Povertà, emergenza, e responsabilità educativa
Data: Mercoledì, 24 febbraio 2021 ore 09:00:00 CET Argomento: Redazione
“Autonomia,
lotta alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, la persona
al
centro dello sviluppo” sono
queste le parole del nuovo Ministro dell’Istruzione, Patrizio
Bianchi, tratte dal libro “Nello
specchio della scuola”, edito da 'Il Mulino' e pubblicato nei mesi
scorsi,
quasi “manifesto” dell’innovazione scolastica che il nuovo Governo,
presieduto
da Mario Draghi intende mettere in
atto realizzando una nuova politica scolastica.
Correlare
politica e educazione significa porre al centro la questione
generazionale di
responsabilità verso il futuro. Educare, infatti, è sempre un
accompagnare,
guidare, prendersi cura degli studenti e orientarli al futuro e alla
realizzazione del progetto di vita, unico e originale per ciascuno.
E’
da rilevare che l’emergenza educativa, da qualche
tempo evidenziata nei diversi settori e ambiti, si presenta oggi come
una vera “catastrofe
educativa”, che Papa Francesco
definisce come “uno dei
mali più drammatici del tempo che viviamo “e “davanti
alla quale non si può rimanere inerti, per il bene delle future
generazioni e dell’intera società”. Nel discorso
ai
membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il Papa
ha dichiarato: «La pandemia,
che ci ha costretto a lunghi mesi d’isolamento e spesso di
solitudine, ha fatto emergere la necessità che ogni persona ha di avere
rapporti umani. Penso anzitutto agli studenti, che non
sono potuti andare regolarmente a scuola o all’università».
Ha poi proseguito affermando che “si è cercata di attivare
una rapida risposta
attraverso le piattaforme educative informatiche, le quali hanno
mostrato non
solo una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche,
ma anche
che, a causa del confinamento e di tante altre carenze già esistenti,
molti
bambini e adolescenti sono rimasti indietro nel naturale processo di
sviluppo
pedagogico”.
La
diffusa pratica della didattica a
distanza ha anche comportato una maggiore dipendenza dei bambini e
degli
adolescenti da internet e in genere da forme di comunicazione virtuali,
rendendoli peraltro più vulnerabili e sovraesposti alle attività
criminali.
Il
non consumare tutto il presente e il non calcolare solo sulle
prospettive a
breve termine, costituisce la nuova direzione di marcia che diventa
garanzia
del “saper guardare oltre” per “progettare il futuro”.
La
raccomandazione del Ministro Bianchi è chiara e ben definita: "Dobbiamo evitare la triste sorte di un Paese che deve sempre
ricorrere
all'ultima emergenza per realizzare interventi da tempo unanimemente
ritenuti
necessari e lavorare per ricostruire un'effettiva comunità nazionale,
ricucendo
le fratture che si sono create negli anni della bassa crescita e che
oggi si
presentano come vincoli per una ripresa sostenibile nel tempo".
Ora
è il tempo di superare “il fossato della catastrofe”
e di ricostruire, raccogliendone i cocci, l’impalcatura educativa,
spesso
trascurata e, a volte, soffocata dalle molteplici incombenze didattiche
e dagli
assillanti adempimenti burocratici.
Mettere
al centro l’alunno che cresce nella Comunità, diventa
uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre
la dimensione dei valori, significa svolgere una puntuale azione
educativa
.
I
sociologi scrivono che “nella società oggi manca la figura del “padre”,
inteso come colui che indica la strada della libertà nella
responsabilità”. Nella frenesia del vivere
quotidiano sembra molto
più comodo avere accanto qualcuno che si limita ad una presenza di
“compagnia”,
esercitando un semplice “stare accanto” e alla luce della libertà e del
relativismo, senza voler indicare nulla, senza dare regole e norme
scaturite
dai valori umani.
La scuola, invece, pur definendosi
“neutra” dovrebbe tendere a uno “stare insieme” significativo e
costruttivo, ad
una produttiva socializzazione, ad un camminare verso i comuni
traguardi del
“successo formativo” di tutti e di ciascuno, tenendosi anche per mano e
senza
avere la paura di “contagio” che, in
questo
caso, sarebbe solo di costruttiva condivisione!
Il
vuoto educativo che si percepisce nella società, dovrebbe
essere “riempito” dalla scuola che educa e forma la persona e il
cittadino. Questa formazione che tende ad
essere
“integrale” e coinvolge tutte le dimensioni della persona, guida e
accompagna
lo studente sul cammino della cittadinanza attiva e responsabile, di
una “cittadinanza”
che oggi si connota come “digitale” e lo rende capace di adoperare e
governare
la tecnologia per i fini di una migliore qualità di vita.
L’espressione
di Giorgio La Pira, “I giovani sono come
le rondini, annunciano la primavera” segna un positivo auspicio per
avviare
il cammino dell’esodo dal deserto verso
i nuovi orizzonti d’innovazione e di sviluppo.
Quando
l’atmosfera positiva che la scuola offre ai ragazzi si diffonde
nell’ambiente,
arriva alle famiglie, porta serenità e diffonde benessere a vantaggio
dell’intera società.
L’obiettivo
dello “star bene con se stessi, con gli
altri, con le istituzioni” è la risposta alla catastrofe educativa
e
traccia il sentiero della risalita.
Giuseppe Adernò
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