Lo scrittore ed attivista per i diritti umani Jean Pierre Yvan Sagnet dialogherà con gli studenti dell’I.I.S. Mario Rapisardi di Paternò sul tema: «Modelli virtuosi contro il fenomeno del caporalato in agricoltura»
Data: Domenica, 31 gennaio 2021 ore 08:00:00 CET Argomento: Istituzioni Scolastiche
Il 27 gennaio, appena qualche giorno fa, il nostro
Paese ha commemorato il genocidio perpetrato dai nazi-fascisti ai danni
degli Ebrei, dei Rom, delle minoranze religiose, culturali, politiche.
Ricordare è essenziale presupposto per la formazione della
consapevolezza storica, è la base imprescindibile per pensare il
futuro, in una prospettiva etica e di giustizia. Ce lo indicava già
Tucidide: la Storia deve rappresentare “acquisizione perenne”.
Tuttavia, accanto alla necessaria attenzione che viene tributata alle
sofferenze e agli errori prodotti dall’essere umano nel proprio
percorso, spesso si assiste alla rimozione del presente, come se
riconciliarsi con il passato possa prescindere dalle responsabilità
attuali.
Così, oggi, purtroppo vi sono gravissime emergenze umanitarie del tutto
obliate dall’informazione ufficiale e, quindi, dalla coscienza e
conoscenza collettiva.
Riusciamo a sfiorare le tragedie che si svolgono accanto a noi solo in
occasione dei naufragi, con morti e dispersi, cui assistiamo
giornalmente nel Mediterraneo e di cui sono vittime esseri umani senza
colpa se non la propria condizione di fuggiaschi da guerre, dalla
fame, dalla violenza.
Ci volgiamo altrove dinnanzi alle colonne di profughi lungo i confini
balcanici: tristi teorie di sventurati seminudi e senza scarpe che si
inerpicano tra paesaggi innevati, abbandonati dall’Europa che ha altro
di cui occuparsi in tempo di covid ... Così la marea umana è fatta
oggetto di interesse solo da parte delle guardie di confine turche o
croate che torturano, uccidono, maltrattano torme di infelici
assiderati e digiuni.
L’Occidente ricco dimentica, tra l’altro, di aver creato le proprie
fortune sullo sfruttamento delle risorse di Paesi come quelli del
Continente africano, sul commercio di armi fornite a caro prezzo alle
fazioni in contesa, sul mercato globale creato dal liberismo selvaggio.
L’imperialismo e neocolonialismo assume adesso connotazioni ancor più
inquietanti che in passato perché teatro d’azione sono divenuti anche i
territori europei e italiani in particolare.
L’Italia negli ultimi venti anni si è trasformata in luogo di
sfruttamento della manodopera in nero e di riduzione in schiavitù,
proprio avvalendosi della manovalanza proveniente dal bacino costituito
dalle migliaia di rifugiati, legali o clandestini, che confluiscono nel
nostro Paese.
Di questi temi si parlerà ad un interessantissimo incontro che avrà
luogo in videoconferenza presso l’IIS “Mario
Rapisardi” di Paternò il prossimo 2 febbraio.
L’attività – presenziata dal Ds professor Luciano Maria Sambataro e
dalla sua Collaboratrice, professoressa Angela Rita Pistorio - si
inserisce all’interno del Percorso didattico di Educazione alla
Cittadinanza e di studio della Costituzione proposto dalla
professoressa ed avvocato Maria Antonietta Laura Mazzola, che
coordinerà l’evento. Curerà la videoconferenza l’Animatore digitale e
Collaboratore del Ds professor Riccardo De Bastiani.
Sarà ospite del “Rapisardi” un personaggio straordinario, Jean Pierre Yvan Sagnet, giovane
ingegnere ed attivista per i diritti umani e dei lavoratori immigrati.
La biografia di Yvan Sagnet è contrappuntata da eventi
multiformi, tanto da renderla simile ad un romanzo: dalla sua terra, il
Camerun, giunge in Italia grazie ad una borsa di studio che gli
permette di iscriversi al Politecnico di Torino dove consegue la Laurea
in Ingegneria delle Telecomunicazioni.
Nonostante la elevata qualificazione culturale, Yvan si adatta al
lavoro di raccoglitore di pomodori presso una azienda agricola nella
Puglia salentina.
Qui viene a contatto con la realtà di soprusi, di sfruttamento, di
violazione di tutte le norme e diritti a danno dell’anello più debole
del sistema, cioè i lavoratori stranieri.
Sagnet scopre, infatti, che l’illegalità è assurta a sistema nei
contesti dell’agricoltura intensiva, ed il pilastro fondante ne è il
“caporalato”.
