La Valle del Simeto (Parte III)
Data: Martedì, 25 settembre 2018 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
A
Mimmo Beato per l'Amore che nutre per la Valle del Simeto e Paternò,
fonte di ispirazione di queste pagine.
Con amicizia e gratitudine
La Vita e la Morte sono una cosa sola, come il Fiume e il Mare.
Khalil Gibran
La vegetazione e la flora caratteristiche della Valle del Simeto si
inquadrano nel Distretto Catanese che include il corso del Fiume Simeto.
L'intero Distretto Catanese è
riferito al bioclima termo-mediterraneo
con specie tipiche nel litorale sabbioso, nella costa rocciosa, nei
calanchi, negli ambienti salmastri costieri, con vegetazione
erbacea,arbustiva, ripariale, sinantropica (flora che si sviluppa
dall'attività umana) ed azonale (flora che si sviluppa in presenza di
particolari condizioni edafiche indipendentemente dal clima).
Il Distretto botanico catanese include delle zone di particolare
interesse: Foce del Simeto, Foce del Fiume S. Leonardo, Fiume Simeto,
Monte Scalpello, Calanchi di Centuripe, di Agira, dei Sieli, Lago di
Pozzillo.
L'area, intensamente popolata, dal punto di vista naturalistico risulta
molto compromessa sia nelle zone costiere che all'interno.
La vegetazione forestale originaria si inquadra nella Fascia Termomediterranea, ed è
riferibile al oleo-quercetum
virgilinae, che però è stato quasi integralmente sostituito da
vari aspetti di degradazione.
Tale associazione vegetale originaria è una comunità vegetale in cui predomina
la Quercus Virgiliana con altre mediterranee minori e diagnostiche come
l'Olea europea, ed alle quote
maggiori il Cerro e il Faggio.
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16-17 L'Olivo - Olea europea L.
(nella figura un esemplare che supera i 100 anni di età, var. Nocellara
etnea)- Oleaceae, è un albero da frutto, sempreverde, originario
probabilmente dell'Asia minore e della Siria. Si distingue per la sua
frugalità e longevità. È specie perfettamente adattata al clima
mediterraneo caratterizzato da inverni miti ed estati calde e
siccitose. L'albero in inverno entra in riposo vegetativo. La ripresa
vegetativa avviene a fine febbraio - marzo con emissione dei germogli e
la comparsa dei fiori o mignolatura. L'impollinazione dei fiori avviene
ad opera del vento a cui segue l'allegagione o la formazione del
frutto. L'evapotraspirazione dell'acqua dalle foglie risulta molto
ridotta e quasi assente, in quanto gli stomi, nella pagina inferiore
della foglia, sono ricoperti da una fitta peluria che ostacola
l'evaporazione dell'acqua. Utilizzato sin dall'antichità
nell'alimentazione i suoi frutti (drupe) sono impiegati nell'estrazione
dell'olio. L'olio estratto dalle drupe contiene polifenoli e svolge un
ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. La pianta ha
poca esigenza d'acqua, ma periodi prolungati di siccità possono
determinare gravi danni. Specie simbolo della pace. Nell'antica Grecia
l'albero era considerato sacro e dedicato alla Dea Atena, che i Romani
chiamarono Minerva, Dea della Sapienza. Per i Romani l'olivo era pure
il simbolo insigne degli uomini illustri. L'olivo dunque è una pianta
centrale nella civiltà del mediterraneo. Le foglie per il contenuto di
flavonoidi e di polifenoli tra cui l'oleuropeina posseggono proprietà
terapeutiche. Esse si usano in infuso o decotto impiegando 5g di foglie
secche per ogni tazza d'acqua. L'estratto delle foglie è antibiotico
naturale, antifebbrile, antiperntensivo, diuretico, antinfiammatorio,
energizzante, antidiabetico. È un albero caratteristico della
Valle del Simeto, dove cresce rigoglioso e produttivo.
Insieme a tali specie è possibile che l'antica formazione forestale
comprendesse anche il Leccio Quercus ilex L., che rappresenta la specie
tipica forestale della Sicilia.
Nel territorio di tale originaria formazione forestale residuano solo
alcuni esemplari isolati o in piccoli gruppi, mentre prevalente è il
verde produttivo costituito dall'olivo, dagli agrumi, dal Fico d'India,
dal Pesco e dalle coltivazioni protette.
La vegetazione tipica è quella erbacea, arbustiva ed arborea
mediterranea.
Tra le specie fortemente invasive, non tipiche del Mediterraneo, è da
citare la presenza dell'Ailanto, albero originario della Cina, che in
molte zone abbandonate dall'agricoltura e lungo i canali irrigui, si
diffonde in maniera abnorme, propagandosi sia per via gamica che
agamica, e ciò a discapito delle specie tipiche mediterranee.
