Maria Teresa Moscato: Pedagogia del conflitto coniugale (Percorsi di genitori e figli fra crisi e risorse)
Data: Venerdì, 07 agosto 2020 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
La lettura dell’esortazione apostolica “Amoris laetitia”,
dono di Papa Francesco
alla Chiesa (2016), ha indotto la psicopedagogista Maria Teresa
Moscato, già
ordinario di pedagogia generale all’Università di Bologna, a scrivere
un
prezioso volume: “Pedagogia del conflitto
coniugale. Percorsi di genitori e
figli tra crisi e risorse” (Marcianum Press - 2020)
Nei quattro capitoli vengono
approfondite in maniera originale le tematiche educative alla luce
della
pedagogia dell’Amoris laetitia”, che
pone al centro la responsabilità non delegabile dei genitori, che
afferisce
all’educazione morale, intesa non come elencazione di norme etiche, ma
di “orientamento dell’Io del figlio
(intelligenza ed affettività) nei confronti della realtà interna ed
esterna
all’io e nei confronti dell’esperienza del vivere”.
L’Autrice analizza il processo educativo
che, come avvenimento di lunga durata è dinamico, complesso e
interattivo, risponde
ai bisogni e costruisce legami e relazioni tra genitori e figli,
stimolando il
senso d’identità e di appartenenza che, quando vien meno genera il
“conflitto
coniugale”, con le dannose conseguenze sulla crescita armonica dei
figli.
L’indebolimento dei ruoli di “adulti
significativi”, con la specificità delle funzioni paterne e materne,
provoca dinamiche spesso imprevedibili e incontrollabili.
La sindrome di Geppetto, il viaggio di
Pinocchio, il gioco del tiro alla fune, i porcospini di Schopenhauer,
la
saggezza di Salomone, la zizzania e “la preoccupazione
e protezione del grano”, la “danza
dell’amore” sono tutte metafore, parabole ed esemplificazioni che
l’Autrice
utilizza per spiegare il rapporto genitoriale, il “viaggio iniziatico”
nello
sviluppo educativo che “fa nel bambino le
veci dell’adulto che questi sarà” come affermava il pedagogista
salesiano don
Gino Corallo.
La guida educativa afferisce anche alla
sfera della sessualità, oggi “impoverita e banalizzata” da una
pornografia
emozionale senza controllo.
La crisi della famiglia e la frequenza
dei conflitti coniugali trovano corrispondenza nelle relazioni
adolescenziali
precoci che si dilatano nel tempo della giovinezza, con forme di
convivenza, senza
mai diventare effettivamente relazioni “amorose” di natura coniugale.
Citando il maestro, Don Gino Corallo,
l’Autrice focalizza il primato dell’educativo che rende “l’educazione
madre della famiglia” e non “la famiglia madre dell’educazione”.
“Fine
primario del matrimonio non è la rigenerazione della vita nel senso
fisico, che
potrebbe essere garantito da relazioni sessuali non stabili, ma la
protezione e
la cura della vita” nel
processo di umanizzazione che tende alla pienezza della forma umana e
alla “maturità”
così da rendere la persona, “personalità”.
Il matrimonio, segno e icona dell’amore
divino, comporta un processo dinamico che tende a restituire alla
famiglia la
primazia dell’educazione. È questa la
sfida che “Amoris laetitia”, lancia
alla società individualista e relativista di oggi che “non riconosce la
natura superindividuale dell’unità familiare” e
traccia il programma di un ambizioso percorso di crescita che vede
nella cura
delle famiglie l’attualità dell’annuncio evangelico, una forma di
“protezione del grano” che dà alimento e
vita.
Non si tratta di un “buonismo superficiale” o di una
“indulgenza”, scrive Moscato, ma presenta
un’apertura alla realtà, un riconoscimento realistico della positività
oggettiva di ogni “coltura di grano” e come tale va “protetto”, difeso,
curato
ed educato al bene.
L’attenzione pastorale nei confronti
delle “famiglie ferite” ritorna
frequente nelle pagine del volume che analizza i comportamenti dei
genitori e
dei figli nel conflitto coniugale, rispondendo agli interrogativi sul
come
prevenire o accompagnare un conflitto, come affrontare il “dopo” in una
prospettiva
di positività.
Anche se “le famiglie infelici si somigliano tutte”,
ogni conflitto è “unico” e non possono esserci ricette educative
generalizzabili per cui, nonostante il suo carico di rancori e
delusioni, il conflitto stesso deve poter aprire una nuova fase
positiva di
esistenza, per genitori e figli.
