La letteratura è artificio e menzogna. I Novissimi dell’avanguardia degli anni ‘60
Data: Venerdì, 15 novembre 2019 ore 07:00:00 CET
Argomento: Redazione


"Ogni universo è in primo luogo un universo linguistico in quanto è proprio una morfologia ed è sottoposto a tutta l'arbitrarietà delle morfologie. [...] Io credo che ci sia un piccolo equivoco: l'idea che quando si usa la parola "linguaggio" si alluda a qualcosa che significa. Il linguaggio, a mio avviso, è semplicemente organizzazione. Di niente. Organizzazione di se stesso". Lo scrittore non è altro che un raffinato giullare, un " fool". In quanto tale "egli non può tenere discorsi, non può commentare, non ha pareri, non consente né dissente; ma gli si concede, anzi si vuole che egli straparli, scioccheggi, strologhi, berlinghi, fàbuli e affabuli, concioni agli inesistenti, spieghi carabattole, ed a se stesso dia torto e ragione, si insulti ed approvi, si accetti e ripudi, In quel che dice molte materie e qualità si invischiano: ma non mai la verità, e non mai il suo contrario" (G. Manganelli).

Quant'è travagliata e miscidata la storia delle nostre patrie lettere, e quanto grande, d'altra parte, la giullaresca adattabilità dei nostri maitres à penser, di fronte a certe pressure avanguardistiche!
Il virgolettato di cui sopra, appartiene a un intellettuale, non 'compagno' militante ma, però, "magna pars" del famoso Gruppo 63, prevalentemente formato da intellettuali di sinistra!

Nella rivoluzione formale dell' avanguardia artistico-letteraria italiana dei primi anni '60, l'esigenza primaria ( elitaria) era stata quella di costruire una totalità ' altra 'rispetto al sistema borghese-capitalistico, partendo dalla destrutturazione e dallo sventramento del linguaggio tradizionale, fino alla sua nullificazione, se non all'afasia; inserire, insomma, una forte carica di disordine all'interno di una tradizione, per distruggere l'establishment letterario e il sistema ideologizzato della comunicazione di massa, e costruire un nuovo mondo.

La letteratura è artificio e menzogna. E il linguaggio? Auto-organizzazione anarchica; presenza di un'assenza, fuoco d'artificio, proliferazione formale, ripetizione, gusto del superfluo e ridondanza. Questo appello provocatorio, ed eversivo, all'assenza ma nelle intenzioni propedeutico a una nuova , più autentica e più vera terapia della comunicazione, finì per produrre, invece, una patologia cronica del nostro sistema mediale, di cui portiamo i segni nefasti ancora adesso.

Partiti con l'intenzione di sconfiggere la nevrosi storica del linguaggio della società capitalistica, per costruirne uno nuovo, i Novissimi dell'avanguardia degli anni '60, ci hanno lasciato come retaggio la palude del disordine, un labirinto che non è soltanto confusione e impotenza comunicativa da cui ancora non siamo usciti, ma anche malattia interiore da cui bisogna guarire! Purtroppo, è passato più di mezzo secolo da allora, e non vedo miglioramento, né mondo nuovo della comunicazione.

Forse ha ancora ragione Benjamin quando parla dell'avanguardia come "dramma dell'intelligenza borghese di fronte alla propria doppiezza, che si esprime nell'equivalenza di Museo e Mercato, di autonomia dell'attività artistica e mercificazione dei suoi prodotti destinati al consumo di massa"! Non mai la verità, e non mai il suo contrario: è il "tragico intellettuale" di ogni avanguardia.

Nuccio Palumbo





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