Classicismo romantico del Carducci
Data: Martedì, 12 novembre 2019 ore 10:00:00 CET Argomento: Redazione
Sulla poesia
del Carducci la critica si è variamente espressa, ora per evidenziare
il carattere retorico ed accademico del suo classicismo, ora per
precisarne il significato polemico positivo e salutare esercitato nei
confronti della più sfumata ed edulcorata poesia tardo-romantica.
Nell'un caso e nell'altro non si è andati spesso fuori di un giudizio
interessato e di parte, troppo schematico per essere esaustivo, o
troppo rigido e convenzionale per poter accogliere e far propri i temi
e le forme della più intima e complessa ispirazione poetica
carducciana.(1)
L'interpretazione del Croce, per esempio, se è valsa a contrapporre
polemicamente l'ideale della "sanità" del classicismo del
Carducci come l'antidoto più sicuro contro il "veleno delle vacue
fantasticherie romantiche, ha finito, poi, per mitizzare la figura del
poeta-vate "scudiero dei classici", precludendosi ogni ulteriore
approfondimento dello svolgimento della esperienza lirica carducciana.(
2)
Per non dire di quei critici che, più carducciani dello stesso
Carducci, hanno voluto negare persino la presenza di venature
romantiche nella sua poesia, ritenendo il classicismo "solare" il
sentimento unico fondamentale del nostro poeta. I risultati di
una simile impostazione critica sono stati il fraintendimento del
Carducci, e la riduzione della sua poesia agli aspetti più esteriori,
più declamati e compiaciuti del suo tecnicismo formale di ascendenza
oraziana ed alessandrina.
In realtà, se è vero che la presenza del Carducci nella letteratura del
secondo Ottocento non acquista pieno significato se non viene posta in
rapporto con la saldezza della tradizione classica italiana, intesa
come fedeltà ad alcuni valori etici e come culto del mestiere
letterario(3), è altrettanto vero che bisogna, poi, in sede di lettura
critica, superare i limiti di una interpretazione retorico-moralistica,
se vogliamo cogliere i motivi più intimi del classicismo carducciano,
vario e mosso nella incontentabile ricerca di una espressione totale
del proprio sentimento poetico. Voglio dire che, se ci soffermassimo
agli aspetti più polemici e programmatici del suo "realismo vitalistico
giambico" o del suo classicismo più "cesellato" e " parnassiano",
finiremmo per non capire il Carduccio più elegiaco e raccolto, il
perché di certi abbandoni e di certe rinunce dell'uomo e del poeta:
"Beviam, beviamo ai morti;/ con essi sta il mio cuore/.../Esiste ancora
il mondo,/ la gioia e la beltà? / Nei lucidi paesi/ ancora esiste
amor? Io giù tra i morti scesi / ed ho sepolto il cuor."( Brindisi
funebre); il perché di certi sfoghi e di certe confessioni : " [...]
Meglio sposare te, bionda Maria! / Meglio ir tracciando per la
sconsolata / boscaglia al piano il bufalo disperso, / che salta fra
la macchia e sosta e guata, / che sudar dietro al piccoletto
verso! /Meglio oprando obliar, senza indagarlo questo enorme mister.
dell'universo!" / ( Idillio maremmano) ; ".../ e sempre corsi, e mai non
giunse il fine; e dimani cadrò..."(Traversando la Maremma toscana) ; di
certi " movimenti di evasione, di oblio in un carpe diem erotico
colorato di edonismo struggente"; : ...O Jole;/ amiam l'ultima volta" (
Autunno romantico) ; "... Mescete in vetta al luminoso colle, /
mescete, amici, il biondo vino, e il sole / vi si rifranga :
sorridete, o belle: / diman morremo" ( Sul monte Mario ), ecc. ecc.;
finiremmo per non cogliere quel sentimento tutto romantico del mistero
della vita e della morte, che è in tanta parte della poesia del "
classico" Carducci : " O notte, o inverno, / che fanno giù ne le lor
tombe i morti?" ( Notte d' inverno); "...E voi non nati, a la cui
man la face / verrà che scorse da le nostre, e voi / disparirete,
radiose schiere, / ne l'infinito" ( Su monte Mario), ecc. ecc.(4).