Nel Sud Italia, ormai, la piccola proprietà a conduzione semifamiliare
è scomparsa, letteralmente strangolata dal latifondo: alcuni possidenti
hanno monopolizzato il mercato della produzione agricola, quindi tutte
le aree coltivate rimangono concentrate nelle mani di pochi.
In questa evoluzione, o meglio involuzione, della gestione del primo
settore economico del Meridione una parte fondamentale è stata giocata
dal sistema malavitoso di imprenditori mafiosi o collusi. Sconfinati
appezzamenti gravitano intorno ad aziende agricole inserite in una
filiera altrettanto monopolistica, che si articola dalla raccolta, alla
grande distribuzione, sino alla piccola distribuzione o alla
trasformazione dei prodotti. Questo ingranaggio fa muovere
capitali ingenti grazie allo sfruttamento dei lavoratori, soprattutto
stranieri.
Yvan Sagnet si oppone a tale pratica, organizza i braccianti, pianifica
azioni di dissenso con lo strumento dello sciopero e della informazione
rivolta alla società civile.
All’attività di sindacalista ed attivista Sagnet affianca anche quella
di scrittore, pubblicando vari saggi tra cui ricordiamo “Ama il tuo
sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso”, “Ghetto Italia. I
braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento”.
In questo libro, scritto a quattro mani con il sociologo Leonardo
Palmisano, si compie un viaggio suggestivo quanto tristissimo tra le
baraccopoli infernali, tane immonde che ospitano i raccoglitori
stagionali di agrumi, di pomodori, di angurie.
Ghetti invisibili per chi non vuole vedere – come accadeva per i campi
di sterminio nazisti - riproducono un modello schiavistico
inimmaginabile ed inaccettabile per una società che si fonda su
principi democratici e su una Costituzione che contempla il rispetto
dell’uomo, della donna, del loro lavoro.
Si comprende bene che gli stranieri non tolgono nulla ai braccianti
locali, semplicemente perché sono creature invisibili per la comunità;
nessun Italiano potrebbe sottostare al ricatto cui sono sottoposti i
non Italiani: sono loro sottratti i documenti, così vengono ridotti in
schiavitù, senza alcuna possibilità di fuga.
Vengono sottoposti ad ogni tipo di vessazione, a turni di lavoro
massacranti sino allo sfinimento; se qualcuno si accascia morto di
fatica viene rimosso come un oggetto e i “caporali” si liberano del suo
corpo facendolo sparire.
La narrazione è tanto più toccante perché si sofferma su paesaggi a noi
familiari, il nostro Sud solatio e bellissimo che si trasforma in una
terra di sofferenza e dolore inauditi.
Per questa opera Sagnet, insieme a Palmisano, riceve il Premio
Internazionale “Livatino” e la sua attività conduce alla Legge 199/2016 che individua il reato di
caporalato e lo sanziona.
Un'altra prestigiosa onorificenza che riceve è quella di Cavaliere del
Merito della Repubblica italiana, conferitagli dal Presidente
Mattarella nel 2017.
Innumerevoli gli altri riconoscimenti per l’attivista che è fondatore e
presidente dell’Associazione “NoCap”,
nata nel 2011 proprio per volontà di Sagnet al fine di coalizzare e
centrare gli interventi contro il caporalato.
Ricordiamo che il Nostro è stato protagonista di vari programmi
televisivi, da “Nuovi Eroi” condotto su RAI Tre da Veronica Pivetti, ad
interviste su telegiornali nazionali e regionali. Ha anche interpretato
il ruolo di Gesù nel film del regista elvetico Milo Rau “Nuovo Vangelo”, un Gesù inedito
appunto perché “nero”; l’ambientazione è la città di Matera, dove
già Pasolini collocò il proprio Vangelo.
Gli studenti del “Rapisardi” di Paternò avranno quindi modo di
dialogare con una personalità come Yvan Sagnet, che ha vissuto sulla
propria pelle la discriminazione, il razzismo, la violenza, ma che si è
ribellato e ha prodotto il cambiamento e l’emancipazione attraverso il
proprio infaticabile impegno.
Uscire dagli schemi di una didattica rivolta solo a paradigmi
convenzionali ‒ viceversa rendendo tangibili temi che hanno
connotato la vicenda umana sin dalle epoche più remote come nel caso
della schiavitù ‒, è una tappa importante nella formazione dei giovani.
La cultura è anche questo, si sostanzia nella prossimità con le
problematiche, nel conoscere direttamente i fatti ed i protagonisti. Il
Liceo paternese è impegnato da sempre in tale battaglia di civiltà e lo
dimostra con l’impegno di Dirigente, Docenti, Studenti, Famiglie,
ATA nel realizzare iniziative davvero insostituibili.
Maria Làudani
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