Una scuola chiamata poesia
Data: Mercoledì, 01 gennaio 2020 ore 00:05:00 CET
Argomento: Redazione


E come ascoltare una storia antica, in famiglia, rosolati dal camino, mentre fuori si scatena il buio e il vento gelido dell’inverno. Siamo agli sgoccioli del vecchio anno, nella lunga notte in attesa dell’alba, del nuovo sole, del nuovo anno. E pare di sentire ancora la voce della nonna che racconta favole e storie fantastiche di maghi, di cammelli, di incantesimi. O il timbro gentile, sereno, calmo, del maestro di scuola che racconta una storia, con parole semplici, pulite, ricercate…

“Sognai la scuola, una notte. / Vuota, buia, sgangherata. / La sognai tante volte, come si sogna il pranzo di Natale. / Nuda, senza sedie, senza voci. / La sognai lontana, dietro i monti / vicina alla scuola di Barbiana. / La sognai ferma, decisa, indaffarata / come si sogna una finale mondiale”.

Quando la scuola diventa poesia, anche senza rime, senza assonanze, senza enjambement.
Anche senza le parole “cuore amore le più antiche, difficili del mondo” come diceva il poeta.
Anche senza l’intervento della metrica, della parafrasi, della sintassi.
Anche senza il verso sciolto o l’aiuto del poeta laureato.

Perché la scuola è poesia quando incide nella vita dei ragazzi, quando tenta di cambiare il corso delle cose, quando chiede a ognuno coscienza e responsabilità. La scuola è poesia quando è presente anche se sta in silenzio, quando è attuale anche se coniuga il passato e il futuro, quando è viva anche se sommersa da mille problemi. La scuola partecipa alla vita di ogni cittadino, anzi di più, crea la vita di ognuno di noi. Di più, modella la vita, la forgia, la modifica, la trasforma, fino a farci diventare cittadini del domani, fino a farci sentire adulti responsabili, fino a farci essere uomini e donne del nostro difficile tempo.

E la scuola è poesia quando coltiva sogni e speranze, desideri e delusioni, progetti e soddisfazioni, sorrisi e pianti. Per tutti, alunni, docenti, dirigenti, famiglie. Perché la scuola è di tutti e per tutti. E gli insegnanti, quelli veri, in fondo sono dei poeti, perché credono e combattono ogni giorno per un mondo migliore, perché credono ai propri alunni, alle loro aspettative, alle loro potenzialità, alle loro capacità.

In fondo gli insegnanti credono anche a loro stessi, alla loro professione, alle loro competenze, alla potenza della scuola in grado di cambiare il mondo. Non di sole circolari vive la scuola, non di sole vacanze vivono gli alunni, non di solo stipendio vivono gli insegnanti.
Ma di ogni parola, che sia semenza per un futuro da costruire. Buon anno a tutti!

Angelo Battiato





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