
Università di Catania: 'Territorio, Legalità, Sviluppo' interessante incontro a Scienze Umanistiche promosso dalla cattedra di Geografia Culturale
Data: Sabato, 15 giugno 2019 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
All'Auditorium del Dipartimento di Scienze
Umanistiche di Catania, sito nell'ex Monastero dei Benedettini, ha
avuto luogo un seminario dal titolo "Territorio, Legalità, Sviluppo",
promosso e organizzato dalla cattedra di Geografia Culturale, titolare
prof. Salvatore Cannizzaro. Un'interessante occasione con ospite
d'onore Paolo Borrometi, giornalista e autore del libro "Un morto ogni
tanto", il quale ha suscitato un acceso interesse verso un'affollata
platea di giovani studenti. Libro-inchiesta che focalizza come
sottotitolato, "La mia battaglia contro la mafia invisibile". «Ogni
tanto unmurticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a
tutti!» Nelle intercettazioni l'ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di
uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma
Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia
ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi
che fioriscono all'ombra di quelli legali.
Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera
del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di
armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le
inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e
allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud
orientale.
In seguito all'introduzione fatta da Cannizzaro, che ha evidenziato in
modo scientifico la presenza di uno stretto legame fra l'indice di
corruzione percepito e l'indice di sviluppo Umano dei territori, a
prendere la parola è stato il prof. Giancarlo Magnano San Lio,
Prorettore dell'Università di Catania, che ha sottolineato con forza
quanto sia importante che il mondo accademico si apra verso specifici
temi e organizzi giornate di riflessione e di educazione alla
cittadinanza rivolte principalmente agli studenti.
Tra i relatori, Andrea Riggio, Presidente dell'Associazione dei
Geografi Italiani, grazie al quale la colta platea ha potuto recepire
preziose informazioni legate alle percentuali degli affari illegali
presenti ormai in ogni regione italiana. Hanno fatto seguito, altresì,
gli interventi di Girolamo Cusimano, Presidente della Scuola delle
Scienze Umane e del Patrimonio Culturale, e Piero Di Giovanni, docente
di Storia della Filosofia, dell'Università di Palermo.
Borrometi, costretto a vivere sotto protezione dello Stato a causa di
ripetute minacce subite da associazioni mafiose, nel corso del
seminario ha dialogato a lungo con Mario Barresi, giornalista e
moderatore dell'evento: il dialogo si è incentrato principalmente sulla
presentazione del libro "Un morto ogni tanto", all'interno del quale
Borrometi ha raccontato la sua inquietante e triste vicenda personale,
denunciando le tante sfaccettature delle infiltrazioni mafiose nelle
province di Ragusa e Siracusa, ritenute erroneamente innocue.
Il giornalista, con brillante dialettica, ha altresì evidenziato i
punti deboli dei territori della Sicilia Sud Orientale, i quali vengono
lentamente sopraffatti dalla criminalità organizzata, giungendo a
parlare di sviluppo "deviato" e di carenza di legalità, sottolineando
inoltre il problema ormai diffuso della crisi dei valori, della
subcultura, dell'omertà e della sempre maggiore indifferenza dei
cittadini.
Borrometi ha dimostrato, attraverso dati estrapolati dalle sue
scrupolose ricerche, come la criminalità riesca a sfruttare
"legalmente" il territorio celandosi dietro svariati settori
dell'economia locale. Tuttavia, benché il settore delle agromafie
rappresenti il fulcro del libro, la conversazione con Barresi ha
portato alla luce anche altri delicati aspetti relativi alla presenza
della criminalità della Sicilia sud orientale, tra cui il problema
relativo allo smaltimento dei rifiuti, agli stretti contatti tra la
mafia trapanese e quella ragusana, la quale spesso ha dato rifugio a
dei latitanti fuggiti da Castelvetrano, nonché il caso relativo alla
gestione di alcune amministrazioni comunali del Val di Noto. Il
giornalista ha, infine, dichiarato di essere un cittadino che non
intende continuare a celare i gravissimi eventi che coinvolgono la sua
regione natale, eventi che sono sempre più spesso correlati alle
amministrazioni locali.
Tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un
giornalista in prima linea: alla prima aggressione, che lo ha lasciato
menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti
importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un
attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I
nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l'impunità, e
sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio.
Il libro di Borrometi è una denuncia senz'appello, perché il potere
della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale,
fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l'unico antidoto
è l'esempio della resistenza e della lotta.
L'incontro ha consentito all'uditorio di riflettere su quanto sia
importante vivere nella legalità, poter esprimere le proprie idee e non
tirarsi indietro nemmeno di fronte alle realtà più scomode.
Lella Battiato Majorana
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