La lotta delle maestre/i diplomate/i magistrali è un passaggio cruciale
Data: Mercoledì, 24 gennaio 2018 ore 07:30:00 CET Argomento: Sindacati
La lotta delle
diplomate/i magistrali è ad un passaggio cruciale: dall’Assemblea
Nazionale dei COBAS della Scuola un appello alla responsabilità.
Concentrare le lotte, unificare le legittime richieste di tutto il
precariato della scuola.
L’Assemblea Nazionale dei COBAS della Scuola, tenutasi a Roma il 20 e
21 gennaio, oltre a preparare la campagna per le imminenti elezioni
delle RSU che si svolgeranno con meccanismi antidemocratici che
favoriscono sfacciatamente i sindacati di Palazzo, e oltre ad aver
valutato con estremo allarme la possibile chiusura, tra il governo e i
suddetti sindacati, di un contratto catastrofico sia sul piano
normativo che salariale, ha discusso a fondo della eccellente lotta
delle diplomate/i magistrali, della grande importanza che tale lotta
raggiunga i risultati che si prefigge, e della necessità di proporre
obiettivi che unifichino il variegato e spesso inter-conflittuale
precariato scolastico.
Su tali basi, l’Assemblea Nazionale ha riconfermato la validità della
piattaforma che abbiamo presentato al MIUR il 17 gennaio e proposto a
tutto il movimento in lotta:
1) le immesse/i in ruolo che hanno superato l'anno di prova mantengono
il proprio posto e lo stesso vale per chi deve superare l'anno di prova
in questo anno scolastico;
2) permanenza nelle GAE, in base al punteggio acquisito, di tutti/e
i/le docenti;
3) riapertura delle GAE per tutti/e i/le docenti in possesso di
abilitazione (Diplomati magistrali con titolo conseguito entro l'a.s.
2001/2002, Laureati in Scienze della Formazione Primaria Vecchio e
Nuovo Ordinamento, PAS, TFA, ecc.);
4) immissione in ruolo di tutti/e i/le precari/e con 3 anni di servizio
presso le scuole di ogni ordine e grado.
L’Assemblea ha anche preso atto che il MIUR, pur consapevole della
totale contraddizione tra l’ultima sentenza del Consiglio di Stato e le
loro precedenti (che dimostra come si sia trattato di una spudorata e
illegittima sentenza politica), sta applicando un atteggiamento
“ponziopilatesco”: ossia prende tempo a nome del governo Gentiloni (il
quale è perfettamente abilitato a emanare un Decreto-legge che sani la
situazione) per poi passare la “patata bollente” al prossimo governo.
Di fronte a questa tattica dilatoria, la lotta va intensificata qui ed
ora: non si può restare in attesa dell’insediamento di un nuovo
governo, sui quali tempi, peraltro, sussiste la massima incertezza.
Guardiamo però con forte preoccupazione alla miriade di indizioni di
scioperi che si sovrappongono senza preoccuparsi di aver raggiunto un
minimo di unità del movimento, in una “gara” sterile e dannosa. Nella
ottima manifestazione dell’8 gennaio, avevamo avanzato la proposta
di una serie di assemblee territoriali che conducessero ad una
Assemblea nazionale in grado di sintetizzare le proposte sulla
piattaforma rivendicativa e sulle iniziative di lotta, dichiarandoci
disponibili a sostenere quanto ne fosse emerso. Per varie
ragioni, non si è arrivati finora a tale Assemblea Nazionale, che però
speriamo si possa tenere al più presto.
In assenza di una posizione unitaria del movimento, sono stati indetti
numerosi scioperi “in concorrenza”. Tra questi, abbiamo valutato non
utile lo sciopero degli scrutini che, oltre ad escludere la scuola
dell’infanzia, si risolve in un semplice differimento di due giorni, di
impatto nullo sulla scuola e sui “media”. Ben più validi appaiono gli
scioperi proposti per il 23 febbraio e per il 23 marzo. Il primo
risponde all’esigenza di non restare in attesa statica del nuovo
governo e di richiedere un impegno esplicito all’attuale; il secondo,
in coincidenza con l’insediamento delle Camere, intende esercitare una
immediata pressione sui nuovi parlamentari. Però, soprattutto in
presenza di un movimento di lotta in larga parte spontaneo, non si
possono trattare gli scioperi con superficialità. Intanto perché, dopo
il successo di quello dell’8 gennaio, il successivo deve fare ancor
meglio o almeno essere all’altezza del precedente; e poi perché, da
sempre, non è buona norma convocare tre scioperi in 40 giorni e
annunciare il successivo quando il precedente è ancora da effettuare:
in questo modo si fa capire che il primo sciopero sarà non decisivo e
così lo si svaluta.
Dunque, ci pare il caso di concentrarsi sullo sciopero del 23 febbraio:
e se dalle Assemblee che si svolgeranno in questa settimana
localmente, verrà un chiaro segnale di condivisione da parte della
larga maggioranza del movimento, lunedi prossimo noi lo convocheremo,
rimanendo disponibili, dopo la verifica del 23 febbraio, anche per
l’eventuale data successiva. Infine, sabato scorso, dalla bella e
partecipata Assemblea di Roma con le/i diplomate/i magistrali del Lazio
e delegazioni di varie province, era emersa la proposta di una
manifestazione nazionale per sabato 10 febbraio senza sciopero. Ma
dalle ultime notizie sembrerebbe che ci si orienti invece per
iniziative locali il 10. Ci parrebbe la decisione migliore, visto che
c’è la possibilità di manifestare a livello nazionale il 23 se sarà
prevalente la proposta di scioperare in quella giornata.
Piero Bernocchi portavoce
nazionale COBAS
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