Vi spiego perché essere contrari alla legge di parità non è un’ideologia sessantottina ma una garanzia dell'art. 33 della Costituzione!
Data: Domenica, 16 febbraio 2020 ore 09:00:00 CET Argomento: Sindacati
La parità scolastica è certamente un argomento che il ministro dovrà
affrontare anche se non l'ha inserito nelle linee di indirizzo. La
parità scolastica in Italia è una partita aperta, una falla del sistema
Stato che è di difficile soluzione.
L'influenza del Vaticano sul sistema scolastico italiano è reale, non
è soltanto per la vicinanza, il Miur dista solo 5,9 Km dalla Città del
Vaticano ma soprattutto per le leggi, gli accordi e convenzioni che
regolano i rapporti tra i due stati.
In Italia esiste il principio costituzionale della libertà di
educazione e trova la propria realizzazione attraverso le scuole
statali, le scuole riconosciute paritarie e le scuole non paritarie ai
sensi della Legge 10 marzo 2000, n. 62, nonché le scuole straniere,
comunitarie e non comunitarie, operanti sul territorio nazionale di cui
al DPR 18/04/1994, n. 389.
Le scuole non statali sono costituite da scuole paritarie private e
degli enti locali e le scuole non paritarie.
Il riconoscimento della parità scolastica inserisce la scuola paritaria
nel sistema nazionale di istruzione e garantisce l'equiparazione dei
diritti e dei doveri degli studenti, le medesime modalità di
svolgimento degli esami di Stato, l'assolvimento dell'obbligo di
istruzione, l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore
legale e, più in generale, impegna le scuole paritarie a contribuire
alla realizzazione della finalità di istruzione ed educazione che la
Costituzione assegna alla scuola.
Le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico e devono accogliere
chiunque, accettandone il progetto educativo, richieda di iscriversi;
compresi gli alunni e studenti con handicap.
Le scuole non paritarie sono iscritte in elenchi regionali aggiornati
ogni anno. Esse non possono rilasciare titoli di studio aventi valore
legale né attestati intermedi o finali con valore di certificazione
legale; la regolare frequenza della scuola non paritaria da parte degli
alunni costituisce assolvimento dell'obbligo di istruzione.
Esiste però un'incongruenza giuridica tra l'art. 33 della Costituzione
e la Legge 62/2000.
Dal 2000 (fu il centro sinistra con il Presidente del Consiglio D'Alema
ad approvare la Legge 62/2000) le strutture scolastiche paritarie
confessionali e degli enti locali ricevono un contributo statale di 570
milioni di euro a fronte della presentazione di un progetto didattico
educativo.
Negli ultimi anni centro sinistra e centro destra stanno spingendo per
garantire a queste strutture la vera attuazione della parità scolastica
seguendo la linea della libera scelta educativa da parte dei genitori.
Sembrerebbe tutto perfetto ma non è così.
Secondo noi i contributi statali configgono con l'art. 33 della
Costituzione:
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La
Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole
statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto
di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo
Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non
statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e
ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli
alunni di scuole statali. E` prescritto un esame di Stato per
l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di
essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale. Le istituzioni
di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi
ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato".
Il paradosso italiano è che le forza politiche sono praticamente tutte
unite (compreso il M5S anche se all'interno c'è ancora qualcuno che non
è d'accordo) nel garantire o addirittura aumentare i contributi alle
scuole paritarie confessionali mentre gran parte della società italiana
è contraria a garantire questa "retta" statale annuale di 570 milioni
di euro nei confronti delle scuole paritarie confessionali, togliendoli
di fatto alle scuole statali e al fondo di funzionamento di ogni
singolo istituto.
Inoltre le scuole "non profit" paritarie confessionali obbligano le
famiglie al pagamento di una retta non sempre alla portata di tutti.
Una "garanzia educativa" espressamente voluta da Comunione e
Liberazione e dall'Opus Dei, l'area di destra del Vaticano dal centro
sinistra e dal centro destra del Parlamento italiano.
Molti politici pensano che la cosiddetta battaglia contro le scuole
paritaria sia essenzialmente ideologica ma non è così.
