
Conoscere e incontrare chi ha donato gli organi. Problema di civiltà
Data: Lunedì, 01 febbraio 2021 ore 15:05:00 CET Argomento: Redazione
Pubblichiamo
una lettera di Mister Reginald Green, papà del piccolo
Nicholas Green, ucciso dalla malavita
calabrese 25 anni fa. Gli organi del piccolo americano sono stati
trapiantati a sette cittadini italiani e
cinque sono
ancora vivi.
Le
famiglie dei donatori non riescono così a sapere neanche se i riceventi
degli
organi della persona amata sono ancora vivi. E i riceventi non possono
neanche
ringraziare coloro che li hanno salvati quando nessun altro altrimenti
era in
grado di farlo.
Si
attende una legge che consenti chi ha
ricevuto un organo la
possibilità di conoscere e incontrare i
familiari di chi li ha donati.
“La
liberalizzazione dei contatti tra riceventi e
donatori è un gesto di umanità e civiltà, un atto doveroso, che deve
trovare la
giusta collocazione in una modifica della
legge 91 del 1999 che impedisce
al personale sanitario di divulgare qualsiasi informazione sia riguardo
i
donatori di organi che i loro riceventi.
Questa
battaglia si può e si deve portare avanti”.
Il 4
Febbraio sarà il 26esimo anniversario di quando
mia moglie Maggie ed io incontrammo per la prima volta sei delle sette
persone
le cui vite erano state trasformate quando avevano ricevuto gli organi
e le
cornee di mio figlio Nicholas Green di sette anni. Nicholas, un bambino
americano, era stato colpito e ucciso da un proiettile quattro mesi
prima
durante una rapina andata male lungo l’autostrada Salerno-Reggio
Calabria,
mentre la nostra famiglia era in vacanza. Il settimo ricevente stava
bene ma
stava ancora ristabilendosi in ospedale.
Incontrarli
a Messina,
durante un evento organizzato dalla Fondazione Bonino-Pulejo, è stato
uno dei
momenti più edificanti della mia vita. Fino ad allora, i riceventi
erano stati
solo dei nomi. Vederli mi fece capire nel modo più vivido possibile
quanta
devastazione la nostra semplice decisione avesse evitato.
Ventisei
anni dopo,
cinque dei sette riceventi vivono ancora delle esistenze produttive,
sebbene
una di loro sia tornata in dialisi e un altro abbia avuto un secondo
trapianto
di cornea.
Quell’incontro,
però, sarebbe impossibile oggi in Italia. Nel 1999, è stata emanata una
legge
che impedisce al personale sanitario di divulgare qualsiasi
informazione sia
riguardo i donatori di organi che i loro riceventi. Venne promulgata
con le
migliori intenzioni – per assicurare la privacy – ma ha generato
l’insensibile,
alcuni direbbero crudele, risultato che due famiglie non possono
ricevere
nient’altro che le informazioni di base sulla propria controparte. Non
possono
nemmeno scambiarsi lettere anonime.
Adesso
però, una
proposta di legge è stata presentata in Parlamento per permettere alle
due
parti di scriversi qualora entrambe lo vogliano, o persino incontrarsi,
sotto
condizioni stabilite dai loro medici. Il Dott.
Pierpaolo Sileri, vice-ministro della Salute, ha commentato “La
liberalizzazione dei contatti tra riceventi e donatori è un gesto di
umanità e
civiltà, un atto doveroso”.
Si tratta di uno
strabiliante cambiamento. Quando cominciai una campagna per
liberalizzare i
contatti, non riuscii ad ottenere il sostegno di neanche un singolo
medico o
funzionario della sanità – ma solo di un amico di Roma, Andrea
Scarabelli. Eravamo così soli che diventammo conosciuti come
Don Chisciotte e Sancho Panza.
