Lacrime e scuola
Data: Domenica, 27 settembre 2020 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Chi non s’è commosso, fino alle lacrime, la mattina del 14 settembre, varcando il portone d’ingresso, incontrando i colleghi e il preside, e abbracciando “a distanza” i ragazzi dopo sette mesi di “vuoto cosmico” e risentire, come una lusinga, “prof”, scagli la prima pietra. E le lacrime sono visioni e palpitazioni, vibrazioni e manifestazioni di vita. Le lacrime sgorgano dal cuore e ci salvano dall’indifferenza e dalla solitudine, sono un balsamo per gli affetti e le emozioni, e danno la cifra esatta per la rinascita dell’uomo e la ripartenza della scuola. Certo, a guardarli bene sono di pessimo gusto i “banchi monoposto”, oltre ad essere inservibili, e sono goffe le mascherine che nascondono il sorriso e le strepitose abbronzature estive, ma forse sono “salvamento di vita” e quindi conviene fare… buon viso a cattivo gioco!

Anche per questo sarà un anno speciale, unico, difficile, forse un anno da dimenticare. Ma si ricomincia, finalmente!
Certo, lo percepiamo, lo avvertiamo, nei corridoi, nelle aule, persino nelle vicepresidenze, dove l’anno scorso aleggiava un’aria leggera e frizzante, adesso grava un non so che di imbarazzo, di riservatezza, quasi di diffidenza… per colpa del distanziamento e del timore dell’altro.

Incombe su tutto un velo di mestizia e di prudenza, di ansia e di sospetto, anche il tempo passa quasi in punta di piedi, là dove regnava dinamismo, vitalità e confusione, con l’allegro vocio dei ragazzi in attesa della ricreazione e il tormentone giornaliero della professoressa che intimava già da settembre, “ragazzi la scuola è finita!”. Chissà quando finirà di questo passo la scuola quest’anno!

Chissà come finirà, come ci finirà! Ma la scuola ha bisogno dei ragazzi per vivere, ha bisogno di allegria, di sorrisi, di grida, di sospiri. E di speranza. E allora che la scuola ritorni a correre e a gridare! E che non abbia paura neppure “dell’occhio che cade”.

Celebrerà la bellezza della gioventù e della voglia di vivere. E del desiderio di ritornare al tempo gioioso della normalità.

Angelo Battiato





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