vaccino è il
rifiuto di fare qualcosa per la propria salute in forma preventiva
prima di
sentire su di sé le conseguenze di una malattia.
I
fatti di Roma, le manifestazioni di violenza e di vandalismo alla sede
della CGIL
sono un segnale di grande disagio e di protesta alle azioni di Governo
che
hanno messo in ginocchio l’economia, il lavoro e lo sviluppo sociale.
L’on.
Enrico Letta su Twitter ha scritto: “Vorrei
lanciare un appello a tutti i
professori d’Italia perché domani parlino ai ragazzi, ricordino loro
cosa è
successo qui, perché si abbia un momento di riflessione, in modo da
capire la
gravità enorme di quello che è successo”.
La
scuola non può restare estranea ai fatti accaduti e come già alcuni
anni fa, nel 2007 dopo gli scontri e le aggressioni allo stadio di
Cibali, che
hanno provocato la morte dell’ispettore Filippo Raciti, i ragazzi
s’interrogano
sul perché di tanta violenza.
La risposta pedagogica trova riscontro nello studio
della Costituzione, in un’attiva ed efficace Educazione Civica, capace
di
promuovere veri apprendimenti che modificano il modo di pensare, di
sentire e
di agire.
Il
messaggio del pedagogista e scrittore Mario Lodi «Si capisce bene cos'è
una scuola quando la viviamo come se fosse il luogo dove si entra
competitivi
e, dopo aver lavorato e studiato insieme, si esce rispettosi degli
altri e
tolleranti » aiuta a riflettere e a meglio comprendere il
valore del
vivere sociale segnato dalla cultura del rispetto delle persone e delle
cose, con
particolare attenzione al bene comune.
La
Costituzione
italiana riconosce il diritto di manifestare liberamente non soltanto
come
forma di riunione, ma anche come forma di manifestazione del pensiero,
perché
l’art. 21. lo riconosce in maniera altrettanto ampia.
“I
cittadini
hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi”. In
questa riga dell’art.17 della
nostra Costituzione, già presente nello Statuto Albertino, (art.32) c’è
tutta
la disciplina delle manifestazioni no vax
di sabato e domenica a Roma ed è una regola dello Stato che va
rispettata
sempre.
Nel tempo
abbiamo assistito a manifestazioni anche sindacali e studentesche senza
controlli e con infiltrazioni di gruppi estremisti, che hanno violato i
principi e i valori della libertà.
Come
ha scritto Alfonso
Celotto, docente di Diritto Costituzionale Università Roma Tre,
leggendo
gli atti dell’Assemblea
costituente, nella seduta
dell’11 aprile 1947, il deputato calabrese Francesco
Caroleo del Gruppo misto, chiese l’eliminazione dell’avverbio
‘pacificamente’,
ritenendolo per una parte superfluo e d’altro lato eccessivo. Invece
l’avverbio
è stato mantenuto nel testo della Carta Costituzionale e costatiamo che
non è
stato adeguatamente rispettato e fatto rispettare.
Oltre
a studiare la storia e conoscere bene la
Costituzione, afferma il
politologo e accademico italiano. Gianfranco
Pasquino Professore Emerito di Scienza politica nell'Università di
Bologna,
occorre prevenire,
reprimere e punire in maniera selettiva, puntuale, senza attenuanti. I disordini,
gli atti di vandalismo e di distruzione vanno, sempre condannati e
puniti. Questa resta una lezione di vita
per gli
studenti.
Giuseppe
Adernò
|
|