Ma
quando demmo
origine alla nostra campagna, un gruppo abbastanza numeroso di media fu
di
mente aperta abbastanza da visualizzare quanto di conforto potesse
essere per
le famiglie dei donatori sapere che differenza avesse fatto la loro
donazione.
Alcuni dei maggiori quotidiani pubblicarono importanti articoli, alcuni
dei
programmi televisivi più seguiti concessero spazio per interviste, e le
interviste alle radio raggiunsero i guidatori bloccati nel traffico.
Dall’essere una materia che sembrava estinta come un dodo, le persone
in tutta
Italia cominciarono a chiedere alle autorità sanitarie: “Se due
famiglie con un
legame così stretto come questo vogliono entrambe contattarsi, perché
qualche
burocrate dovrebbe avere il potere di dire di no?”
Marco Galbiati, di Lecco, il cui figlio
quindicenne Ricky era morto nel 2017, raccolse 50.000 firme in una
petizione
per cambiare la legge.
Ma
non dovevamo basarci
sull’emozione. Negli Stati Uniti, dove i contatti non solo sono
permessi ma
sono stati anche fortemente incoraggiati negli ultimi trent’anni,
decine di
migliaia di famiglie si sono scritte e alcune di loro si sono
incontrate.
I
rapporti clinicamente documentati mostrano che la
stragrande maggioranza di queste interazioni è stata terapeutica per
entrambe
le parti.
Dopo
aver studiato le
prove, ogni principale autorità della Sanità italiana – il Comitato
Nazionale
di Bioetica, l’Istituto Superiore di Sanità e il Centro Nazionale
Trapianti –
ha parlato a favore del permettere i contatti.
Il
progetto di legge in Parlamento ha fatto proprie le
loro raccomandazioni.
Reg.
Green
Eventuali
riflessioni e commenti possono essere inviati al Sen. Dott. Pierpaolo Sileri, viceministro
della Salute: comunicazione.sileri@sanita.it
oppure a Mister Green rfdgreen@gmail.com
Alcuni
Parlamentari In Italia hanno
presentato un disegno di legge per permettere che le due parti possano
scriversi ed eventualmente anche incontrarsi, se entrambe lo vogliono.
Durante
uno scambio di email che ho avuto
in questi giorni con il Sen. Pierpaolo Sileri, Viceministro della
Salute, il
Dott. Sileri mi ha mandato questa inequivocabile dichiarazione di
sostegno al cambiamento
della legge: “La liberalizzazione dei contatti tra riceventi e donatori
è un gesto
di umanità e civiltà, un atto doveroso, che deve trovare la giusta
collocazione
in una modifica della normativa attuale, la legge 91/99. Questa
battaglia si
può e si deve portare avanti”.
Nel
2016, quando ho dato inizio a questa
campagna insieme solamente ad un amico, Andrea Scarabelli, di Roma,
nessuno ci
ha appoggiato. L’opposizione era talmente tanta che abbiamo pensato a
noi
stessi come Don Chisciotte e Sancho Panza.
Il
grande cambiamento è avvenuto perché i
media hanno pubblicizzato le nostre ragioni e le persone comuni hanno
visto la
mancanza di sensibilità, persino la crudeltà della legge attuale che di
fatto
impedisce alle due parti coinvolte in un trapianto di conoscere
qualsiasi cosa
tranne le informazioni di base della controparte. Le famiglie dei
donatori non
riescono così a sapere neanche se i riceventi degli organi della
persona amata
sono ancora vivi. E i riceventi non possono neanche ringraziare coloro
che li
hanno salvati quando nessun altro altrimenti era in grado di farlo.
Nessuna
delle due parti può nemmeno
mandare delle lettere non firmate all’altra, per quanto entrambe
potrebbero
volerlo fortemente.
Nel
2016, l’intera questione era un tabù.