Ricordo che le scuole pubbliche statali non possono chiedere nessun
finanziamento "obbligatorio" alle famiglie, come stabilito dalle leggi
dello stato e , recentemente ribadito nella Circolare Ministeriale del
13.11.2019 avente ad oggetto Iscrizioni alle scuole dell'infanzia e
alle scuole di ogni ordine e grado per l'anno scolastico 2020/2021,
punto 2.2 - Contributi volontari e tasse scolastiche. Le scuole
pubbliche, d'altra parte, ricevono dallo Stato finanziamenti
insufficienti per il funzionamento e nessun finanziamento dalla
Provincia, che è proprietaria delle strutture scolastiche;
- con i finanziamenti pubblici attuali, una scuola superiore (Licei,
istituti tecnici e professionali) non solo non potrebbe offrire i
servizi in atto, ma dovrebbe anche rinunciare all'abbonamento alla rete
wifi, alle fotocopie e all'aggiornamento delle attrezzature di
laboratorio. Non si potrebbero offrire a studenti nativi digitali pc
adeguati, lim, laboratori CAD per i geometri, connessione a internet.
Un caso reale: l'Istituto Tecnico Economico "A. Bassi" di Lodi ha
ricevuto per l'anno scolastico in corso il contributo di EUR 25049,46 se
lo dividiamo per 1250 studenti scopriamo che 20, 05 euro non bastano
nemmeno a garantire l'assicurazione ad ogni singolo studente.
- Una scuola, non potendo chiedere nessun finanziamento "obbligatorio"
alle famiglie, quantifica ogni anno una quota che permetta la
sopravvivenza di un'offerta formativa coerente con le esigenze
formative degli studenti.
Questa quota viene richiesta alle famiglie come contributo all'atto
delle iscrizioni e, comunque, rimane insufficiente per le necessità
della scuola, per cui vengono attivate molte altre forme di
finanziamento tramite bandi pubblici nazionali ed europei e sovvenzioni
di privati (ecco il rischio reale di una privatizzazione delle
strutture scolastiche statali, quando invece dovrebbe essere lo Stato a
garantire i servizi alle scuole statali).
Quello che mi amareggia e mi irrita è constatare come le diverse forze
politiche litighino su tutto mentre poi sono d'accordo nel garantire i
contributi scolastici statali alle scuole paritarie confessionali,
giustificando i tagli alle scuole statali, come se il riconoscimento
dell'art. 33 fosse soltanto un volantino propagandistico o un semplice
post su Facebook...
La contraddizione intrinseca risiede nel fatto che il gettito dalla
fiscalità pubblica alle scuole paritarie insiste su istituti che,
appunto, per loro stessa natura, non sono per la maggioranza laici e
pluralisti, bensì improntati al dogma religioso. Le due deviazioni
configurano conseguenze e considerazioni diverse, talvolta convergenti
ed intersecantesi, altre no.
Perché essere contrari alla legge di parità non è un'ideologia
sessantottina ma una garanzia dell'art. 33 della Costituzione!
Lo ripeto dal 2000, noi siamo contrari al finanziamento alle scuole
paritarie perchè hanno la possibilità di inserirsi nel sistema di
istruzione nazionale, ma "senza oneri per lo Stato", autofinanziandosi
integralmente. Si tratta quasi sempre di un raffinato prodotto
aziendale, anche di altissimo livello. Se l'idea iniziale nella
scrittura di quella
norma poteva essere: mettere ordine nella giungla dell'istruzione
privata, il libro che ho scritto <http://laboratoriosia.altervista.org/libri/libronero_latella.pdf>
evidenzia come la vegetazione si sia ulteriormente infittita, dando
luogo ad una situazione pericolosa e scandalosa.
La dimostrazione che il sistema delle scuole paritarie in Italia non
funziona è la sequenza "quotidiana" di illegalità diffusa presente in
queste strutture:
Catania: una collega mi scrive diverse volte. Ha lavorato facendo
qualsiasi cosa nella scuola. Dopo che vengono pubblicati il dossier e
la Cartina della vergogna, mi racconta delle minacce subite dalle
colleghe perché non avrebbero avuto più punteggio se la sua
testimonianza avesse suscitato l'interesse e i provvedimenti di
qualcuno. Omertà e mantenimento del sistema - pur di lavorare - la
fanno da padroni, anche nelle situazioni più deprivate.
Campania: la camorra gestisce molto, anche il catering per i bambini
delle scuole primarie. Lì le scuole statali sono 217, contro le quasi
400 paritarie. Un business alla faccia del contribuente. Gli oneri per
lo Stato ci sono eccome, e non solo in termini economici. Per esempio,
per la conseguente devoluzione di diritti, in primis diritto al lavoro
tutelato da norme riconosciute e condivise. Scempi pseudo-contrattuali
o addirittura in nero, che fanno leva sulla necessità di lavorare di
tante persone. Assenza
di contributi, condizioni di lavoro infamanti, spesso collusione con la
camorra.
