Padre La Placa, fondatore del Centro per Superdotati di Petralia Soprana. Sulle orme di Don Bosco e di Don Milani
Data: Mercoledì, 27 gennaio 2021 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
Padre
Calogero La Placa, fondatore del centro studi
per Superdotati d Petralia Soprana, il comune più alto delle Madonie,
il 23
gennaio, alla vigilia della III Giornata Internazionale
dell’Educazione, ha
cessato la sua missione di Educatore, Padre Maestro dei giovani.
Padre La Placa,
nato il 18 giugno nel 1924 a Petralia Soprana, dopo gli studi in
seminario a
Cefalù, ordinato sacerdote il 27 marzo del 1948, ritorna a 24 anni come
vice
parroco nel suo paese natale e giovane e zelante sacerdote cominciò
l’opera
educativa per la realizzazione del suo progetto e del suo sogno:
“valorizzare i
talenti”.
“Il
Signore”. Egli diceva spesso, “ha
dotato l’uomo di talenti ed è compito di ciascuno scoprire i propri
talenti,
sviluppare le potenzialità attraverso l’esercizio e la pratica di
ricerca, di
studio e di approfondimento e, quindi, tramutarle in competenze da
renderle
spendibili nella professione.
Girando
tra le campagne e le fattorie delle Madonie Don
Calogero cominciò a scoprire, come perle nascoste, delle belle
intelligenze e
quei ragazzi, se non opportunamente coltivati, sarebbero rimasti a
lavorare nei
campi.
Novello
Don Bosco aprì a Petralia, in località “Cerasella”
tra il 1967 e il 1975, un Centro studi per ragazzi “superdotati” che
egli
riusciva a scoprire dallo sguardo e dalla vivacità intellettiva,
guardando
tutti e “osservando ciascuno”, divenendo, quindi, maestro, educatore,
consigliere e amico e poi anche Arciprete Parroco della Chiesa Madre
dei Santi
Pietro e Paolo, e guida spirituale dell’intera comunità di Petralia
Soprana.
I suoi ragazzi “speciali", crescevano in fretta,
bruciando le tappe dell’apprendimento frequentando nel "Villaggio
Maurizio
Carollo" o "del superdotato", corsi intensivi di studio avendo
superato tutti una rigorosa batteria di test selettivi curati da
psicologi ed
esperti del Mensa, associazione internazionale riservata a chi possiede
un alto
quoziente intellettivo e di cui don La Placa fu uno dei primi membri
italiani.
Ha sognato e inventato una scuola libera, autonoma, creativa, ricca
d’innovazioni nella metodologia didattica, anticipando quella che oggi
è
presentata come: “Didattica modulare e intensiva”.
Precursore nella didattica personalizzata ha sempre sostenuto la
formazione di
“gruppi di livello” così da favorire lo sviluppo omogeneo nel percorso
formativo e per i suoi ragazzi richiedeva la presenza d’illustri
docenti
specialisti nelle diverse discipline ed i ragazzi seguivano le lezioni
quasi un
full immersion nel percorso di studio ora letterario, ora scientifico,
ora
linguistico e tecnico.
Quella
che oggi è indicata come “didattica breve”
Padre La Placa l’ha sperimentata nella pratica con i suoi “piccoli
geni”, figli di
un percorso didattico rivoluzionario che, in quegli anni, attirò
in Sicilia esperti da tutto il mondo. Perfino la grande antropologa
statunitense Margaret Mead, alla fine degli anni Sessanta, fu per
qualche
settimana ospite a Cerasella, insieme alla sua allieva di origini
siciliane
Josephine Danna, autrice di alcune pubblicazioni sul villaggio mai
tradotte in
Italia, come
afferma
il giornalista Giulio Giallombardo.
Essendo
ragazzi scelti con un quoziente intellettivo elevato
erano in grado di seguire questi ritmi intensivi e procedere con
profitto negli
studi, preparandosi agli esami statali di maturità da “privatisti
esterni”,
conseguendo brillanti risultati, anticipando il percorso
sperimentale del “Liceo dei quattro anni”.
Ideatore
di un esperimento
educativo straordinario, Padre La Placa ha ideato una scuola
all’insegna della
libertà e della partecipazione degli alunni. I ragazzi studiavano
inglese e
francese con insegnanti madrelingua. C’erano un laboratorio di chimica
ed uno
musicale e fu creata anche una piccola orchestrina che suonava durante
i
matrimoni celebrati nel villaggio.
L’insegnamento
intensivo, quasi corsi di formazione
seminariali, oggi si chiama “master”, sono i segni di un
percorso didattico rivoluzionario che, in quegli anni, attirò in
Sicilia
esperta da tutto il mondo,
favorendo la
realizzazione e la crescita della “sua” scuola, pensata con amore per i
“suoi”
ragazzi, mantenendolo giovane anche a novant’anni.
Molti
di questi ragazzini, alcuni dei quali dall’infanzia
difficile, reclutati nelle campagne maronite, altri scelti tra i più
brillanti
delle scuole statali, hanno proseguito gli studi presso la Scuola
Normale di
Pisa, la “Bocconi” di Milano, l’Università di Oxford e di Cambridge ed
ora, "splendidi
cinquantenni” sono affermati docenti, professionisti, medici,
ingegneri,
funzionari nella pubblica amministrazione e imprenditori nelle aziende.