Oggi invece le persone di tutta Italia si chiedono ‘Se due famiglie con
un
legame così profondo vogliono contattarsi, perché qualche burocrate
dovrebbe essere
in grado di impedirlo’? Sentimenti come questi (per esempio, un
affranto padre
di Lecco, Marco Galbiati, ha raccolto quasi 50.000 firme in una
petizione che
chiedeva il cambiamento della legge dopo la morte del figlio Riccardo,
nel
2017) e la pressione dei media hanno indotto il Centro Nazionale
Trapianti a
rimettere la questione al Comitato Nazionale di Bioetica. Ma prima di
dare un
parere positivo al cambiamento della legge, i membri del Comitato
avevano bisogno
di vedere delle prove tangibili, e non solamente dei forti sentimenti
personali.
A
loro mandammo i dati che mostravano
come, negli Stati Uniti, decine di migliaia di famiglie coinvolte
in un trapianto si fossero scritte ed una
parte
minoritaria si fosse anche incontrata. Nella grande maggioranza dei
casi, come
hanno dichiarato le autorità sanitarie, i risultati hanno contribuito
ad accrescere
la felicità e la salute di entrambe le parti.
Dopo
attente considerazioni, il Comitato
di Bioetica ha caldeggiato che alle famiglie dei donatori di organi
dovrebbe
essere permesso comunicare con i propri riceventi – una svolta epocale
– sotto
condizioni controllate e se entrambe le parti lo desiderano. Il Dottor
Carlo
Petrini, Direttore dell’Unità di Bioetica dell’Istituto Superiore di
Sanità e
membro del Comitato Nazionale per la Bioetica come delegato dell’ISS,
ha in
seguito descritto le prove concrete che avevamo presentato come una
ragione
“fondamentale se non quella decisiva” per la decisione presa dal
Comitato di Bioetica.
Questa
inattesa risoluzione ha persuaso
molti altri eminenti nomi a sostenere la nostra causa. Così, le
famiglie dei
donatori potrebbero presto avere l’opportunità di porre fine ad una
vita di incertezze
e ricevere notizie direttamente dalle persone a cui hanno salvato la
vita.
Non
c’è un altro sentimento paragonabile a
quello di contattare i riceventi degli organi della persona amata: si
prova
meraviglia di fronte al fatto che delle persone le cui vite volgevano
al termine
oggi possono praticare sport, avere una carriera e dei figli,
l’orgoglio di
essersi aperti agli altri per aiutarli quando la pressione di ritrarsi
su se
stessi, nel dolore e nella disperazione, era quasi insopportabile, e il
conforto nel sapere che qualcuno che si amava ha fatto così tanto per
rendere
il mondo un posto migliore.
Grazie,
Italia, per aver sempre ricordato
Nicholas in tutti questi anni.
Spero
davvero che la proposta di legge
possa essere approvata e con un ampio sostegno.
Reg Green.
Qui
di seguito c’è la dichiarazione
integrale del Sen. Dott. Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute:
La
liberalizzazione dei contatti tra
riceventi e donatori è un gesto di umanità e civiltà, un atto doveroso,
che
deve trovare la giusta collocazione in una modifica della normativa
attuale, la
legge 91/99. Questa battaglia si può e si deve portare avanti, creando
un
sistema strutturato che, oltre la normativa, accompagni i riceventi e i
donatori nell’elaborazione del lutto. Voglio ringraziare ancora
una volta
la famiglia di Nicholas, che senza fiducia nel prossimo e volontà di
contribuire alla nostra emancipazione come individui, non avrebbe mai
perseguito la strada del dono e della campagna sulla liberalizzazione.
Significa avere a cuore il prossimo e condurre una battaglia come Don
Chisciotte,
ricorda nelle sue parole il padre di Nicholas, Reg Green. Conosco bene
le
battaglie contro i mulini a vento e voglio sostenere in modo
costruttivo e
manus legis una modifica della 91/99 che è ormai vetusta. Insieme siamo
più
forti e più umani, come ci ha insegnato Nicholas e la sua famiglia.
comunicazione.sileri@sanita.it
Giuseppe Adernò

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