Scuola media, Alzati! Rapporto della Fondazione Agnelli - recuperare la dimensione orientativa
Data: Mercoledì, 06 ottobre 2021 ore 18:00:00 CEST Argomento: Redazione
Leggendo il rapporto della
Fondazione Agnelli sulla Scuola media, ora “Scuola secondaria di primo
grado”
si constata come, mentre il
mondo
del lavoro è cambiato, la scuola è rimasta al passo, presentando ancor
più
gravi i punti di debolezza già evidenziati
nel 2011 e, come dicevano i latini: “non
progredi regredi est”.
Son
trascorsi 10 anni dalla precedente indagine e si
registra che l’età media dei docenti si attesta attorno ai 52 anni e,
come si
evince dalle risposte date al questionario, si segnala che molti
docenti ammettono
di sentirsi preparatissimi sul piano dei contenuti, ma poco attrezzati
sul
piano didattico. E’ mancata, infatti, in questi lunghi anni di
innovazione e di
autonomia, la linfa vitale dell’aggiornamento professionale, già
riconosciuto
come un diritto e un dovere del docente. Quel che appare più grave è il
fatto
che, oberati da tante incombenze burocratiche e da frequenti riunioni,
molti sostengono
di non avvertire la necessità di una specifica formazione per rinnovare
le
metodologie didattiche innovative in risposta ai nuovi linguaggi e alle
esigenze dei ragazzi di oggi, nativi digitali. Le attività di
formazione hanno
privilegiato il settore della sicurezza e della competenza digitale,
trascurando l’ambito metodologico didattico.
L’innovazione
della “didattica a distanza”, adottata
durante il lockdown per il Covid 19 per molti docenti è stata,
purtroppo,
soltanto una trasposizione di cattedra “da scuola a casa”, senza
apportare
alcuna modifica alle tradizionali
formule di spiegazione, interrogazione e valutazione.
Nel passaggio dalla scuola Primaria alla Secondaria di
primo grado i risultati in matematica peggiorano e, se si guarda
all’ambiente
sociale di provenienza, le differenze
si aggravano ulteriormente. E così un alunno, i
cui genitori non hanno un titolo di studio
significativo o
poco tempo da dedicare all’apprendimento dei figli,
ottiene risultati inferiori negli esiti
scolastici.
La
formula “star
bene a scuola”, star bene con se stessi, con gli altri, star bene con
le
istituzioni” che ha caratterizzato prima il “Progetto
giovani 93”, ideato
dal Sottosegretario Luciano
Corradini, e poi il “Progetto
Ragazzi 2000” per la scuola media durante
gli anni Novanta, ha
determinato certamente il
boom dei progetti, anche per i finanziamenti connessi, ma è
risultato poco
determinante per la definizione del “Progetto scuola” come purtroppo
dimostrano i dati di dispersione, di abbandono scolastico, di scarso
rendimento, ed ora si registra anche
un
graduale incremento di richieste di
“istruzione
parentale”, anche a causa dei condizionamenti determinati dalla
pandemia.
Alla
domanda “Ti piace andare a scuola?” la
risposta “Mi piace molto” è data da un numero sempre
decrescente di alunni e tra i ragazzi di 13 anni il dato scende al 10%:
novanta
studenti su cento sostengono di “non stare bene a scuola”.
L’apprendimento,
che dovrebbe essere efficace e quindi
capace di modificare il modo di pensare,
di sentire e di agire dello studente,
viene vissuto dai ragazzi in una dimensione di forte stress.
In prima media
4 studenti su 10 dicono di sentirsi stressati dal carico di lavoro, ed
in terza
media la quota si alza moltissimo, specie per le ragazze che avvertono
di più
il carico scolastico.
Si
registra spesso un clima di classe pedagogicamente
ed emotivamente poco coinvolgente; un insegnamento prevalentemente
frontale e
trasmissivo, centrato sui libri di testo, poco orientato alla
promozione del
lavoro autonomo e delle strategie metacognitive.
La
quinta competenza europea “imparare ad
imparare” in molte realtà scolastiche
non ha ancora trovato reale applicazione nelle strategie di
insegnamento.
La
scuola media, afferma Roberto Ricci, presidente di
Invalsi, è “strisciante verso il
secondo grado”, orientata sui contenuti e poco attenta al
consolidamento delle
competenze. Inoltre sono molti i docenti che la considerano “scuola di
passaggio” e attendono il trasferimento al secondo grado, come sviluppo
e
progressione di carriera.
La
scuola media che rappresenta il terzo biennio del
primo ciclo di istruzione, si completa con la terza classe, anno ponte
per il secondo
ciclo e carico di una specifica dimensione orientativa.
Come
afferma, infatti, Andrea Gavosto, direttore della
Fondazione Agnelli, “La scuola media deve
avere una nuova missione, la
preparazione alle scelte successive e l’orientamento
non può ridursi ad una ratifica della
pagella, bensì alla valorizzazione delle competenze che potranno essere meglio sviluppate proseguendo gli
studi ad indirizzo liceale, tecnico o professionale”
La
didattica della scuola media, che per definizione “istruisce,
forma e colloca nel mondo persone
e cittadini”, necessita di una specifica didattica di
orientamento, che
potenzi esercizi e attività intesi come “compiti
di realtà”, “compiti autentici” nel complesso della progettazione e
lo
studio va centrato su temi concreti, mettendo in atto la regola
pedagogica di
John Dewey “learning by doing”
Imparare
facendo
costituisce la
via maestra dell’apprendimento e così le nozioni apprese guideranno il “saper fare” e indirizzeranno al “saper
essere””.
La scuola media
ha un proprio ruolo ed una specifica identità nel
“Sistema nazionale di istruzione e
formazione” e, a tale scopo, i percorsi di preparazione sulle
metodologie didattiche è
bene che siano distinti tra Scuola
secondaria di Primo e Secondo grado,
orientando l’attenzione alla delicata fase
evolutiva del ragazzo, all’acquisizione
di un metodo di studio e di lavoro, rinforzato da positive e concrete
esperienze realizzate a scuola, anche in orario pomeridiano, come è
previsto nel PNRR istituzionalizzando lo
sport, la musica, il teatro, i laboratori e consentendo l’esercizio e
lo
sviluppo di competenze trasversali.
Forse
così facendo la scuola sarà più bella, più
dinamica e i ragazzi andrebbero più volentieri a scuola, dove
si apprendono tante nozioni e si fanno esperienze
utili e significative fondamentali per
sviluppare la creatività e il pensiero divergente, in
cooperazione con i
compagni di classe.
Giuseppe
Adernò
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