Il sistema della Valle del Simeto nasce oltre che dall'azione del Fiume
anche dall'interazione dell'Uomo o della Cultura con la Natura.
Ampiamente descritte dagli storici questi luoghi ci narrano degli
stretti legami tra il Fiume e l'uomo e custodiscono da millenni
testimonianze archeologiche sin dall'epoca preistorica, sin quando
sorsero i primi insediamenti umani.
Da questi legami e dalla complessa interazione, le cui origini sono
collocabili lontane nel tempo e non databili precisamente, deriva
un'evoluzione, una identità territoriale e quindi una tipicità
geomorfologica, ambientale e naturalistica, storica, socio - economico
- culturale ed umana del territorio.
L'identità culturale disegna così nel corso del tempo una civiltà che è
quella Simetina, fortemente legata al suo fiume e alle sue acque, quali
sorgenti preziose e divine di Vita, di ogni cosa, di ogni bene e di
ogni vivente.
Il Fiume Simeto non è quindi solo un percorso idrologico territoriale,
in quanto intesse con le sue acque, le sue rive e la sua Valle gli
stretti rapporti tra l'Uomo e la Natura, e tra tutte le forme e tutti
gli organismi viventi, esprimendoli in tutte le cose umane, nella
geomorfologia, in ogni pietra, nelle sorgenti, in tutte le cose e in
tutti gli angoli del luogo.
Esso non è dunque un semplice Fiume ma il Fiume della Vita, che imprime
nel luogo le sue peculiari caratteristiche.
Caratteristiche queste che nel loro dipanarsi si trasmutano nella
particolare bellezza del paesaggio, nella storia, nella società,
nell'economia e nella cultura del territorio, intrecciandosi con tutte
le vicende e le storie umane, i pensieri, le emozioni, i sentimenti
delle comunità, degli uomini e delle donne che hanno vissuto e vivono
ancora lungo le sue rive e in tale luogo.
La Valle del Simeto nel corso del tempo ha subito modificazioni
naturali ed antropiche, che hanno interessato il rapporto Natura -
Cultura, la geomorfologia e l'ambiente.
È verosimile che nei tempi trascorsi la fauna, le risorse idriche erano
più cospicue, ed anche la flora e la vegetazione dovevano essere più
ricche, con una prevalenza, soprattutto sulle colline, dei boschi
naturali di piante mediterranee quali il Leccio e la Roverella.
In tale contesto naturale l'uomo si è poi insediato costruendo città e
villaggi, inserendosi nel territorio con l'agricoltura ed attività ad
essa correlate e produttive.
Significativi a tale scopo i mulini ad acqua costruiti nella Valle del
Simeto.
Possiamo pure dire che nella Valle del Simeto e ciò sino al secolo
scorso, la Natura non sia stata profondamente alterata dall'uomo.
La presenza umana sparsa nei vari fabbricati e nei fondi rurali anzi ha
curato e preservato l'ambiente, il territorio e il paesaggio, non
inferendo ad essi gravi alterazioni, che così sono a noi pervenuti nei
tempi moderni con tutto il loro pregio naturalistico ed ambientale.
I luoghi così e in tutto questo lungo periodo non sono stati alterati
dall'uomo riguardo le loro peculiari caratteristiche, mantenendosi
pressoché in equilibrio dal lato ambientale ed
ecologico.
Purtroppo nei tempi odierni tutto è cambiato e la Valle del Simeto e il
suo Fiume hanno subito delle profonde alterazioni antropiche di ogni
tipo.
La diminuzione della portata del fiume che si è registrata negli ultimi
anni a causa della diminuzione della piovosità, della disposizione di
traverse, il prelievo incontrollato dei prelievi per gli usi irrigui e
l'immissione dei reflui da parte dei Comuni (da Bronte a Paternò) hanno
alterato la tratta terminale del fiume.
Effetto delle varie alterazioni è stata la scomparsa dell'Ambra del
Simeto o Simetite, derivata da una resina fossile secreta da alcune
specie di alberi dei Nebrodi risalenti a 12 - 20 milioni di anni
fa, che si riveniva alla foce sino a 30 anni fa.
Tali alterazioni hanno inciso negativamente sul territorio.
Le radici di ciò si ritrovano nella profonda compromissione che nei
nostri giorni ha subito il paesaggio rurale, che in gran parte è da
attribuire all'abbandono di molti terreni e fabbricati, molti dei
quali sono in totale disfacimento.
