Un anno come un altro
Data: Giovedì, 06 giugno 2019 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Si chiude un anno scolastico di modesta manutenzione; niente del cambiamento che ci si aspettava. Nessuna iniezione di entusiasmo, nessun passo di cambio nei confronti degli insegnanti, che in gran massa avevano dato un generoso tributo di fiducia e di voti ai 5Stelle. Non è per nulla infondato affermare che a guida del ministero ci sono persone di modesta qualità, inadatte a ripensare e a sostenere una prospettiva per il sistema di istruzione e formazione, che soddisfi non solo le richieste di personale adeguato alle profonde trasformazioni della società, ma anche quelle di innalzamento del livello complessivo del capitale culturale circolante, come anche quelle di maggiore equità dei suoi risultati formativi.

Il nodo da sciogliere era e rimane il riconoscimento economico e sociale della funzione docente, che non puo' essere priva del rispetto pieno della sua autonomia professionale e culturale, oltreché della tutela contro ogni gli atti di violenza, da chiunque siano compiuti. Il rispetto che si deve agli insegnanti è quello che si deve alla scuola come istituzione pubblica della società. Non mi pare che ci sia stato lo stravolgimento promesso dello stato giuridico disegnato nella cosiddetta Buona Scuola; piccoli passi, soggetti ad interpretazioni capziose.

Quel che colpisce e muove a indignazione è soprattutto la flebile difesa da parte del ministero dell'unitarietà del sistema nazionale di istruzione e formazione di fronte alla minaccia del regionalismo differenziato, che se attuato, travolgerà ogni legame comunitario della nazione e distribuirà in modo iniquo tra i giovani delle diverse regioni beni comuni come l'istruzione e il sapere. Una scuola servente gli interessi dei più forti e dei più ricchi tradirebbe alla radice le ragioni della sua stessa esistenza. Una scuola condannata a gestire le disuguaglianze non avrebbe più alcuna funzione civica di sviluppo e di progresso.

La scuola da sola non puo'darsi grandi mete; da sola, come mi sembra essere stata lasciata, la scuola puo' attuare, come oggi le condizioni richiedono, un seria e forte resistenza civile.

Raimondo Giunta





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