'Non chiamatelo ragazzino': il nuovo libro di Marco Pappalardo che racconta il giudice Livatino agli studenti
Data: Martedì, 11 maggio 2021 ore 07:00:00 CEST Argomento: Redazione
Rosario
Livatino, il giovane giudice ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, è
modello, oggi, di una vita semplice ma intensa, di una dedizione al
lavoro vissuto in modo coerente, di una fede profonda e concreta e di
un saldo senso civico e del dovere, anche nella lotta quotidiana contro
poteri forti come la mafia. Lo scorso 21 dicembre 2020, papa Francesco
ne ha riconosciuto il martirio, aprendo la strada della sua
beatificazione, la cui cerimonia si svolge ad Agrigento proprio il 9
maggio 2021, nello stesso giorno del 1993, quando, nella Valle dei
Templi, San Giovanni Paolo II pronunciò il suo forte monito contro gli
uomini di mafia. Livatino è il primo magistrato beato nella storia
della Chiesa.
Il giornalista, docente (presso l’I.S. Majorana-Arcoleo di Caltagirone)
e scrittore Marco Pappalardo ne ripercorre la vicenda in un originale
libro per preadolescenti, adolescenti ed educatori, dal titolo “Non
chiamatelo ragazzino”, edito da Paoline.
Lo hanno chiamato "giudice ragazzino" quasi per dire che non fosse
all'altezza della lotta alla criminalità organizzata, ma a quasi 38
anni - altro che "ragazzino" - ha dimostrato con la sua esistenza e con
la tragica morte che la mafia lo temeva molto.
In queste pagine parlano di lui e per lui la sua città, alcuni oggetti
personali, i luoghi di studio e di lavoro, i simboli della fede e della
giustizia, dei testimoni. Raccontano - riportando in corsivo le parole
del coraggioso magistrato - una vita semplice ma intensa, una
professione vissuta in modo coerente, un uomo dalla profondissima fede
e dall'altissimo senso del dovere. In ogni capitolo, poi, si trovano
alla fine alcune brevi riflessioni per aiutare il lettore a comprendere
che Livatino oggi è un modello vincente per essere donne e uomini di
speranza, nelle piccole cose di ogni giorno e nell'impegno contro ogni
mafia.
Il libro, arricchito dalle illustrazioni di Roberto Lauciello, è
pensato in particolare per ragazzi dai 10 ai 15 anni; adatto alla
lettura personale o di gruppo, all’utilizzo nelle scuole come testo per
le ore di Educazione Civica, di Narrativa, di Religione e per i
progetti sulla Legalità, pensando magari ad appuntamenti importanti
come la Giornata Nazionale della Legalità, il 23 maggio (giorno in cui
si ricorda la strage di Capaci). La Prefazione è del magistrato
Sebastiano Ardita, componente del Consiglio Superiore della
Magistratura.
Dalla sua vita e dal libro un decalogo per l’oggi e per il domani:
1. Non chiamateci “giudici ragazzini” perché
svolgere bene il proprio dovere non ha età.
2. Non chiamateci “giudici ragazzini” poiché il
nostro sistema di studi e di concorsi ci permette di esserlo se
studiamo, superiamo gli esami, siamo bravi e ce lo meritiamo.
3. Non chiamateci “giudici ragazzini” quando
offriamo il pieno delle nostre forze a servizio dello Stato.
4. Non chiamateci “giudici ragazzini” quando le
nostre giornate di lavoro iniziano presto e ci impegnano fino al
pomeriggio inoltrato, a volte fino a tarda sera o senza orari di
rientro.
5. Non chiamateci “giudici ragazzini” quando
sacrifichiamo la famiglia, gli affetti e le amicizie per dedicarci
totalmente ad una guerra così dura.
6. Non chiamateci “giudici ragazzini” se siamo in
grado di rimanere sordi a ogni sollecitazione anche mediatica e
indiretta, e ascoltiamo esclusivamente la nostra coscienza di
magistrati imparziali e fedeli ai principi della Costituzione.
7. Non chiamateci “giudici ragazzini” quando non ci
sentiamo potenti, non prevarichiamo su alcuno, cerchiamo di giudicare
con equità i reati e chi li ha commessi, e diciamo “no” a pressioni e
minacce.
8. Non chiamateci “giudici ragazzini” se non ci
crediamo eroi, ma lavoriamo con un normale attaccamento al dovere e
alla nostra missione.
9. Non chiamateci “giudici ragazzini” se la mafia ha
paura di noi tanto da ucciderci o da attentare alla nostra vita.
10. Non chiamateci “giudici ragazzini”, ma date ai
ragazzini di oggi i mezzi, lo spazio, l’opportunità, i modelli, le
risorse per essere fra qualche anno quei Giudici che sconfiggeranno
ogni tipo di mafia, impegnandosi per la Giustizia e per il Bene Comune!
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