Ho saputo di docenti che vanno a fare le pulizie a casa del titolare
della scuola paritaria in cui lavorano. Assunzioni a fine settembre,
fino alla fine di maggio: disponibilità massima. Esami di Stato
gratuiti.
Se vuoi lavorare, le condizioni possono essere anche queste, prendere o
lasciare. E l'esame deve avere un risultato vantaggioso per i "clienti"
(che hanno pagato): altrimenti torni a casa.
In Italia il sistema delle scuole paritarie è strutturato in modo
diverso e anomalo
Dal Sud fino a Roma: si lavora per il punteggio, a salari bassissimi.
Da Roma in su vige un altro sistema: qualsiasi sia il tuo titolo di
studio (anche non quello richiesto per quell'insegnamento) riesci a
lavorare: senza titoli e quindi a salario più basso; tanto - con quel
titolo - non avresti avuto accesso all'insegnamento, quindi del
punteggio non ti interessa nulla. Poi ci sono le scuole d'elite, con
docenti che prendono anche 1700-1800 euro mensili. Le collusioni
esistono dappertutto, persino nelle regioni che hanno storicamente
espresso un livello di cittadinanza più alto e consapevole.
In Lombardia dove vivo ed insegno la questione è complessa e il
business è altissimo (uno dei motivi perché il Governatore spinge per
la regionalizzazione dell'istruzione statale)
La Lombardia è un laboratorio dove si sperimenta da anni "la chiamata
diretta" nella formazione professionale regionale. Il modello che
Valentina Aprea, Suor Anna Monia Alfieri <http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/23/renzi-style-per-il-finanziamento-pubblico-delle-scuole-paritarie/923368/>,
Forza Italia, il Pd continuano annualmente a proporre come modello di
scuola pubblica nazionale. In Lombardia esiste già il costo standard e
la "dote scuola"
<http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/04/rivendichiamo-una-scuola-per-tutti-contro-la-dote-per-la-liberta-di-scelta/646480/>.
L'assegno che arriva direttamente nei centri di istruzione e formazione
professionale: 4.500 euro annui + 3000 se lo studente usufruisce della
legge 104. Un vero affare.
In questi centri ci sono i "famosi" docenti a chiamata diretta senza
diritti. Vivono con pochissimi euro e li percepiscono ogni cinque sei
mesi. Lavorano da diversi anni, riescono solo a pagarsi l'affitto, di
supplenze nelle statali non se ne parla per colpa anche dei colleghi
che arrivano da tutta Italia con punteggi gonfiati, ricevuti in quelle
scuole paritarie che percepiscono i contributi statali e fanno pagare
rette altissime agli studenti e che rilasciano ai docenti certificati
discutibili ma purtroppo legali.
I CFP (Centri Formazione Professionale) in Italia hanno i contributi
regionali, rilasciano titoli professionali. Prima della riforma
Moratti, le qualifiche rilasciate dalle Regioni avevano un valore solo
territoriale e non erano equiparabili ai titoli di studio rilasciati
dalla scuola. Ora, con l'ingresso dell'IeFP (Istruzione e Formazione
professionale) nel
sistema educativo, sia le Qualifiche, sia i Diplomi professionali
diventano titolo valido - al pari di quelli scolastici - per
l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e del diritto dovere di
istruzione e formazione.
Sono poi spendibili e riconoscibili su tutto il territorio nazionale,
perché riferiti a standard comuni, concordati tra le Regioni e
approvati con Accordi Stato Regioni o in Conferenza Unificata. Il loro
riferimento ai livelli europei (III° livello EQF per la Qualifica e IV°
per il Diploma), li rende inoltre riconoscibili anche nell'ambito più
vasto della Comunità Europea.
In Lombardia il percorso educativo dei ragazzi dai 6 ai 18 anni è
accompagnato e sostenuto dalla Dote Scuola, che raggiunge diverse
tipologie di studenti (sia quelli delle scuole statali e paritarie di
ogni ordine e grado; che quelli dei percorsi di IeFP) e prevede
contributi - anche componibili tra loro - per premiare il merito e
l'eccellenza e per alleviare i costi aggiuntivi sostenuti dagli
studenti disabili. In particolare, il contributo che copre le spese di
frequenza dei ragazzi iscritti ai corsi regionali di IeFP è la "Dote
Scuola per l'Istruzione e Formazione Professionale". La possono
richiedere gli studenti residenti o domiciliati in Lombardia che si
iscrivono alla prima annualità di un
percorso di IeFP, attivato dagli enti di formazione accreditati al
sistema regionale.
