Gli studenti chiamati a commemorare Falcone
Data: Venerdì, 25 maggio 2018 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Mi chiedo che senso possa avere in una scuola commemorare Falcone senza la riflessione e senza raccogliere qualche pensiero che oltrepassi la banale soglia degli slogan. I ragazzi non andrebbero adunati come numeri nell’indistinto recinto della legalità, bensì aiutati a comprendere la realtà che li circonda, a valutarne il peso, a formarsi ed esprimere giudizi su di essa. E per far questo bisogna accompagnarli, ci vuole dedizione e competenza, ci vuole tempo e volontà, ci vuole la passione discreta di ogni santo giorno, non solo per le feste comandate. Quanto più opportuno sarebbe far scivolare qualche buona domanda tra i loro distratti pensieri, e impedire che vengano risucchiati dall’abitudine a tante piccole anormali “normalità”. Quanto più proficuo indurli al desiderio di conoscere, di rafforzare la loro intuizione così che ciascuno non provi il disagio silenzioso o esprima la rumorosa noia per non essere ancora all’altezza del proprio sentire, per non averlo ancora arricchito.

Molti ragazzi nulla sanno di Falcone se non che è morto ammazzato dalla mafia, neppure hanno mai letto il suo “Cose di cosa nostra” che pure li aiuterebbe, e parecchio, a capire tanti aspetti della cultura che li riguarda. Che tipo di contributo ci si aspetta da questi ragazzi in una giornata simile se non l’adesione acritica e immotivata ai rituali di una nebulosa rievocazione? E può tramandarsi qualunque memoria privata di senso, di cultura, di urgenza morale?

Nessuna ennesima improvvisata pantomima della legalità potrà mai colmare il vuoto materiale di idee e d’impegno, così come nessuna fragilità di quei giovani sarà mai al riparo dalle imboscate puntuali della realtà quotidiana. E quei docenti che s’infiorano di microfoni e retorica, quei docenti che indispettiti o eccitati come talebani pretendono dai ragazzi il silenzio e l’attenzione dandogli dei “mafiosi”, bene farebbero a chiedersi, loro per primi, se sanno davvero meritarseli, il silenzio e l’attenzione.

Se siano mai stati all’altezza della funzione educativa che, sulla carta, ricoprono; e se non sia più dignitoso ogni tanto tacere, e interrogarsi, anziché fare i gazzettieri presenzialisti del nulla.

Filippo Martorana





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