Le
teorie statunitensi sulle intelligenze multiple e
l’individuazione di soggetti con elevato Quoziente Intellettivo (QI),
pone una
questione opposta a quella dei disabili e con problemi di
apprendimento, oggi
catalogati come BES autistici o altre patologie.
Il
termine “doppiamente eccezionali” emerso negli anni
Ottanta grazie agli studi di Howard Gardner e Robert Sternberg, ha
evidenziato
l’esistenza d’intelligenze diverse che manifestato spiccate attitudini
in un
settore e meno in altri.
Leonardo
da Vinci, Albert Einstein, Thomas
Eliot, Wiston Churchill sono certamente personaggi eccezionali, ma
anch’essi
sono stati designati quali portatori di disabilità nell’area
dell’apprendimento.
I soggetti superdotati, infatti, manifestano spesso disturbi di
comportamento.
Sulla
scia della scuola di don Lorenzo Milani nella “scuola di
Padre La Placa”, erano messi
al bando voti, interrogazioni, correzioni in classe o esami, tutti
elementi che
avrebbero potuto turbare la creatività dei ragazzi, mettendone in crisi
il
libero flusso emotivo. Non mancarono però le critiche per
quell’esperimento che
estrapolava dei ragazzini dal loro contesto e dal loro percorso
naturale
biologico, creando una sorta di area protetta per bambini che finivano
con il
sentirsi diversi, perché incasellati già nella categoria dei
superdotati
intellettivamente.
I
ragazzi, come avviene oggi nei “college” e nei
“campus”, erano anche coinvolti in lavori manuali e vita comunitaria. Avevano a disposizione anche una fattoria, con
cavalli e mucche che avevano imparato a mungere, per poi fare formaggi
con il
loro latte.
Cerasella
divenne anche una delle prime pizzerie del
territorio, gestita direttamente dai ragazzi, che tenevano, inoltre, la
contabilità del villaggio in completa autonomia. «Era una
scuola aperta a tutte le esperienze della vita - racconta
don Calogero - lo scopo principale era
stimolare la fantasia. Discutevamo di tutto senza pregiudizi, per far
sì che i
ragazzi scoprissero ciò per cui erano portati, in base alla loro
intelligenza».
Cerasella
per molti fu anche una sfida fatta di
ostacoli da superare: «Il villaggio -
confessa Giuseppe Mineo, uno dei primi allievi - ci ha
insegnato a trovare gli stimoli per andare avanti e per non farsi
sopraffare dagli eventi».
La
mancanza di fondi, (Padre La Placa non si è mai
voluto legare al carro dei politici), la struttura libera e autonoma
del
Centro, (non ha accettato di sottostare a vincoli burocratici e di
controllo),
elementi di sviluppo e di crescita del Centro, si sono rivelati nel
tempo
negativi e dannosi, provocando la chiusura del Centro e di quel sogno
avveniristico,
al quale il sacerdote superdotato ha dato impulso e vitalità, con
notevoli
sacrifici personali e della sua famiglia, rimane solo la pizzeria,
aperta pochi
giorni l’anno, e un drappello di talenti, sparsi per il mondo, che come
lievito
fermentano di valori la società civile sana e produttiva di cui la
Sicilia e
madre.
Conclusa
la sua missione attiva di Pastore, a Petralia
prima e a Palermo, assistito dalle sorelle ha continuato a
sognare, a pensare sempre in grande una realtà di sviluppo per le
intelligenze
a vantaggio delle Comunità cittadine, regionali, nazionali, europee.
Il
suo cuore
sacerdotale e la sua grande intelligenza, hanno pulsato sempre amore,
libertà e
speranza per i giovani in vista del “Nuovo umanesimo” di cui è stato
profeta e
guida in vista di un futuro di sviluppo e di progresso.
Ho
avuto la
fortuna di incontrarlo, conoscerlo e stimarlo come un sacerdote d’altri
tempi.
Egli nel 1985 mi accolse come giovane preside vincitore del concorso
nella sede
di Petralia Soprana, e lì conobbi la scuola dei superdotati. Egli mi ha
accompagnato come tutor pedagogico nel mio primo anno di presidenza.
Ora il
riconoscente ricordo diventa memoria, testimonianza di affetto da parte
di
tutta la Città che ha dichiarato il lutto cittadino ed il Sindaco
Pietro
Macaluso, con la fascia tricolore ha partecipato alla solenne cerimonia
funebre, officiata dal Vescovo di Cefalà, Mons, Giuseppe Marciante, che
citando
alcuni suoi versi ha fatto rivivere l’armonia delle stelle e la forza
degli
atomi.
I
suoi ragazzi
e quanti hanno ricevuto del bene custodiscono il tesoro di un incontro
che
cambia la vita e lo offrono agli altri nel servizio per il bene,
continuando la
missione d’intelligenza e di libertà nel caleidoscopio delle emozioni,
ripetendo la preghiera degli antichi cristiani: “Non ti
chiediamo, Signore, perché l’hai tolto, ti ringraziamo perché l’hai
donato “.
Giuseppe
Adernò
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