I.P.A.A. “Santo Asero”, Paternò: concluso il quinto incontro del progetto Erasmus+ KA2 T.A.L.E.N.T.ED
Data: Lunedì, 25 febbraio 2019 ore 08:00:00 CET Argomento: Istituzioni Scolastiche
Dall’11 al
16 febbraio c.a. si è svolto all’I.T.I.S. di Belpasso il quinto
incontro del progetto Erasmus+KA2 Training For Advanced Level
E-Material With New Technologies In Education (T.A.L.E.N.T.ED.),
riservato ai docenti e volto alla produzione, condivisione e gestione
di verifiche, test, questionari, prove strutturate e d’esame in formato
digitale. A consuntivo, le esperienze di lavoro svolte nei Paesi
partner (Lituania, Portogallo, Romania, Turchia, Ungheria, Italia)
confluiranno in una pubblicazione che raccoglierà i contributi
scaturiti dalle varie sessioni del progetto. L’incontro tenuto a
Belpasso è stato coordinato dalla referente per il nostro Paese di
T.A.L.E.N.T.ED., prof.ssa Tania Fiorito, responsabile del Corso
Operatore del Benessere dell’I.P.A.A. “Santo Asero” di Paternò, sede
coordinata dell’I.I.S.S. “Francesco Redi”.
Titolo del corso era “Schoology Online Exam Platform.” Le lezioni sono
state affidate a un esperto esterno, Enrico Amato, poco più che
ventenne, talentuoso ex-alunno – sebbene limitatamente all’anno
conclusivo degli studi, precedentemente condotti presso altri Istituti
– dell’I.T.I.S. “Galileo Ferraris” di Belpasso. L’esperto ha utilizzato
la piattaforma Schoology per la creazione e gestione di corsi online,
nonché di test e materiale didattico in formato digitale. Le lezioni si
sono articolate secondo un programma che scandiva nel dettaglio tutti i
passaggi dell’attività online: dalla registrazione dell’account nella
piattaforma alla creazione di corsi e consegne di studio, integrate da
contenuti audiovisivi (video e slide), in modo da catturare e tenere
sempre desta l’attenzione dei discenti; dalla gestione di impostazioni
modulate al fine di diversificare questionari e test, predisposti sia
secondo livelli crescenti di difficoltà, distribuendo in modo equo
domande e item fra i destinatari delle prove, sia calibrando i
questionari sul profilo dell’alunno; fino alla creazione, appositamente
elaborata da Enrico Amato, di una presentazione del programma in tutti
i suoi passaggi per consentire l’utilizzo della piattaforma,
presentazione successivamente inviata per e-mail a tutti i
partecipanti.
Infine, Amato ha elaborato un test finale per verificare il livello di
apprendimento conseguito dai corsisti. L’esito del test a conclusione
dei lavori è stato ampiamente positivo, con piena soddisfazione dei
corsisti e per la gratificazione dell’esperto informatico. Ma
l’incontro, impeccabilmente organizzato e diretto dalla Coordinatrice,
la summenzionata prof.ssa Tania Fiorito, è stato un successo
relativamente a tutti gli impegni in cui il programma era strutturato,
brillantemente assolti, va detto, a onore dell’I.I.S.S. e in
particolare, dell’I.P.A.A. “Santo Asero.”
Lunedì 11, dopo la lezione inaugurale, svolta nella sala multimediale
dell’I.T.I.S. di Belpasso, nel primo pomeriggio i docenti ospiti sono
stati condotti in un giro di ricognizione sulla Collina Storica di
Paternò, dal dongione superstite del castello, costruito per volontà
del Gran Conte Ruggero e dove soggiornarono o furono ospitate e tennero
corte, fra le altre figure di rilievo per le vicende patrie, le regine
Eleonora d’Angiò e Bianca di Navarra, che, quivi insediata, approvò e
ratificò la redazione delle Consuetudines Paternionis, un complesso di
norme che regolavano i rapporti di proprietà e di diritto di famiglia,
fino ad allora rimessi all’interpretazione di uomini di legge che
possedevano a titolo privato copia manoscritta non certificata
dall’autorità regia.
