Si fa presto a dire storia
Data: Domenica, 04 novembre 2018 ore 10:00:00 CET
Argomento: Redazione


Purtroppo la storia non è una scienza esatta. Tanti si considerano storici e legittimati a scrivere libri di storia. Molti si ritengono competenti ad esprimere giudizi e ad interpretare eventi storici. Parecchi "testimoni oculari" di avvenimenti passati, dalla loro testimonianza, ne ricavano "libri di storia", che è come dire: uno spettatore d'una partita di calcio, sol perché guarda la partita, si considera un grande giocatore, o un ascoltatore d'un concerto si considera un grande musicista. Soprattutto, ahinoi, la storia la scrivono solo e sempre i vincitori! Si, si fa presto a dire storia!

Per "fare storia" intanto bisogna conoscere in maniera approfondita fatti e avvenimenti, saperli collegare, dargli linearità, continuità, spessore; bisogna avere sensibilità, competenza, rigore, perizia, capacità intuitiva e senso della misura. Solo chi ha passione e vocazione riesce a "scendere in profondità" nei meandri della memoria e della coscienza dell'uomo. Si, dell'uomo! Bisogna cercare l'uomo, innanzitutto. Diceva Lucien Febvre, "la storia deve cogliere le persone. Chi si arroga il nome di storico, ma senza provare il bisogno di cercare, di trovare l'uomo là dove esso è (o dove talvolta si nasconde) - l'uomo vivente, l'uomo sensibile, l'uomo pieno di passioni e di ardore e di temperamento - non è che un erudito".

La storia è, soprattutto, "storia degli uomini nel tempo", come affermavano gli storici delle "Annales", la cui scuola, fondata in Francia nel 1929, da Lucien Febvre e Marc Bloch, intorno alla rivista "Annales d'histoire économique et sociale", e deve essere caratterizzata da una tensione innovativa per la ricerca storiografica, considerata "disciplina scientifica".

Ma per essere "scienza" e non solamente una semplice narrazione di singoli fatti, verificatesi in un arco di tempo più o meno lungo, la storia ha bisogno di altri strumenti, di nuove metodologie, d'un approccio multidisciplinare, deve cioè "essere aiutata" da altre scienze. Per gli esponenti del movimento delle Annales la storia deve essere supportata dalla sociologia, dall'economia, dalla psicologia, dall'antropologia, dal diritto; "un lavoro comune con le scienze sociali, dalla geografia alla statistica, dall'economia politica alla psicologia e alla sociologia", bisogna considerare gli aspetti economici della produzione e del lavoro, della tecnologia e delle scoperte scientifiche; bisogna considerare anche la società, la lingua, la demografia, la sessualità, la religione, le credenze, l'alimentazione, gli usi e i costumi quotidiani.

Gli storici delle Annales auspicavano la necessità di un lavoro "collegiale", di una base interpretativa comune, capace di aprire nuovi e più vasti orizzonti, che oltrepassassero anche i confini nazionali, che tenessero conto dei diversi punti di vista degli studiosi di altre nazioni. Ecco allora che si allarga "a macchia d'olio" la "funzione" dello storico, il lavoro del ricercatore, che si fa più ampio, più articolato, ma per questo anche più complesso e più scientifico. Il tempo è un altro elemento importante da considerare. Fernand Braudel, un altro importante esponente della École des Annales, in un suo famoso articolo del 1958, sulla "lunga durata" del tempo, delineava la scomposizione della storia su tre piani, il "tempo geografico", il "tempo sociale", il "tempo individuale".

Infatti, "per la meccanica, il tempo è puramente una serie di istanti che si susseguono in un ben determinato ordine lineare: passato, presente e futuro; per la realtà della coscienza, il tempo non è qualcosa di riconducibile solamente ad una successione di istanti, invece è durata, è un flusso continuo, i cui momenti si compenetrano a vicenda, senza poter venire separati l'uno dall'altro". E il "tempo della coscienza" dà il senso della durata del tempo vissuto, e solo al suo interno è possibile ordinare in maniera razionale gli eventi. Per comprendere pienamente la storia è necessario considerare un "periodo lungo" e uno "spazio ampio", tale da capire fino in fondo le cause, le concause, gli effetti, le scelte, le decisioni, le responsabilità e le conseguenze degli avvenimenti storici.

Per tale motivo gli storici delle Annales hanno ampliato il loro campo d'azione, abbandonando la concezione "eurocentrica" ottocentesca ed allargando il perimetro geografico dell'indagine storiografica anche a continenti poco studiati: l'Asia, l'Africa, l'America. Seguendo quindi le indicazioni e la metodologia storiografica della scuola delle Annales, credo che molte delle più importanti questioni d'attualità - immigrazione, conflitti etnici e religiosi, povertà e sottosviluppo, emergenze ambientali, terrorismo internazionale - debbano essere viste e analizzate alla luce di un più ampio approccio "spazio-temporale"; vadano studiate e interpretate con un metodo scientifico multidisciplinare, che tenga conto del fattivo ed efficace contributo di altre scienze, economiche e sociali.

Se vogliamo cercare di capire il nostro difficile tempo dobbiamo "scendere in profondità" nella "storia degli uomini nel tempo". Ma occorre studio, impegno, sacrificio, preparazione, e tanta volontà.
Solo così la storia avrà tanto da raccontarci...

Angelo Battiato





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