Settimana della cultura e del libro 2018 promossa dall’Ipaa di Paternò
Data: Giovedì, 24 maggio 2018 ore 19:00:00 CEST Argomento: Istituzioni Scolastiche
In
occasione dell'edizione, per l'anno in corso, della "Settimana della
Cultura e del Libro", promossa dall'I.P.A.A. "Santo Asero" sede associata dell'IISS F. REDI di Paternò e
patrocinata dal Comune di Paternò (IV Commissione), avente la tematica
di fondo dal titolo "Sicilia e sicilitudine", nei giorni 20 aprile e 11
maggio, nella sala conferenze della Biblioteca Comunale "G. B.
Nicolosi" di Paternò si sono svolti due incontri (rispettivamente
"Sicilia e sicilitudine. Oltre la sicilitudine" e "Sicilia e
sicilitudine. Codice siciliano e canone italiano nella storia, nella
letteratura, nell'arte") che hanno visto l'intervento di tre allievi
della classe V sez. B del Liceo scientifico "A. Russo Giusti" di
Belpasso: Emmanuele Consoli, Mariacristina Di Pietro e Salvatore
Sciacca.
Il gruppo di lavoro, che ha operato sotto il coordinamento dei docenti
curriculari prof. Rocco Giudice e prof.ssa Oriana Abate, hanno
relazionato alla presenza di relatori provenienti da realtà accademiche
e universitarie, focalizzando l'attenzione sul contesto
storico-culturale della Sicilia novecentesca per introdurre il concetto
di "sicilitudine" all'interno del dibattito letterario dell'epoca.
Dopo aver citato un passo delle "Verrine" ciceroniane ("De praetura
Siciliensi") in cui si afferma che "qualunque cosa possa accadere ai
Siciliani, essi la commenteranno con una battuta di spirito", gli
allievi hanno menzionato l'etimologia del termine "sicilitudine".
Quest'ultimo, ricalcato sul termine del rivoluzionario marxista Frantz
Fanon ("négritude") ed erroneamente attribuito a Sciascia, è stato in
realtà coniato dal poeta e pittore palermitano Crescenzio Cane, uno
degli esponenti del movimento d'avanguardia dell'Antigruppo, che ha
voluto esprimere il sentimento di emarginazione degli intellettuali
siciliani rispetto agli stranieri negli anni '60 del Novecento.
Si ricorda il convegno del 1963 svoltosi presso l'Hotel Zagarella,
vicino Palermo, in occasione della quarta "Settimana Internazionale di
Nuova Musica", convegno che vede la partecipazione di una trentina di
intellettuali: questi ultimi intendono celebrare nuovi linguaggi
estetici in contrapposizione alla superata tradizione neorealistica
estranea alle nuove forme di comunicazione delle società capitalistiche
tecnologicamente avanzate, aggregando le giovani leve culturali in una
sorta di processo di ricambio generazionale.
Sul versante letterario, l'anno 1965 vede riunirsi il Gruppo '63 a
Palermo, all'Hotel Villa Igiea: gli intellettuali in quell'occasione
danno luogo ad un dibattito, nonostante il senso di frustrazione degli
uomini di cultura isolani abbia fatto vivere l'evento come un
disconoscimento della realtà sociale e culturale dell'isola da parte di
un'intellettualità indifferente all'esperienza di marginalità
complessiva.
Se è vero che l'espressione "sicilitudine" si utiliza spesso per
rivendicare una specificità della letteratura siciliana e della cultura
isolana, tuttavia essa non può che essere metafora di una condizione
esistenziale di valenza universale.
I maggiori letterati del Novecento siciliano, da Giovanni Verga a Luigi
Pirandello, da Antonio Borgese a Elio Vittorini e Leonardo Sciascia,
raccontano in realtà un storia collettiva, pur ambientando le loro
commedie umane in questa terra caratterizzata d un'inesorabile miscela
di fatalismo e leggerezza.
In particolare, "La Sicilia come metafora" è una formula che si può
trarre dal titolo del libro-intervista della giornalista Marcelle
Padovani, risultato di una conversazione sulla Sicilia con il
recamultese Leonardo Sciascia, che manifesta a pieno il suo rapporto
contraddittorio con la sua terra e sottolinea la "difficoltà di essere
siciliani", quando critica "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di
Lampedusa. La Sicilia del Principe di Lampedusa è una semplice
fantasticheria geografico-climatica da cui deriva l'ennesima astrazione
dell' "uomo del sud": Sciascia non condivide l'astoricità e la
refrattarietà del siciliano gattopardiano, perennemente condannato ad
un ruolo assegnatogli dalla società, oltre all'immobilismo atavico dei
siciliani e dei mutamenti storico-sociali, piuttosto servirebbe
considerare le dominazioni straniere, dagli arabi agli spagnoli.
D'altra parte, invece, Sciascia diventa paladino della giustizia contro
chi vede in Luigi Pirandello un effimero fenomeno di moda, nei cinque
saggi sullo scrittore agrigentino: lui tenta persino di liberarlo dal
"pirandellismo" ovvero dalle istanze filosofiche entro cui Pirandello è
stato rinchiuso. Al contrario, per Sciascia il grande autore del
Novecento riesce a decollare dalla Sicilia verso "spazi vertiginosi",
grazie alla sua centralità , non sicilitudinaria e neppure italiana.
prof.ssa Oriana Abate
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