Basta fango su Gino
Data: Domenica, 30 giugno 2019 ore 08:00:00 CEST Argomento: Sindacati
Lettera a "Repubblica"
È di stamattina la notizia apparsa sull'edizione di Palermo di
Repubblica secondo la quale Gino Giannetti, un professore del L.A.S.
"E. Catalano" di Palermo, sarebbe "al centro di un'indagine della Digos
e della procura". L'indagine sarebbe partita dalla segnalazione di
alcune studentesse e alcuni studenti su delle frasi che Gino avrebbe
detto in classe e sull'invio ad una studentessa - che glielo aveva
richiesto - di un link a una video-intervista fatta al Direttore del
Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau. La vicenda ci rattrista molto
sia per il clima che la circonda sia perché conosciamo Gino.
Infatti, il clima che si è creato intorno al "caso" è davvero inusuale:
5 allievi e allieve riportano quanto accaduto al dirigente scolastico
che, a sua volta, sporge denuncia alla Polizia e avvia un procedimento
disciplinare senza che Gino sia mai ascoltato, mentre invece si
sarebbero svolte "riunioni ufficiali programmate" dal dirigente
scolastico alla presenza di "alunni, docenti e genitori".
Avviato il procedimento disciplinare dal Provveditorato di Palermo,
Gino ha ormai da mesi richiesto gli atti che lo accuserebbero senza
ancora averli ricevuti e anche il suo avvocato è ancora in attesa di
eventuali notizie dalla Procura della Repubblica di Palermo. Quindi
ancora non si è a conoscenza di ciò che effettivamente sia stato detto
per incolparlo, niente di meno che, dei reati previsti dalla l. n.
654/1975 come integrata dalla l. n. 115/2016, cioè di diffondere "in
qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale" e/o
di incitare "in qualsiasi modo alla discriminazione" o a commettere
"atti di violenza o di provocazione alla violenza, nei confronti
di persone perché appartenenti ad un gruppo nazionale, etnico o
razziale", tutto ciò aggravato dalla "negazione della Shoah".
Ebbene, conosciamo Gino da tanti anni e l'abbiamo sempre trovato in
prima fila a manifestare e a lottare contro ogni forma di
discriminazione, da quella "razziale" a quella di genere, da quella di
censo a quella politica e quindi ci sorprende vederlo accusato di
queste ignominie.
Per di più, Gino è da anni iscritto ai Cobas Scuola di Palermo e nel
tempo ha anche svolto attività col Partito Comunista e quindi ci
risulta particolarmente difficile credere che abbia "invitato gli
studenti a iscriversi a Forza Nuova" come scrive Repubblica.
Auspichiamo che questo equivoco si chiarisca rapidamente e che fatti e
parole estrapolate dal loro contesto vengano ricondotte al loro
corretto senso e significato, nei limiti del diritto di critica e del
contraddittorio che garantiscono l'esercizio di quella libertà
d'insegnamento che è diretta "a promuovere, attraverso un
confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della
personalità degli alunni".
Nel frattempo ci auguriamo che tutti vogliano rispettate la dignità e
l'umanità di Gino aiutandolo a mantenere la serenità necessaria ad
affrontare questo particolare momento.
Ferdinando Alliata
Candida Di Franco
Carmelo Lucchesi
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