Di fatto, sotto la varietà dei temi e dei toni della poesia del
Carducci, è possibile rintracciare un tema centrale fondamentale : il
sentimento doloroso dell'esistenza colto e vissuto come insanabile
contrasto di idealità e di realtà " picciola e meschina" , di
entusiasmo e di tedio , di ombra e di luce; contrasto tra i bisogni del
cuore e attacco contro "il vil muscolo nocivo ", fra immagini di
pienezza vitale ( si legga, per fare un esempio , Canto di marzo ), e
segni di smarrimento: " Che siam povera razza dei viventi?"; contrasto,
insomma, tra classicismo e romanticismo. Tra questi due poli
emblematici essenziali si svolge - afferma il Binni - la
poesia del Carducci, realisticamente concreta e fantasticamente
suggestiva.
Senza volere ad ogni costo immergere tutto Carducci in un'unica aura
elegiaca e funebre (5), trascurando e negando quanto di " vitalismo
energico è nella sua visione poetica " ( Binni), bisogna tuttavia
riconoscere che lo stesso suo classicismo, nei momenti migliori,
si fa più umano e vero, più energico e pensoso in relazione proprio
alla consapevolezza che ne rappresenta la morte " via da le memorie,
via dagli affetti", e il presente " arido mondo che non crede a nulla ".
Il classicismo più autentico del Carducci si svolge nel
segno di questa bipolarità di toni e di temi; esso non è punto morto di
riferimento costante di valori ideali eterni e immutabili, passivamente
accolti e idoleggiati, ma momento dinamico di tensione e di contrasto
tra ciò che è stato e ciò che non è più; tra passato luminoso e felice,
e il presente caliginoso e triste. Si legga ad
esemplificazione di quanto letto : Alle fonti del Clitumno; e ancora :
Nella piazza di San Petronio, Presso l'urna di Percy Bysshe Shelley.
Tutte poesie in cui " trema un desiderio vano de la bellezza antica ".
E questo contemplare il passato con rimpianto e nostalgia, come quello
in cui l'attimo fuggente supremamente bello si è realizzato, è
posizione - scrive De Lollis - tipicamente romantica.
Classicismo romantico, se così vogliamo definirlo questo del Carducci,
che, mentre ritrae "realisticamente" le vestigia del passato storico,
ne evoca , al presente, i fantasmi poetici.
In conclusione ci sembra di poter affermare che classicismo, realismo,
romanticismo nel poeta maremmano, lungi dal rappresentare momenti
separati, a sé stanti, della sua ispirazione, sono, in effetti,
istanze e aspirazioni convergenti e spesso dialetticamente contrapposte
della sua poesia.
Nuccio Palumbo
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Note:
1) Per l'impostazione critica di questo problema si veda il saggio, per
noi fondamentale, del Binni, Carducci e altri saggi, ed.Einaudi. 1960.
2) " L'Italia, nel risorgere a nazione, nell'imprendere e condurre
innanzi una larga ricognizione storica della sua vita civile,letteraria
e artistica, nel rientrare nel circolo della storia universale,
produsse un poeta che nella sua storia, impregnata della nuova vita, si
fece voce possente...La poesia del Carducci...può dirsi un vero epos
riflesso della storia d'Italia nella storia del mondo...Il Carducci
fu il poeta -vate della nuova Italia". B.Croce, La
letteratura della nuova Italia,vol.II,ed. Laterza,1973,pag.101.
3) Scrive L. Russo in Carducci senza retorica, ed. Laterza 1973,pag.238
: " ...il Carducci, storicamente, rappresentava la reazione al vago
poeticismo romantico, ed egli voleva essere l'archiatra, il curatore
impietoso della 'scrofola romantica';[...] Egli continuava e concludeva
la grande tradizione che si partiva dal Parini e dall'Alfieri, che si
era affermata col Foscolo, ampliata col Leopardi, e con lo stesso
Manzoni...".
4) Sul contrasto tematico vita-morte, ombra-luce, si rimanda al saggio
del Binni,op.cit.
5) Scrive L. Russo : "Poeta funebre direi il Carducci... Se si legge
attentamente tutto il suo canzoniere più giovanile, noi cogliamo sempre
questo accento funebre di tristezza....Ahimé, il poeta della terza
Italia,...era un poeta che preferiva cantare la solitudine,l'ombra e la
morte. E il suo pensiero fu sempre coi trapassati...". Carducci senza
retorica, op. cit. pgg.253-257.
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