Ciò è agevolato dalla legge che in tali casi non solo prevede
l'esenzione dai tributi, ma non obbliga nemmeno i proprietari degli
immobili alla loro manutenzione e così gli stessi sono lasciati
all'abbandono.
Tale agevolazione è discutibile perché crea una disparità di
trattamento fra i cittadini, che in realtà dovrebbero pagare
indipendentemente dall'uso o dallo stato in cui lasciano l'immobile, in
quanto titolari di una proprietà risultante in Catasto.
In tal modo con simili norme ed esenzioni molte costruzioni anche
pregevoli, testimoni di un passato florido e ricco, restano nel loro
lento degradarsi e scomparire.
È il segno di in una profonda crisi di identità dell'uomo con il
territorio, che ancora oggi persiste come se fosse estraneo, derivata
da una carenza d'interesse in particolar modo da parte dello Stato.
In definitiva lo Stato o meglio la pubblica amministrazione e l'insieme
dei comportamenti individuali è il perno di tutto questo, in quanto nei
fatti agevolano talora il degrado, l'abbandono e non promuovono nei
fatti i territori naturali e rurali.
Nel corso del tempo alcuni politici della Regione Siciliana sono giunti
persino a promulgare atti normativi per l'insediamento nell'area di un
inceneritore dei RSU (Paternò), e questo nel più completo dispregio
dell'alto valore naturalistico, storico, socio-culturale,
paesaggistico ed ambientale della Valle del Simeto e delle produzioni
agrarie.
Nel territorio sono state costruiti, con dispendio economico ed umano,
edifici e varie infrastrutture per lo svolgimento di varie attività
statali e collettive, le quali però nel tempo sono state poi
abbandonate al degrado più completo.
La Valle del Simeto e il suo
Fiume erano interessati dalla Ferrovia Motta S. Anastasia (CT) -
Regalbuto (EN), inaugurata nel 1934, che però in tempi recenti (2014)
si è deciso di sopprimere, senza prevedere una sua diversa
utilizzazione, anche ai fini turistici e di valorizzazione del
territorio.
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Figure 18-19-20 Stazione FS di
Schettino - S. Maria di Licodia (18), il Magazzino merci (19) ed un
tratto della Ferrovia, parallelo alla SS 121 nel Comune di Paternò, in
abbandono e privo dei binari (20). La Ferrovia, inaugurata nel 1934,
lunga 53 Km, collegava Motta S. Anastasia (CT) a Regalbuto (EN). Tale
opera costata sacrifici umani e economici notevoli è stata nel 1986
soppressa e lasciata all'incuria. Tutto questo a dispregio
dell'eccezionale valore del costruito, di qualsiasi norma e del buon
senso, senza la responsabilità di nessuno. L'amara conclusione è che la
Sicilia oltre ad non avere infrastrutture di trasporto idonee è pure
costretta suo malgrado ad assistere impotente alla distruzione di
quelle costruite nel passato dallo Stato, col risultato evidente di
subire dalla politica, sia nazionale e sia regionale, un danno enorme
al suo sviluppo e progresso.
Ne è seguito l'abbandono completo della Ferrovia, privo di qualsiasi
atto di preservazione, tant'è che molti binari sono stati pure rubati,
senza la responsabilità di nessuno per tutto questo sfascio.
In considerazione della valenza strategica del tratto ferroviario e
della scarsità di infrastrutture viarie della Sicilia, è da dire che la
soppressione e l'abbandono di tale importante via di comunicazione è da
ritenere improvvida, ed ha ancora oggi delle ripercussioni gravi nello
sviluppo della Valle del Simeto.
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Figure 21-22 Ponte ferroviario esemplare della Ferrovia Motta S.
Anastasia - Regalbuto, subito dopo la Stazione FS di Schettino - S.
Maria di Licodia, in direzione di Regalbuto (EN) in un tratto parallelo
alla SS 121 (21). La costruzione regge solida all'incuria ed
all'abbandono dell'uomo. Nell'impalcato del ponte crescono
rigogliosi i Fichi d'India. Nei pilastri che reggono le arcate vi è il
simbolo del Littorio dell'antica Roma, fatto proprio dal Fascismo al
cui periodo risale la costruzione (22).
La soppressione della Ferrovia Motta S. Anastasia - Regalbuto insieme
alla crisi della commercializzazione degli agrumi, sono quindi da
annoverare tra le cause prime dell'alterazione e dello spopolamento
rurale della Valle del Simeto e della crisi di identità tra l'uomo e il
territorio.
Per fortuna oggi qualcosa sta cambiando.