Successivamente, sono stati illustrati edifici monumentali e chiese di
un luogo ad alta densità storico-culturale, dall’ex monastero di San
Francesco alle Chiese di Santa Maria dell’Alto e di Santa Maria della
Villa di Josaphat. Quindi, i corsisti si sono recati al Museo Civico
“Gaetano Savasta”, ai piedi della Collina Storica e la cui sede è in un
edificio che, in precedenza, ha fatto da penitenziario e
successivamente, cambiando destinazione d’uso, prima di ospitare il
Museo ha accolto la Biblioteca Comunale, poi trasferita nei locali
dell’ex Monastero dell’Annunziata. Tanto la sezione archeologica, con i
reperti che giungono al Medioevo passando dall’età pre-greca a quella
romana, che la sezione etno-antropologica, con le testimonianze della
civiltà contadina, hanno riscosso l’interesse e l’apprezzamento dei
visitatori.
Poco discosto, palazzo Alessi, dove i corsisti sono stati accolti dal
sindaco, dott. Antonino Naso, che ha porto il benvenuto della città
espresso e il proprio compiacimento agli ospiti e al Dirigente
Scolastico dell’I.I.S.S. “Francesco Redi”, prof. Silvio Galeano, che lo
affiancava, per un progetto internazionale cui partecipa l’I.P.A.A. e
per la possibilità offerta a Paternò di fare conoscere il patrimonio
archeologico e storico, artistico e antropologico della città al di
fuori degli itinerari canonici e dei canali promozionali ordinari. Il
Sindaco ha concluso augurandosi che altre, analoghe iniziative
contribuiscano alla conoscenza della città e del comprensorio da parte
di visitatori qualificati e prestigiosi.
A un excursus ricco di riferimenti culturali ha fornito spunti di ogni
genere piazza del Duomo, a Catania, il giorno seguente, martedì 12, nel
corso di una visita svolta in concomitanza con l’Ottava della festa di
Santa’Agata, patrona del capoluogo etneo, quando sull’altare maggiore
della Cattedrale vengono esposti il mezzobusto e i reliquiari della
martire. Molta curiosità nei corsisti hanno suscitato le candelore
ovvero i cerei votivi, che risalgono alle antiche corporazioni di arti
e mestieri e le lanterne, portate a spalla dai devoti, vestiti del
tradizionale ‘sacco’, un saio bianco di cotone, simbolo di purezza,
stretto da un cordone, anch’esso bianco, che rappresenta la castità,
indossato con un copricapo nero, segno di umiltà e contrizione, guanti
bianchi, per rispetto delle virtù della Santa e delle sue reliquie,
mentre il fazzoletto, anch’esso bianco, manifesta l’esultanza per la
gloria celeste in cui la Santa precede i suoi devoti.
In mezzo alla folla di fedeli e turisti che si accalcava nella piazza e
nelle vie circostanti fra bancarelle e ceri accesi, chi scrive ha fatto
da cicerone, dando ragguagli su edifici sacri e civili e monumenti che
gremiscono di bellezza e di storia il cuore di Catania: le fontane
dell’Elefante e dell’Amenano e l’adiacente Pescheria con le
cinquecentesche mura di Carlo V, Palazzo degli Elefanti, il Seminario
dei Chierici, Porta Uzeda, il Duomo. Scendendo lungo via Vittorio
Emanuele, la chiesa della Badia di Santa’Agata e nell’omonima piazza,
la chiesa di San Placido, dovuta – eccezione al ‘monopolio’
vaccariniano – a Stefano Ittar, nato in una cittadina (Owrócz, odierna
Ovruč) della Volinia, oggi annessa all’Ucraina, ma che in passato
apparteneva al regno – anzi, per la verità, a una Confederazione (che
univa nel titolo di Repubblica un regno e un granducato)
polacco-lituana –: inatteso, ancorché remoto, legame fra la Sicilia e
la nazione baltica che ha suscitato lo stupore e un qualche
compiacimento delle docenti lituane.
Come da programma, mercoledì 13 è stato dedicato a una escursione a
Aidone, per visitare il Museo della cittadina e l’area archeologica di
Morgantina. La visita al Museo, che ha la sua sede nell’ex convento dei
Cappuccini, con l’annessa chiesa che fa da auditorium, aveva il suo
clou nella sala riservata alla cosiddetta ‘Venere’ di Morgantina, che
ha polarizzato l’attenzione di tutti rispetto ai pur preziosi reperti
raccolti nel Museo, relativi a un arco di tempo che va dalla cultura
castellucciana all’età ellenistica. Sulle pareti della sala che le fa
da scrigno, c’è posto solo per le aperture da cui la dea riceve la
luce, che nulla sembra aggiungere a quella che dispensa da sé. Il
fascino di una perfezione epica rimane al di là dell’investitura
mediatica conseguente l’intrigo internazionale di un caso poliziesco e
dei suoi risvolti giudiziari: lo slancio con cui la statua di scuola
fidiaca sembra emergere dai secoli consegna integra l’aura sacrale al
di là di ogni crisma divistico a misura delle ribalte apprestate dalla
società dello spettacolo.
