Incontro con Gesù a Gerusalemme
Data: Sabato, 11 aprile 2020 ore 09:00:00 CEST
Argomento: Redazione


La via principale della città era piena zeppa di gente, una moltitudine di persone, come non si vedeva da molto tempo, come capita di vederla solo nelle grandi occasioni, in alcune ricorrenze importanti. Gente ovunque, lungo la via, davanti le case, affacciati alle finestre, sui muri, sotto gli alberi, tutti allegri, festanti, gioiosi. Chi salutava, chi batteva le mani, chi sollevava rami d’ulivo o di palme, chi s’agitava con vigore per farsi notare, chi chiamava, chi urlava un nome ad alta voce, chi invocava qualcuno. Tra la folla c’era chi spingeva, chi strattonava per farsi largo, chi chiedeva aiuto, i bambini, aggrappati alle vesti delle loro madri, piangevano impauriti, altri rimasti soli si disperdevano nella confusione , madri che cercavano i figli, anziani che soffrivano e s’agitavano per la ressa, tutti si muoveva a fatica, molti tra spintoni e grida cadevano a terra. Per non parlare degli animali, cavalli, muli, asini, cani, anatre, infuriati, imbizzarriti sollevavano polvere a non finire, da non far capire e vedere nulla. Insomma, la città era in festa, dappertutto grida di gioia, di esultanza, di giubilo.

Io, in un primo momento, non compresi il motivo di così tanta baldoria, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, m’avvicinai alla marea di gente, con prudenza per non rimanere travolto, e chiesi spiegazione, la risposta, stranamente, fu istantanea, precisa: “Stamani in città è venuto Gesù, il Nazareno, il Rabbi, dicono che in Galilea ha fatto tanti miracoli, ha resuscitato persino un uomo morto. Se rimani qua, lo vedi passare pure tu”.

Io rimasi di stucco, “Gesù di Nazareth”. Si, confesso che ne avevo sentito parlare di recente, ma mai avrei immaginato di poterlo vedere, di incontrarlo. Così anch’io, tra la folla, rimasi ad aspettare il passaggio del Maestro, come tutti lo chiamavano. E così dopo un po’ apparve tra la folla, vestito di bianco, sopra un asino, seguito a fatica da un gruppo di giovani.
Molti, al suo passaggio, stesero i loro mantelli sulla strada, sotto gli zoccoli dell’animale. E tutti, come impazziti, gridavano, “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Lui era sorridente, gioioso, vestito con una tunica bianca, sopra un asino, seguito da alcuni giovani che sembravano soddisfatti, felici della scena gli si parava intorno a loro. In seguito mi dissero che erano i suoi discepoli.

Accanto a lui c’erano anche alcune donne vestite di nero, mi dissero i suoi familiari, sua madre e delle sue amiche. All’improvviso si fermò proprio davanti a me, stranamente, inaspettatamente. La folla era in visibilio, tra urla, schiamazzi, spintoni, non si capiva nulla. Poi, a un tratto, gli animi s’acquietarono, calò il silenzio, una calma improvvisa, quasi innaturale, qualcuno che si trovava accanto a lui lo chiamò, gli disse qualcosa, e lui iniziò a parlare. All’inizio non riuscivo a sentire le parole, poi pian piano la sua voce sovrastò il trambusto, diventò chiara, nitida, decisa. Tutti lo ascoltammo in silenzio.

Un uomo gli chiese, “Maestro, com’è il Regno dei Cieli, di cui tanto parla?”. E lui, con voce calma, rispose, “Il Regno dei Cieli è simile a dieci vergini…”. Il sole picchiava alto nel cielo, c’era un gran caldo, molti, vinti dalla stanchezza, si staccarono dalla folla e andarono via, altri rimasero ad ascoltarlo. Ad un certo punto, all’improvviso, lo vedemmo piangere, e gridare, “Vedete tutte queste cose? In verità vi dico: non rimarrà qui pietra su pietra, che non sarà diroccata”. Tutti ci guardammo esterrefatti, sconvolti.

Al che io, mi presi di coraggio e gli domandai, “Maestro, ma perché tutte queste parabole, questi giri di parole, perché non ci dice realmente com’è fatto questo Regno dei Cieli?”. Lui, mi guardò fisso negli occhi, sorrise lievemente, e mi rispose, “Amico, tu non puoi immaginare com’è il Regno dei Cieli, nessuno lo può capire! Neppure se ve lo raccontassi paro paro! E poi, non ci crederai, ma non sono riuscito ancora a trovare parole umane capaci di far capire, di spiegare, di descrivere il mio Regno”.

A questo punto, preso di coraggio, gli chiesi ancora, “Maestro, quando finirà questo finimondo che stiamo vivendo? Quando?”. E ancora mi fissò con tenerezza, “Caro amico, dovete piangere ancora, piangere con il cuore. Ma non abbiate paura, le lacrime vi condurranno al mistero, alla purificazione e alla salvezza. - poi aggiunse - Non vi spaventate, il Padre mio raccoglierà le lacrime di ciascuno di voi in un otre e non ne perderà neppure una! Anch’io ho pianto, per la morte del mio amico Lazzaro, anche Maria Maddalena ha pianto, anche Pietro. Ma abbiate fiducia, per voi non è giunta ancora l’ora.
Vi salverete, il mondo si salverà!”.

Al che, in quel momento, mi commossi e piansi anch’io. Lui, invece, sorrise, e ricordo che alzò lievemente lo sguardo verso il cielo. Poi più niente. Ricominciò la calca, il vocio della gente, la confusione, l’asino venne spinto dai suoi, e dalla folla che ritornò ad acclamarlo, ad esultare. E proprio mentre andava via, prima di scomparire nella ressa, voltò gli occhi verso di me, mi guardò fisso e disse, sempre nella sua lingua, che a me sembrò siciliano, “Però attentu, cu sempri vidi a prucissioni e a missi, non è lignu di fari crocifissi”. Che voleva dire, boh!?

L’asino fu sommerso dal trambusto e il Maestro scomparve per sempre… Passata appena una settimana, appresi, da alcuni viandanti, che Gesù di Nazareth, “venuto nel nome del Signore”, come gli gridava quel giorno la folla, era stato arrestato con l’inganno, processato di notte, deriso, sbeffeggiato, fustigato a sangue, massacrato e infine messo in croce, in un luogo detto Golgota, proprio fuori le mura della città.

Angelo Battiato





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-24884481.html