Salviamo la stretta di mano
Data: Marted́, 01 dicembre 2020 ore 10:52:26 CET
Argomento: Redazione


Tra le privazioni più difficili da accettare, durante questo lungo periodo di “privazioni”, è l’astensione dal contatto fisico amicale che consente, soprattutto ai giovani, di trasmettere sentimenti di amicizia e di condivisione anche quando le parole non sanno o non possono farlo.

Ora il distanziamento ci impedisce l’abbraccio: è comprensibile il rischio ed è auspicabile la prudenza da parte delle persone “consapevoli”, ed è consequenziale che questo generi sofferenza nel momento in cui non si può o non si sa ricorrere alle parole.

Per i giovani, che preferiscono un approccio comunicativo più totale, plateale, esuberante è comprensibile che l’abbraccio sia visto come l’unico strumento di “comunicazione”, ma dovendo “rinunziare” all’abbraccio, per chi lo volesse -giovane, adulto o anziano- perché non consentire la stretta di mano, sia pure con la protezione di guanti in pvc!... Forse non sarebbe “bello da vedere”, ma questo non sarebbe l’essenziale: “L’essenziale è invisibile agli occhi” dice il Piccolo Principe nel suo viaggio sul Pianeta Terra, e l’essenziale della stretta di mano non sta nella platealità, ma nel suo tempo e nella sua intensità.



Perché dunque non “sdoganare” la stretta di mano?! Si può “dire” tanto, attraverso una stretta di mano: dalla freddezza sfuggente di chi non ha niente da “comunicare”, all’energia empatica più completa e più profonda che neanche la presenza “sterile” di un guanto in pvc può arrestare: si possono comunicare, anche in pochi secondi, tante più sfumature di quanto non si riesca con un abbraccio effimero.

Non mi attribuisco l’origine di quest’idea, che è di un gruppo di Operatori Sanitari di un centro Covid, i quali hanno trovato, con sensibilità geniale, per i loro assistiti convalescenti un sistema di “maniche” e protezioni per braccia e gambe, simili alle loro. Queste “armature trasparenti” hanno consentito ai pazienti di fare e ricevere una carezza, di stringere le mani delle persone loro care che, fino ad allora, avevano potuto solo vedere, e da lontano!

E allora, con una soluzione simile, previo l’aiuto degli “sdoganati” guanti “usa e getta” a protezione dal contatto e dal contagio, si potrebbe, credo, affrancare almeno la “stretta di mano” che, compatibilmente con le cautele anti pandemiche, non ha bisogno del contatto pelle a pelle,  perché  è nella sua durata e nel suo calore che risiede l’energia della sua stessa natura empatica e rassicurante.

 

Enza Grecuzzo  





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