Gli insegnanti in tutto questo sono l'anello debole del sistema di
formazione. I contratti che questi centri utilizzano sono con paghe
oraria da fame: co.pro <http://co.pro>., collaborazioni
occasionali, partita Iva, ecc.. Bisogna lavorare 30-32 ore a settimana
per arrivare a 1000/1100 euro al mese senza considerare il tempo che
dedichiamo alle riunioni, scrutini, esami, ecc. che non vengono
retribuiti e devono anche pagarsi le spese di trasporto. Ma lo
stipendio, se così si può chiamare, lo percepiscono ogni cinque mesi,
anche se nel contratto c'è indicato che il pagamento avviene ogni 90
giorni. Le fatture vanno però emesse ogni mese e viene pagata anche
l'Iva di un compenso ancora non ricevuto. Se questi docenti insegnano
la materia per cui sono laureati ed iscritti in terza fascia, possono
aggiornare il punteggio nelle graduatorie delle scuole statali. Il
responsabile del Centro ti sfrutta anche per questo. Docenti che
insegnano due materie mediamente in 6-8 classi da 23-26 alunni. Sono
continuamente
sotto pressione, sotto minaccia, sfruttati, appunto; non possono mai
dire di no al direttore del Centro, altrimenti l'anno dopo non sono
riconfermati e perdono quel minimo di continuità. Se poi aprono una
vertenza sindacale, come è successo ad un collega in provincia di
Brescia, non vengono più chiamati e a 45 anni - magari - si trovano a
dover cambiare lavoro.
Per non parlare degli studenti che frequentano questi centri di
formazione: è considerata per tutti l'ultima spiaggia per un titolo di
studio; si iscrivono "bocciati" dalle altre scuole, stranieri, ragazzi
con infiniti problemi psicologici gravi e molti hanno anche problemi
giudiziari. Spesso i docenti sono minacciati "fisicamente" dai loro
stessi alunni, o da loro derisi pesantemente. Dovrebbero essere i
cosiddetti "collaboratori esterni" a gestire in libertà l'orario e
l'attività, ma tutti sanno che così non è; anzi, lavorano più dei
colleghi che all'interno del centro hanno il contratto a tempo
indeterminato, con zero diritti e mille doveri... Ecco il laboratorio
lombardo. Una sperimentazione per la distruzione della scuola pubblica
laica statale.
Un laboratorio da anni portato avanti con l'avallo e la connivenza di
tutti, compreso il partito di maggioranza oggi.
Prima Forza Italia, Poi il PD, poi Lega e M5S e adesso M5S - PD -IV e
SEU e... gli interessi sono sempre troppo grossi.
Questa politica non sputerà mai nel piatto in cui ha mangiato e
continua a mangiare.
I ministri che si sono succeduti, più che difendere l'art. 33 della
Costituzione (fino a qualche anno fa erano insieme a me davanti al Miur
a protestare contro i contributi pubblici alle scuole paritarie), hanno
preferito glissare e "sorvolare" su questo vergognoso sistema per non
scomodare e disturbare le alte sfere del Vaticano e del busines.
Per quanto riguarda i diplomifici, manca la volontà di smantellare un
sistema che si basa proprio sulle connivenze, rispetto al quale
esistono accordi trasversali. Non si procede, ad esempio, ad un
controllo capillare dei requisiti di parità, perché si sa già che essi
non vengono assolti. Non si procede a controlli incrociati dei
versamenti degli stipendi dei docenti, per non toccare con mano le
condizioni infamanti - a fronte di rette spesso molto alte pagate dagli
studenti - in cui molti lavorano. Ci sono enormi incapacità e assenza
di volontà da parte della politica italiana di fermare questo mercato
degli schiavi (a volte consenzienti), neo laureati che non vengono
pagati o retribuiti con al massimo cinque euro all'ora, in cambio dei
punti per scalare le graduatorie nelle scuole pubbliche, partecipare ai
corsi abilitanti e insegnare nella scuola statale.
Siete ancora convinti che essere contrari ai contributi pubblici
statali alle scuole paritarie sia semplicemente frutto di un'ideologia
sessantottina?
E quello che ho scritto in questo articolo sia semplicemente un post
su Facebook da non considerare?
No, signori miei! E' un modo semplice per dimostrare che l'art. 33
della Costituzione è sempre attuale e bisogna difenderlo in tutti i
modi, contro ogni forma reazionaria che tenta di minare le fondamenta
di uno stato democratico laico repubblicano come l'Italia!
prof. Paolo Latella
Membro dell'Esecutivo nazionale
Segretario Unicobas Scuola &
Università della Lombardia
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