progetto #io resto a casa e penso alla scuola
Data: Giovedì, 02 aprile 2020 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


La sera del 4 marzo ci è stato comunicato che dall’indomani mattina l’azione didattica sarebbe stata momentaneamente sospesa. C’era anche una data, ma tutti sapevamo che in realtà, visto come stavano andando le cose, la scadenza non sarebbe stata certo rispettata visto che ogni ora che passava ci si rendeva conto che ormai il problema Coronavirus era dilagato e come, una pioggia dal cielo, aveva, a poco a poco, toccato tutti i paesi del mondo fino a diventare una “Pandemia”.
“Pandemia”, una parola terribile, chissà quante volte è stata usata o abusata dagli uomini e non certo per un problema così grave! Purtroppo quando la vita scorre nelle abitudini e nella monotonia si cerca sempre il sensazionalismo. Poi arrivano quelle giornate che neppure il migliore scrittore ”fantasy” avrebbe potuto immaginare!

Ci siamo ritrovati dall’oggi al domani a vivere una vita diversa da quella che ognuno di noi aveva mai vissuto. Rintanati nella propria abitazione, come nascosti, per giorni e giorni: certo non è andare in guerra ma è sempre uno stress stare a casa tutti insieme, tutti i giorni, abbandonando ognuno le proprie attività, il lavoro, la scuola, la spesa quotidiana, le passeggiate, la palestra, le visite ai familiari, gli abbracci. Chissà se, quando finirà questo brutto momento, saremo capaci di abbracciarci, di parlarci, di non diffidare di chiunque, volutamente o involontariamente, si avvicina a noi. Si è insinuato in noi il sospetto, la più subdola delle sensazioni che gli esseri umani possano provare, nulla è certo ma tutto è possibile. Torneremo a volerci bene, ad essere affettuosi, ad essere fratelli?

Intanto stiamo tutti insieme sulle chat, reunion con i colleghi, con gli alunni, con gli amici, con i parenti, specie se lontani fanno la videochiamata. Ma se ci incontrassimo davanti alla fila del supermercato o in farmacia ci fermeremmo a parlare o ci metteremmo a distanza? In questi giorni tutti abbiamo pensato a Manzoni, incubo dei nostri giorni scolastici, lui aveva creato l’”untore”, lui ci aveva descritto di come la sera, per le vie, passasse il carro per ritirare i cadaveri di coloro che durante la giornata erano deceduti. Penso che ognuno di noi lo abbia ricordato, ogni volta che, in questi giorni, ha vista a sera i camion in fila con il lor triste carico delle bare di coloro che quel giorno avevano perso la vita. Sembra che il mondo si stia sbriciolando. Ma so che alla fine ne verremo fuori ma solo se ognuno di noi lotterà per farlo. Solo se abbandoneremo l’egoismo, la superbia, l’acredine, i giudizi, la violenza, l’attaccamento al potere che in questi giorni di dolore, invece, imperversano sui social. Insieme ce la faremo. Avvicinandoci a Dio. “Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato” ha detto il 27 marzo Papa Francesco, ed io aggiungo un mondo che Dio ci ha dato sano e che noi abbiamo fatto ammalare.

Mariella Di Mauro







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