La famiglia è un’impresa comune e non è un destino.
Questa consapevolezza sollecita un atto educativo che genera
comportamenti di
rispetto reciproco e di cooperazione attiva e responsabile. In essa
ciascuno
dei componenti diventa “azionista” e
contribuisce al bene comune, che sarà efficace se convergente
nell’orizzonte
culturale della famiglia.
“Il
figlio diviso in due”, come recita la saggia sentenza salomonica, è
l’icona
simbolo del conflitto coniugale, nel quale il figlio viene utilizzato
come arma
di difesa per i propri egoismi, e tutto ciò provoca irreparabili danni
alla
crescita culturale, psichica, affettiva e sociale dei figli.
Nell’ultimo capitolo l’Autrice,
pedagogicamente, elenca le strategie per “riconquistare un futuro oltre
il conflitto”
e disegna nella “riconciliazione” un
nuovo orizzonte, quale compito esistenziale per genitori e figli,
perché, anche
se non comporta il ricongiungimento e la ripresa della vita coniugale,
essa aiuta
a superare le dinamiche negative del conflitto. Nel volume la dinamica
di tale
processo è descritta nelle diverse fasi del “tessuto psichico
stratificato” e
con intelligenza si apre alla comprensione dei limiti e dei bisogni
dell’altro,
al ridimensionamento delle questioni, e tutto ciò produce una
“riprogettazione
ideale della propria vita”, quasi un riprendere il timone verso una
nuova
direzione.
La lezione dell’Amoris laetitia, che aiuta ad
“accompagnare, discernere e integrare la fragilità” suggerisce
l’ambizioso
obiettivo di “trasformare il conflitto
coniugale in un’occasione di rinnovamento sostanziale della vita”
E’ necessaria una “conversione”, che va oltre il
semplice “medicare le ferite”, aiuta a vincere il senso di colpa,
trasforma
il rancore in perdono, e segna l’inizio di nuove fecondità dell’animo.
Anche alla luce delle preziose
esperienze professionali, l’Autrice analizza i problemi connessi
all’affido condiviso pensato come un bene
per il figlio, ma spesso con effetti pedagogicamente negativi per le
continue
interferenze, per la perdita di spazio abitativo di riferimento, per la
presenza di “genitori terzi”, che non
potranno mai essere un “nuovo papà” o
una “nuova mamma”.
La fenomenologia dell’insuccesso, che può
investire anche il rendimento scolastico dei ragazzi che vivono il
dramma del
conflitto della separazione, sollecita una richiesta di attenzione e di
aiuto
che adulti ed educatori attenti e sensibili dovrebbero saper cogliere.
Principio strategico trasversale e
generale in tutti i contesti comunitari è l’ascolto
autentico, attivo ed empatico, come suggerisce Carl Rogers, per
accogliere
e riconoscere i sentimenti, favorendo l’accoglienza, dando la
possibilità di
riverbalizzare il dramma subito, senza minimizzare o senza banalizzare
gli
eventi, né prendere le parti di uno o dell’altro.
Citando la metafora di E. Fromm, che
vede il figlio capace di diventare “padre
e madre di se stesso”, il volume detta alcune regole pedagogiche per
indirizzare l’intervento educativo verso l’autonomia, la capacità di
oltrepassare
la spirale dei risentimenti e dei rimpianti, aiutando i ragazzi a
“guardare lontano, in alto e sempre avanti”.
La metaforica immagine della fiaccola della
vita che passa come staffetta da una generazione all’altra, già
utilizzata da
Platone, da Lucrezio, Catullo e tanto cara a Don Corallo, costituisce
un monito
per l’adulto educatore, che con la parola ed ancor più con la presenza
vigile e
attenta, si rende “tedoforo” di amorevolezza e balsamo di conforto per
sanare
le cicatrici, provocate dal conflitto coniugale, che assommano
immaturità,
incomprensioni, tradimenti, sfiducia, mancanza di reciproco rispetto.
L’“Amoris
laetitia”, lezione di amabilità senza violenza, guida alla scoperta
dell’amore
gioioso, che si nutre di libertà, di rispetto, di fiducia e di
speranza, scritta
per “medicare e cicatrizzare le ferite”,
allarga gli orizzonti dell’accoglienza, della misericordia e del
perdono e
sollecita genitori, educatori, docenti, catechisti ad avviare un nuovo
cammino
di ascolto e di attenzione, “proteggendo
il grano” della famiglia, centro di vita, e migliorando la crescita
della
comunità senza prevenzioni e barriere.
Giuseppe Adernò
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