Da citare le iniziative della città metropolitana di
Catania, l'interessamento del Comune di Paternò e di varie
associazioni culturali, che negli ultimi tempi tentano di mutare lo
stato delle cose verso la valorizzazione del territorio della Valle del
Simeto, tramite il recupero della linea ferroviaria, degli edifici e la
creazione di piste ciclabili. Bisogna dire che le piste ciclabili sono
diventate una necessità, stante anche il numero elevato di ciclisti,
che con qualche rischio ed ogni giorno percorrono la SS 121.
In considerazione di ciò e dell'indispensabilità sempre più pressante
di una rete di piste ciclabili al servizio dei cittadini, delle città e
dei centri urbani ed al fine del loro armonico sviluppo e progresso, è
auspicabile che i 53 km della Ferrovia Motta S. Anastasia (CT) -
Regalbuto (EN), siano interamente recuperati e trasformati, con
l'interessamento degli organi di governo locali e quanto prima, in tale
senso.
Riguardo lo stato ecologico l'asta principale del Fiume Simeto, da
ponte Bolo in prossimità di Cesarò a ponte Passaglia, la qualità è
buona per poi peggiorare nei pressi di Bronte per l'affluenza di
scarichi civili non depurati.
Nel tratto successivo, da Biancavilla a Paternò, la situazione peggiora
in modo significativo, arrivando alla classe di ambiente molto
inquinato ed alterato, per gli scarichi civili che giungono nel Fiume
dalle due città.
Gli scarichi civili e zootecnici, nonché gli apporti inquinanti
derivati dal dilavamento dei terreni agricoli, pregiudicano ed
impoveriscono l'ecosistema fluviale.
Negli ultimi decenni nel bacino idrografico del Simeto sono state
realizzate delle opere pubbliche, sovente con spese enormi di denaro
pubblico, che non hanno tenuto conto delle reali esigenze della
collettività e prive di razionalità.
Tali opere hanno geometrizzato, imbrigliato e rettificato i corsi
d'acqua con la giustificazione di difendere il territorio dalle
alluvioni, ma che però hanno effetti opposti.
Tra gli squilibri la diminuzione del trasporto solido a causa della
costruzione di invasi e di traverse lungo il suo percorso, che hanno
diminuito anche la portata del Fiume.
Inoltre la modestissima produzione di energia elettrica, non giustifica
la spesa sostenuta nella realizzazione di centrali idroelettriche senza
contare i danni ambientali.
La Foce del Simeto e ciò che
resta delle paludi è stato fortunatamente protetto con l'istituzione,
nel 1984, dell'Oasi del Simeto.
L'Oasi del Simeto, a sud della città di Catania, rappresenta ciò che
resta di un antico e vasto ecosistema palustre, che includeva
diverse zone umide tra le quali Agnone, Valsavoia e il Pantano di
Catania.
Un'Oasi che è da considerare strategica per la tutela ambientale in
Sicilia, soprattutto alla luce dell'impoverimento dei boschi e di tutta
quella serie di trasformazioni devastanti che nel tempo l'isola ha
dovuto subire da parte dell'uomo.
Difatti la Foce del Simeto, il Biviere di Lentini, insieme ad altre
zone umide minori della Piana di Catania, sino all'ultimo conflitto
mondiale, costituivano la più importante area palustre della Sicilia,
con avifauna di notevole interesse ed importanza internazionale.
Oggi di tale zona umida e naturalistica di alto pregio naturalistico
resta ben poco, in parte mitigato proprio dall'istituzione dell'Oasi
del Simeto, che è dunque la località più importante per la tutela e il
rifugio dell'avifauna nidificante della Sicilia.
Nell'area dell'Oasi sono da segnalare i Pantani del Pigno, i laghi
Gurnazza, Gornalunga e il Torrente Buttaceto.
Tra le falde settentrionali degli Iblei e la piana di Catania il bacino
idrografico del Simeto occupa una vasta depressione naturale: l'Invaso
di Lentini.
Nel Medio Evo la fertile conca di Lentini, a seguito
dell'abbandono, venne ridotta dai Templari a lago artificiale, che con
successive e varie trasformazioni costituisce l'insieme dell'Invaso e
del Biviere di Lentini.
La Sicilia è quindi terra florida e ricca per le sue risorse naturali,
ambientali e paesaggistiche.
La Valle del Simeto e il suo Fiume in tale quadro costituiscono un
luogo straordinario, prezioso ed unico, di inestimabile valore, che
l'uomo dovrebbe preservare e tutelare con maggiore impegno ed
attenzione, in quanto fonti inesauribili di Vita, Bellezza, sviluppo e
progresso.
Tutto questo in modo organico e funzionale con l'istituzione del Parco Fluviale della Valle del Simeto
a tutela del territorio, del Verde naturale e produttivo e della fauna.
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it
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