22_02_02

Intitolata
“Rivoluzione digitale e Pubblica Amministrazione” la quinta lezione del
corso
di “Formazione politica per il bene comune”, organizzata dalla
“Fondazione per
la Sussidiarietà” e dall’Associazione “Futurlab”, con il patrocinio
dell’Assessorato
all’Economia della Regione Siciliana, ha avuto luogo nel Webinar del 19
febbraio.
Nell’introduzione
il presidente di Futurlab, Antonio La
Ferrara, ha predisposto l’attento pubblico, anche di studenti, a
meglio
comprendere la complessità del tema “che prende le mosse non da
concetti
astratti, bensì dalle esperienze dirette dei relatori”.
Il
saluto introduttivo del Sindaco di Catania, Salvo Pogliese
e del Prof. Antonio
Terrasi, in rappresentanza del Magnifico Rettore dell’Università di
Catania, ha dato all’evento una valenza istituzionale di servizio
formativo di
grande spessore per contribuire a costruire un’intensa coscienza civica
ed una
responsabilità personale nel saper cogliere nell’innovazione
tecnologica e
digitale le opportunità migliorative del vivere civile e di avvicinare
la
Pubblica Amministrazione al cittadino.
Con la
guida del moderatore, Davide Maniscalco,
Capo relazioni istituzionali Swascan-
Tinexta Group, i due relatori: Mauro
Nicastri, presidente dell’Associazione Italian
Digital Revolution (AIDR) e Arturo
Siniscalchi, Vice Direttore Generale del Formez
PA, si sono alternati nel presentare all’attento uditorio il
cammino di digitalizzazione già avviato dalle Amministrazioni, le
difficoltà e le
resistenze che ancora ne rallentano il pieno sviluppo.
L’Italia, che è stata tra le prime Nazioni ad
introdurre l’identità digitale, occupa, purtroppo, il 25° posto tra i
27 Paesi
Europei; eppure tanto sviluppo innovativo è stato registrato specie
durante il
periodo del lockdown, che ha imposto un cambiamento radicale di vita.
Il
digitale è stato un baluardo per mantenere una certa normalità di vita,
in
famiglia, nella scuola, con la didattica
e distanza e le videoconferenze. sia
nella società tutta, attraverso i nuovi modelli di
lavoro che si
sono spostati tra le mura domestiche
Si è registrato inoltre un
uso ancora più massiccio dei social, con
l’uso della carta digitale, gli acquisti on line, i pagamenti
elettronici
dei tributi, l’uso della PEC che ha la caratteristica di posta
raccomandata, e
l’attivazione del codice SPID (Sistema Pubblico di Identità) che dal
primo
marzo entra nella fase di obbligatorietà per tutti i cittadini.
La
necessità della formazione digitale, i tirocini formativi per i
dipendenti, i
corsi per i docenti nell’ambito del progetto della scuola digitale e
poi ancora
la “cittadinanza
digitale” elemento costitutivo dell’Educazione civica, sono i
segni di
quella “innovazione” che assume la caratteristica di “rivoluzione”,
anche senza
armi e cortei, in quanto segna un cambiamento di rotta, una cultura
nuova e
funzionale, una strategia didattica rinnovata e “a distanza”, riducendo
tempi e
risorse, migliorando i servizi per il cittadino, anche se non mancano,
purtroppo, i rischi e i pericoli come è stato evidenziato anche nel
corso del
dibattito con gli interventi dell’uditorio.
La
presentazione di alcune “best pratices”
da prendere a modello per una gestione 2.0 della PA, l’agevolazione
della
diffusione degli strumenti funzionali a tali servizi ha reso concreto e
realizzabile il sogno della rivoluzione
tecnologica, guidata
dalle innovazioni basate sul digitale,
promuovendo dei mutamenti epocali sotto innumerevoli punti di
vista:
dalle modalità di produzione e consumo dell’informazione, alla
creazione di
nuovi posti di lavoro, rendendo “democratiche” queste tecnologie affinché possano
essere di beneficio per la maggioranza assoluta della popolazione
mondiale.
E’
necessario, comunque, che lo sforzo
collettivo sia orientato verso un nuovo Umanesimo
Digitale che ponga al centro del
dibattito e delle relative scelte risultanti l’uomo, inteso come singolo individuo e parte attiva della
collettività, capace di concretizzare l’accesso alla connettività
internet come bene primario e
pubblico per tutti i cittadini e in tutto il territorio
nazionale
Ecco
la missione primaria della politica: consentire un’ efficiente
redistribuzione
del benessere evitando che il digitale aumenti le differenze già
esistenti tra
le classi sociali e non consentendo che la crescita economica di taluni
comporti l’automatico peggioramento delle condizioni di altri.
Giuseppe
Adernò