Economia Sociale la sconosciuta. Incontro promosso da FuturLab con il prof. Stefano Zamagni
Data: Venerdì, 16 febbraio 2018 ore 07:30:00 CET Argomento: Redazione
L'associazione
FuturLab, che tende a promuovere una dinamica e
operativa coscienza sociale per l'effettiva ricerca del bene comune, ha
promosso un incontro con il prof. Stefano Zamagni, docente di Economia
all'Università di Bologna e tenace sostenitore dell'Economia sociale
che in Italia è stata soffocata dall'economia politica, lasciando
nell'ombra i Maestri del vero bene comune: Antonio Genovesi e il suo
discepolo Giacinto Dragonetti. L'incontro è stato preceduto dalla
presentazione della lodevole testimonianza della cooperativa sociale
"Le terre del Tau" guidata dall'avv. Guido Minà con il positivo
coinvolgimento dei ragazzi Down.
Il presidente di FuturLab, Antonio La Ferrara, nel messaggio di saluto
ha introdotto il tema proposto, quanto mai attuale per un reale
progresso e sviluppo della società assegnando all'economia una
dimensione sociale che la nobilita a differenza del pervasivo
consumismo che provoca sprechi e scompensi sociali. La presenza dei
giornalisti all'incontro ed il riconoscimento dei crediti formativi
contribuiscono ad una maggiore consapevolezza nell'uso corretto dei
termini e delle prassi del vivere sociale.
Il prof. Zamagni ha presentato l'opera del napoletano Antonio
Genovesi (1713 -1760) scrittore, filosofo, economista e sacerdote
, docente di metafisica all'Università di Napoli, dopo Giambattista
Vico e nel 1745 passò all'etica e, quindi titolare della
prima cattedra di Economia "Commercio e meccanica" istituita con fondi
privati dal toscano Bartolomeo Intieri. Genovesi divenne un autore
fondamentale per la tradizione italiana e non solo; le sue Lezioni di
commercio o sia di economia civile , fatte in italiano e non più in
latino, pubblicate nel 1765 sono considerate una delle prime opere
scientifiche in materia economica tradotte in spagnolo e in
francese. Il Genovesi cercò, così, di indicare la via per alcune
riforme fondamentali nel settore dell'istruzione, dell'agricoltura,
della proprietà fondiaria, del protezionismo governativo su commerci e
industrie.
Prendendo coscienza della decadenza culturale, materiale e spirituale,
dopo l'illuminismo, si rese conto della necessità di intervenire per
riportare le arti, il commercio e l'agricoltura a nuovi splendori,
apportando nel nuovo panorama culturale italiano, la voglia di cercare
mediante studi ed esperimenti il concetto della pubblica
felicità, così da far uscire l'uomo dallo stato di "oscurità".
L'economia doveva servire ai governi non solo per
alimentare la ricchezza e la potenza delle nazioni, argomento cardine
della filosofia smithiana, ma per favorire il benessere sociale è ancor
più necessario promuovere la cultura e la civiltà,
Mentre nelle sue opere filosofiche, Genovesi persegue un compromesso
tra idealismo ed empirismo, cercando ad ogni costo di salvare gli
essenziali valori religiosi della filosofia cristiana, da "economista"
sostiene che anche le donne e i contadini abbiano diritti alla cultura,
poiché questa è uno strumento fondamentale per realizzare l'ordine e
l'economia nelle famiglie, e di conseguenza nella società, è inoltre
importante anche l'educazione degli uomini e in particolar modo lo
sviluppo delle arti e delle scienze, contrapponendosi all'idea di
Rousseau per il quale il progresso costituisce la fonte di tutti i mali.
Nei suoi scritti affronta tematiche importanti come i problemi di
debito pubblico, l'inflazione e la circolazione monetaria, denunciando
anche la presenza di molti arricchiti che vivono esclusivamente di
rendita.
Eppure Antonio Genovesi è poco conosciuto e poco studiato in Italia,
dove prende il sopravvento e domina incontestata l'economia politica
proposta da Adam Smith che promuove la ricchezza delle nazioni nel
contesto di una macroeconomia a scapito del
cittadino.
Il prof. Zamagni ha fatto notare inoltre notare come, mentre
tutti conoscono il volume "Dei delitti e delle pene" di Cesare
Beccaria, suocero del Manzoni , pochi conoscono che il marchese
Giacinto Dragonetti (1738-1818), giurista abruzzese e
avvocato fiscalista, laureato alla cattedra di Genovesi a Napoli,
e nel 1792 magistrato della Monarchia di Sicilia, la seconda carica per
importanza dopo quella di viceré, scrisse in riposta al
Beccaria: "Delle virtù e dei premi" , un pamphlet del 1766,
ristampato l'anno seguente in francese e nel 1769, persino in
russo , ma rimasto sconosciuto in Italia.
La ricerca della felicità, la valorizzazione delle virtù, premiando
anche l'impegno profuso nel conseguire il benessere dei cittadini,
costituiscono i nuovi filoni da seguire per assicurare all'economia
sociale una garanzia di successo e di sviluppo.
Nella lectio magistralis il prof. Zamagni ha dettato le linee guida per
una possibile risposta e "soluzione alla crisi" di oggi e si è
soffermato a distinguere "dono" e "donazione", reciprocità e gratuità,
crescita e sviluppo, termini che ben adoperati rivelano un significato
sociale differente nel costruire la cornice di un'economia sociale che
ha per oggetto l'uomo "amico della natura" e come tale capace di
apprezzare e valorizzare i beni materiali facendone buon uso secondo i
principi dell'umanesimo civile che sostiene l'equità e la giustizia
sociale. Il paradigma dell'uguaglianza costituisce la base della vera
democrazia che rispetta e valorizza tutti e ciascuno.
Un vivace dibattito, moderato da Orazio Maltese, magistrato della
Misericordia di Acireale
Ha raccolto anche gli interventi del presidente della Comunità di
Sant'Egidio, Emiliano Abramo, e dell'assessore comunale ai servizi
sociali, Fortunato Parisi.
Giuseppe Adernò
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