Ricordo del professor Fernando Mainenti
Data: Martedì, 25 agosto 2020 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
All’alba
del 15 agosto ha cessato di vivere il
Cav. Prof. Fernando Mainenti, insigne cultore di storia di Sicilia,
originario di Giarre e collega di tanti illustri studiosi
dell’Università di
Catania.
La
Redazione formula sentite condoglianze ai familiari e pubblica il
profilo
presentato in occasione del funerale presso la Basilica Collegiata.
Classe 1928, ha visto coi propri occhi le brutture
della guerra e ha respirato gli anni della rinascita e della
ricostruzione
partecipando attivamente alla vita politica siciliana, anche su fronti
ideologici spesso avversi alle posizioni cattoliche, eppure mai nella
sua vita
ha assunto atteggiamenti anticristiani ed anzi ha voluto per i suoi
figli, in particolare
per Francesco, una solida educazione cattolica, consapevole del grande
valore
della cultura cristiana.
Legatissimo alla figura della madre e devoto a
quella del padre, ufficiale della Guardia di Finanza, è stato sempre un
grande
amante delle tradizioni e soprattutto un appassionato cultore della
storia di
Sicilia che sapeva trasmettere con una aneddotica stuzzicante e sagace.
Spirito spesso dissacrante, con un umorismo
tagliente, è stato sempre un gentiluomo generoso, grande amante della
compagnia
degli amici che accoglieva alla sua tavola trasformando quegli incontri
conviviali in veri e propri simposi nei quali, con garbo e simpatia,
regalava
sempre straordinarie pillole di cultura che spaziavano dalla storia
delle
gustose pietanze che amava preparare a eventi storici che si perdevano
nella
notte dei tempi.
Per lui la Sicilia e la Sicilianità erano tutto.
Innumerevoli i suoi scritti pubblicati sulla rivista Agorà coi quali
custodiva la memoria storica di personaggi ed
eventi spesso sconosciuti ai più mediante uno registro verbale classico
ma
accattivante.
I suoi racconti trasudavano sempre passioni ed
emozioni; i suoi ricordi erano talmente vividi da rappresentare in modo
plastico gli eventi di cui parlava, quasi a farli riviverli attraverso
le sue
parole: gli anni della guerra, gli studi universitari, le battaglie
politiche, i
primi passi nella carriera come docente e tutti gli aneddoti legati
alla sua
attività formativa.
Ai luoghi natii dedicò il suo primo romanzo
autobiografico, “Il fiumefreddo”, le
cui pagine più intense sono dedicate alle figure dei nonni, dei
genitori ma
soprattutto al brillante profilo dello zio arciprete – suo padrino – a
cui era
legatissimo, dalla cui appassionata descrizione emerge chiaramente la
sua
vicinanza ai valori della fede e della società tradizionale.
Per il professore Mainenti le radici sono state
sempre fondamentali e la Storia non è mai stato solo un asettico
susseguirsi di
eventi, ma era un qualcosa di vivo, tangibile e di costantemente
presente.
L’essenza cristiana della Sicilia per lui era
imprescindibile e la considerava essenziale per vivere realmente la
sicilianità. La sua devozione nel riscoprire antiche tradizioni di
pietà
popolare, il suo avventurarsi a seguire i riti della settimana santa
nei posti
più sperduti dell’isola, si univano così al suo spirito tradizionale
che si sintetizzava
poi nel suo essere “borbonico fino al
midollo”.
Per lui ricevere la croce di Cavaliere Costantiniano fu
un evento particolarmente emozionante
che ha costituito un significativo riconoscimento per l’indiscussa e
costante
fedeltà alla Casa Reale delle Due Sicilie.
In più amava sempre ricordare con orgoglio di essere
nato lo stesso giorno di Pio XII, “anche se diversi decenni dopo”
precisava.
Ha vissuto a lungo, e la vita certamente non gli ha
risparmiato dispiaceri e dolori. Eppure aveva sempre il sorriso, la
battuta
pronta.
Le radici erano sempre solide e presenti, così come
anche la consapevolezza della finitezza umana.
Adesso raggiungerà la moglie Piera, scomparsa 22
anni fa, e giacerà insieme ai genitori, in quel campo santo di Giarre
in cui
egli stesso ha sempre chiesto di avere l’eterno riposo.
Fabio Adernò
|
|