La carriera di un avvocato che diventa onorevole, ministro e presidente. Enzo Randazzo racconta
Data: Giovedì, 10 dicembre 2020 ore 15:00:00 CET Argomento: Redazione
Il presidente
Liccasarda è il politico nato nell'Italia degli anni Settanta, nelle
lotte di
bottega tra potentini locali e governanti illuminati.
Così
lo racconta il
preside Enzo Randazzo,
scrittore versatile e
sperimentalista, alla costante ricerca di un moderno senso di libertà
intellettuale ed esistenziale.
Nella
sfilata di maschere di cartapesta della politica italiana, l’Autore con
un linguaggio fluido e incisivo
ha voluto inserire l’avventura romanzata di un
personaggio siciliano che si fa
largo tra appalti, raccomandazioni e spintarelle
per approdare, ammaccato, ma indenne al Parlamento ed occupare uno di
quegli
scranni dove sono passati eccellenti uomini politici dell'Italia
contemporanea.
L’avvocato
Roberto Liccasarda comunica ai suoi collaboratori di aver ricevuto una
telefonata
dalla Segreteria
Regionale del Partito che intende candidarlo per le elezioni nazionali.
Ad
una candidatura che all’inizio appariva
riempitiva, senza alcuna possibilità di riuscita, segue un
coinvolgimento
generale dei giovani, degli amici, del parroco e all’insegna del
rinnovamento, e
mossi dal desiderio di elaborare nuovi progetti imbocca la via della
carriera politica
che apporta benefici e vantaggi a quanti collaborano fedelmente.
Convinti che “senza crescente pane
non se ne può impastare” Roberto da vero
leader avvia la campagna elettorale e con trecento lire si comprano
dodici
olive essiccate e sette sardine salate, lavate, diliscate e immerse in
olio,
limone e senape, quindi divise con equità e precisione, “una
per ciascuno a voialtri e due per me, che ho bisogno di più energia”,
da qui il titolo di Onorevole Liccasarda (che nel romanzo diventerà
Sottosegretario agli Interni, al Lavoro, Ministro del Turismo e
spettacolo,
Ministro dell’Interno e quindi designato come Presidente per formare un
nuovo
Governo) La data di partenza è il ventuno aprile del 1971.
Il romanzo, con un
sagace intreccio di espressioni contadine e coloriti proverbi popolari,
metafore e detti che intrecciano frutta, verdura, clima, vita
domestica, svela
impietoso le logiche eterne e immutabili della politica, nella quale il
“bene
comune” si proclama fine ultimo e resta veramente ultimo, in una
Sicilia che
vuole rinnovarsi, ma non riesce ad imboccare la strada giusta.
L’Autore
con una scrittura accattivante e avvolgente, nelle 112
pagine, fa scorrere in tredici capitoli l’avventura politica ambientata
nella Sicilia
del secondo Novecento
ed il protagonista appare ora modello, ora sosia di tanti
parlamentari di ieri e di oggi.
Brillano
come perle i dettagli descrittivi dei personaggi: i
capelli, i vestiti, gli atteggiamenti, i gesti, gli sguardi, e
l’Autore, fedele
verista, descrive e fotografa la realtà, cataloga i volti e i
sentimenti di
ciascuno e li proietta nella comparazione con i dibattiti televisivi
dei
politici di oggi.
Le
laceranti contraddizioni tra le speranze e gli obiettivi
attesi, la gestione della politica e della contrapposizione partitica
tra
maggioranza e minoranza, il voler arrivare prima degli altri e captare
consensi
e approvazione nella prolungata e interminabile campagna elettorale,
sono
raccontate in maniera semplice, immediata, sincera dai protagonisti del
racconto
romanzato, che nei dialoghi fitti ma scorrevoli, intrecciano interessi
personali e immagini di conquiste sociali, sempre incuranti
d’intercettazioni e
fraintendimenti. Tanto i politici fanno
tutti così e quindi si rispetta il cliché consolidato e validato nel
tempo.
In
uno dei primi film della saga degli
immortali personaggi di Giovanni Guareschi (Don Camillo e Peppone) vi è
una
scena in cui, durante una fiera di paese, gli avventori si accostano ad
uno
stand dove, con un soldo, si possono tirare tre palle per abbattere dei
fantocci raffiguranti vari personaggi. Uno di questi è l’effige del
parroco “di preghiera e di lotta” che, per quanto
presa di mira e colpita, rimane diritta come un fuso (poi si scoprirà
che c’era
un trucco, ma questa è un’altra storia).
L’onorevole
Liccasarda resta sempre in
piedi, dà e riceve colpi dai potentini
locali e dai governanti
illuminati,
e il “cursus honorum”
registra graduali ascendenti progressi da Sottosegretario a Ministro e
come ha
scritto Lucy Stray, tra le righe del romanzo, che fotografa una realtà
senza
tempo, appaiono fugacemente ora l’immagine di Trump, ora l’attenzione
verso i
deboli di Obama, ora l’espansività di Totò Cuffaro, ora l’atteggiamento
impassibile di Andreotti e nella descrizione della vita privata con le
donne il
lettore rivede le intrigate vicende di Berlusconi.
Gisella
Mondino nella presentazione del
volume ha scritto che si tratta di “un
intelligentissimo romanzo breve, colto,
appassionante, incalzante, dove la finzione, il falso, l'invenzione
l'hanno
vinta, sulla realtà, sull'equità, sul buon senso, lasciando poco spazio
per la
speranza”.
Il
ritmo serrato e vivace della narrazione e lo stile accattivante dei
personaggi che, ominicchi intriganti,
descritti come veri e credibili, assecondano nel lettore il desiderio
di
continuare a leggere per sapere se il personaggio si candiderà e cosa
accadrà
durante la campagna elettorale.
Sfogliando le pagine del romanzo si saprà
cogliere la lezione di “sicilitudine” sottile e
ironica descrizione della realtà politica,
sociale e morale nella quale la fiaccola dei valori e del bene comune,
brilla e
si consuma, ma … sempre verso il cielo.
Giuseppe Adernò
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