Je suis enseignant – Siamo tutti insegnanti
Data: Venerdì, 23 ottobre 2020 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
Samuel Paty , 47 anni,
padre di due bambini, era un insegnante di storia e geografia alla
Scuola media
di Conflans-Sainte-Honorine, nel nord di Parigi.
Venerdì
16 ottobre, con un
gesto premeditato e preparato su istigazione di alcuni adulti, è stato
ucciso
in modo orribile, decapitato, da un suo allievo perché aveva mostrato
in classe
le vignette di Charlie Hebdo sul grande profeta Maometto.
Non
è assurdo che al
giorno d’oggi una persona, in Francia o in un altro Paese europeo,
possa morire
per la libertà? Si chiede Pietro Polito e se lo chiedono tutti gli
uomini ben
pensanti.
Nell’era
del Covid, sotto
l’ombra nera del contagio che miete innumerevoli vittime, si può morire
anche
per la Libertà di opinione e di stampa.
Il
Presidente Macron ha
commentato a caldo quest’orrendo assassinio, dicendo che l’insegnante è
stato
ucciso “perché insegnava la libertà di credere e non credere”.
Paty,
che amava il suo
mestiere, inteso come professione perché “credeva a quel che faceva”,
ha avuto
il “il coraggio di insegnare la libertà”.
Nello svolgimento della
sua azione didattica, come ha scritto Michela Marzano su “La Stampa”
Samuel si
è posta la domanda: “E adesso che faccio con i miei studenti, quando
arrivo al
capitolo libertà d’espressione? Dico loro che è un cardine delle nostre
democrazie liberali, e che quindi non la si può né sopprimere né
restringere -
a meno che non ci si trovi di fronte all’incitamento all’odio,
all’apologia dei
crimini contro l’umanità o alla diffamazione - oppure taccio per non
mettermi
in pericolo?” [1] .
Come
recita l’art. 33
della nostra Costituzione: «L’arte e la scienza sono libere e libero ne
è l’insegnamento»,
la libertà di insegnamento e di espressione è riconosciuta e garantita
quale
diritto individuale ed è anche un dovere pubblico
dell’insegnante-educatore che
insegna a pensare e non si limita a trasmettere il “già pensato”.
La
libertà d’insegnamento
è la migliore garanzia della neutralità dell’insegnamento e in
democrazia non
può essere delegata né può essere indirizzata da indicazioni
governative, siano
esse politiche o religiose. Ha un legame stretto con la finalità
educativa
della scuola che è, appunto, la ricerca del miglior bene dello
studente, la sua
crescita e la formazione integrale come persona, uomo e cittadino.
La
corresponsabilità
educativa con i genitori, primari responsabili dell’educazione dei
figli, non
va intesa come limite alla libertà d’insegnamento, ma come costante
ricerca di
convergenza verso i comuni ideali e le condivise finalità della piena
realizzazione del progetto di vita di tutti e di ciascuno.
La
cattedra non è il
pulpito dei sacerdoti laici, né la tribuna dei comizi e la scuola non è
il
luogo della propaganda politica o religiosa. L’insegnamento della
Religione
Cattolica nelle scuole italiane, regolamentato dai Patti Lateranensi e
dai
Concordati e dalle Intese , risponde al dovere di “educere” la
dimensione
religiosa di cui ogni essere umano è portatore, così come attraverso
l’insegnamento
delle discipline si “tirano fuori ” le diverse dimensioni: storica,
geografica,
artistica, musicale, fisica, logica e linguistica presenti nelle
potenzialità
dell’alunno che “a scuola cresce, diventa uomo, apre i suoi occhi al
vero e
scopre la dimensione dei Valori”.
Di
fronte al corpo
straziato di Samuel Paty, abbandonato a se stesso, mostrato decapitato
senza ritegno,
né rispetto nei telegiornali di massima visibilità agli occhi morbosi
di una
presunta opinione pubblica, non si può restare in differenti e la
risposta l’ha
data quell’affollatissima piazza di Parigi con i mille cartelli
parlanti Je
suis Samuel
Ammirando
il coraggio di
Samuel, viene in mente il famoso adagio manzoniano: “Uno il coraggio,
se non ce
l’ha, non se lo può dare”. Di fronte alla prepotenza dei bravi e del
loro
padrone, don Abbondio si mette in pace con il mondo e con la propria
coscienza,
Samuel, invece, non ha seguito la
filosofia di don Abbondio, ha insegnato la libertà ed ha tramesso a
tutto il
mondo una lezione di coraggio, premiata con la massima onorificenza
francese
della Legion d’Onore.
Oggi
anche noi tutti,
docenti, genitori, adulti siamo educatori e possiamo dire Je suis en
enseignant
– Siamo tutti insegnanti, Lo si dice con convinzione, con il cuore, non
solo
con le parole, ma con la testimonianza della vita.
Giuseppe Adernò
|
|