Valutazione scuola primaria senza voti, ma…
Data: Domenica, 10 gennaio 2021 ore 10:00:00 CET Argomento: Redazione
La normativa ha individuato, per la scuola primaria,
un impianto valutativo che supera il voto numerico su base decimale
nella
valutazione periodica e finale e consente di rappresentare, in
trasparenza, gli
articolati processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali
attraverso i
quali si evidenziano i risultati degli apprendimenti.
La
motivazione principale di tale innovazione trova le
sue radici nel cuore dell’azione didattica che è orientata non solo
all’acquisizione
di nozioni, ma ancor più allo sviluppo di apprendimenti e quindi di
specifiche competenze,
espressione della modificazione dei comportamenti, del modo di pensare,
di
sentire e di agire dello studente.
Le competenze
non sono elementi misurabili con il metro del voto, né utilizzando la
scala
numerica decimale, né tanto meno sono codificabili con termini
descrittivi
preconfezionati dei “livelli di apprendimento”.
Unica
formula della valutazione delle competenze è di
tipo descrittivo, che prevede una dettagliata elencazione dei traguardi
conseguiti in stretta connessione con il percorso didattico realizzato.
Tale
descrizione va espressa sotto forma di parole che fotografano nel
dettaglio gli
effettivi obiettivi raggiunti e le competenze acquisite.
Non si possano formulare giudizi generici o
standardizzati, ingabbiati in formulari di livelli preconfezionati, ma
un bravo
docente sa sempre trovare le parole adatte e gli aggettivi appropriati
per
descrivere come il suo alunno sta crescendo, quale traguardo di abilità
ha
raggiunto, esercitando le capacità acquisite e potenziate, in vista del
successivo traguardo di competenze.
Come
ha dichiarato la prof. Elisabetta Nigris, docente
dell’Università Milano Bicocca e coordinatrice del Gruppo nazionale di
lavoro
al Ministero, “quando si ha a che fare con grandi cambiamenti e con
riforme
così profonde non si può pensare a tempi brevi”.
Quanto
tempo ha richiesto il passaggio dal programma
alla programmazione e poi il cammino verso la “progettazione”?
La
valutazione descrittiva non può, infatti,
prescindere da una dettagliata progettazione didattica che scandisce
percorsi,
tappe intermedie e obiettivi didattici che per definizione sono “la
descrizione
delle competenze che lo studente acquisirà al termine del percorso”.
In
mancanza di una dettagliata progettazione del
percorso di apprendimento non si possono descrivere i traguardi
raggiunti e la
formulazione generica dei livelli proposti: avanzato;
intermedio; base; in via di prima acquisizione, non descrivono
veramente il
processo di apprendimento del singolo alunno che “cresce,
diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione
dei valori”.
Il
giudizio valutativo descrive i traguardi raggiunti
nella capacità/ abilità di saper comprendere, comunicare, esprimersi,
relazionare; delle abilità di calcolo, di analizzare e correlare dati;
di
descrivere i propri sentimenti e di crescere nella socializzazione.
Il
suggerimento della prof. Nigris di “iniziare ad
individuare uno o due obiettivi”, esercitando le capacità che si
possiedono,
rendendole abilità acquisite è opportuno e pertinente, e
quest’operazione
avrebbe dovuto avere inizio sin dai primi giorni di scuola, purtroppo
distratti
dalle molteplici incombenze di prevenzione del contagio Covid-19.
Al
termine del primo quadrimestre non si possono
scrivere parole asettiche e “buone per
tutte le stagioni” e adatte ad un generico bambino che cresce.
La
valutazione è “personale” riguarda, invece, il
singolo alunno, che dai livelli di partenza ha svolto un percorso di
miglioramento, seguendo i personali ritmi di apprendimento.
Non
è il caso oggi, in una scuola che tende alla
qualità, ripetere gli errori del passato, quando nella formula dei
giudizi di
valutazione “ sufficiente, buono,
distinto, ottimo” celava la corrispondenza con il voto 6,7,8,9 ed
ora anche
il riferimento ai livelli “di base, intermedio, avanzato “, rischia di
corrispondere ai voti dal 6 al 10.
Il
descrivere le abilità acquisite dai singoli alunni in
risposta al lavoro didattico svolto costituisce il segno concreto del “processo di apprendimento” e nello
stesso tempo documenta l’efficacia del lavoro didattico effettivamente
svolto.
Le
difficoltà che hanno caratterizzato il regolare
svolgimento delle lezioni, i cambiamenti d’insegnanti, alcuni
dichiarati
“fragili”, e la girandola di supplenti non hanno favorito una serena e
puntuale
progettazione didattica.
Dopo
le vacanze natalizie, la settimana di “didattica
a distanza” anche per i piccoli della scuola primaria, di fatto, fa
registrare
un rallentamento del ritmo di apprendimento e la scadenza del
quadrimestre mette
in evidenza le obiettive difficoltà valutative, che non si possono
improvvisare,
né incapsulare in stereotipate formule che “non dicono nulla” e non
descrivono
il processo di apprendimento dell’alunno.
Giuseppe Adernò
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