La ricognizione dell’area archeologica di Morgantina è stata limitata
dal tempo a disposizione e da una giornata di sole che rendeva più
trasparente l’aria a una quota di 600 metri d’altezza circa, ma battuta
da un vento impetuoso e gelido. Pertanto, la visita si è ridotta a una
visione dell’agorà dall’alto della collina ovest, con lo sguardo che
spaziava dalla piana del Gornalunga all’Etna innevato sullo sfondo,
richiamando le vicende della Morgantina distrutta nel corso della lotta
condotta dalla federazione dei Siculi che Ducezio di Mene seppe
raccogliere attorno a sé per combattere contro i Greci. Nel rifare, sia
pure a grandi linee e in ordine sparso, le vicende storiche del sito
insieme alle stratificazioni archeologiche e alle caratteristiche
architettoniche, è stata lasciata in ombra una figura di insigne
storico e archeologo che meritava, perlomeno, di essere citato, Dinu
Adamaşteanu, romeno naturalizzato italiano per meriti scientifici. Si
farà ammenda qui della trascuratezza ricordando che Dinu Adamaşteanu fu
tra i primi a avviare (negli anni Trenta del Novecento) le ricognizioni
aeree in campo archeologico: mentre nella sua attività di ricerca sul
campo, per limitarci all’opera condotta in Sicilia – oltre che in
Puglia e Basilicata (nonché in Medio Oriente e Afghanistan) – su invito
di Luigi Bernabò Brea e di Pietro Orlandini, condusse campagne di scavi
a Agrigento, Gela e Lentini, dove Adamaşteanu portò alla luce le mura
dell’antico centro siceliota rivale di Siracusa. Sul piano
storiografico, Adamaşteanu produsse studi incentrati sui rapporti fra
colonizzatori Greci e autoctoni che hanno dato origine o perlomeno,
fortemente contribuito a un ‘revisionismo’ in cui il modello
conflittuale non contrassegna univocamente relazioni che hanno seguito
vicende più articolate di quanto ritenuto in precedenza.
Giovedì 14 mattina si è svolto l’esame del Corso, mentre il pomeriggio
è stato riservato allo shopping. Venerdì 15, su richiesta della
delegazione turca, particolarmente interessata all’agricoltura locale,
si è effettuata – anche se anche se fuori programma e al di fuori della
stagione di produzione – all’azienda viti-vinicola “Antico Casale
Minicucco”, ubicata in territorio di Nicolosi. Con l’organizzazione del
fondo, sono stati mostrati i moderni impianti di trasformazione e
illustrato il percorso che porta alla confezione del prodotto. Infine,
venerdì, al termine della cena che chiudeva la tappa italiana, si è
svolta la consegna, da parte del Dirigente Scolastico, prof. Silvio
Galeano, degli attestati ai corsisti, che (valga come saluto) teniamo
nominare uno per uno: Daiva Cekaviciene, Vita Slapkauskiene (Lituania);
Marta Vinha, Luis Cunha (Portogallo); Ana Manda, Mariana Popescu, Eliza
Vasile (Romania); Mutlu Başel, Irfan Demir, Mükremin Incedağ, Tarik
Tükfeçi, Yilmaz Metin Ünal, Hakan Yiğit (Turchia); Judith Monok,
Dorottya Németh-Böcz (Ungheria), cui vanno aggiunti i corsisti
dell’I.P.A.A., prof..ssa Pina Borzì (che al progetto ha preso parte
anche in qualità di interprete nelle trasferte in terra straniera),
docente di Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico
“Antonino Russo Giusti” di Belpasso e il prof. Salvatore Fichera,
docente di Scienze Naturali presso l’I.PA.A. “Santo Asero”, che ha
partecipato all’incontro del progetto tenutosi a Kayseri, in Turchia.
L’ultimo incontro del progetto T.A.L.E.N.T.ED. si svolgerà
prossimamente in Ungheria. Da parte nostra, esprimiamo ai colleghi
conosciuti in quest’occasione la certezza, più che l’augurio, di una
conclusione che coronerà un lavoro intenso quanto proficuo.
Rocco Giudice
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