I settant’anni della Carta Costituzionale. Un ricordo di Oscar Luigi Scalfaro
Data: Giovedì, 28 dicembre 2017 ore 09:00:00 CET Argomento: Redazione
Il gesuita
Padre Francesco Occhetta, consulente ecclesiastico
dell'UCSI-Unione Cattolica Stampa italiana) nella prefazione al volume
Le radici della democrazia (2011) ha inserito uno scritto di
Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica e Padre Costituente.
A distanza di anni, rileggere questo scritto è come rivivere le
emozioni e lo spirito democratico che ha animato il testo della
Costituzione che ricordiamo nel 70° anniversario della
promulgazione
Celebrare la Carta Costituzionale significa rivedere le radici di
valori e di cultura democratica che ha animato la nostra Italia e
sentirsi ancora una volta orgogliosi di essere Italiani.
Giuseppe Adernò
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È vero. Ogni intervento su temi attinenti alla Costituzione italiana mi
interessa e, in un certo senso, mi coinvolge, mi emoziona.
Avevo 27 anni quando fui eletto all'Assemblea Costituente dove si
viveva una pagina storica immensa: si chiudeva un lungo e sofferto
periodo senza alcuna vita politica per questo nostro Paese, per questo
nostro popolo del quale anche io ho il grande onore di far parte.
Tante volte mi è stata rivolta la domanda se mi sentivo consapevole di
partecipare a un fatto storico di eccezione che prese atto della fine
sanguinosa della dittatura fascista.
La condanna della dittatura nacque in noi negli anni del liceo. Il
confronto con le vere democrazie risultava pesantemente negativo per un
regime autoritario: nessun diritto di voto per i cittadini, quindi
nessuna partecipazione alla vita politica della comunità; nessuna
possibilità di scegliere tra forze politiche diverse, e nessuna
presenza di un sindacato libero e autorevole.
Questa condanna della dittatura si aggravò dentro di me quando sentii
affermare, dalla dottrina della dittatura stessa, che la persona umana
non può essere titolare di diritti primari perchè proprietario ne è
solo lo Stato. La persona, già così pesantemente mortificata, con
questa teoria aberrante veniva letteralmente schiacciata di fronte allo
Stato padrone prepotente che può concedere o revocare questi diritti,
quando crede e come crede, anche in parte o a tempo determinato. Ero
studente di legge alla Università Cattolica il cui Rettore era il
francescano scienziato Agostino Gemelli.
Una splendida relazione di La Pira nella Commissione preparatoria,
anche se finalizzata ad altro scopo, rimane a mio avviso documento di
eccezionale chiarezza e rigore giuridico.
Se mi esamino attentamente ritengo di avere vissuto quel tempo nella
ricerca essenziale del vero e del giusto.
I principi di libertà e di democrazia si presentarono a noi giovani con
la voce e l'esperienza di persone che avevano sofferto la dittatura e
avevano già pagato il prezzo dei valori che ci accingevamo a scrivere
nella nostra Carta fondamentale.
Libertà e democrazia sono valori che richiedono grande umiltà per
viverli nella verità, accettando di non poter mai dire di essere alla
stazione di arrivo: ogni giorno si può fare un passo nuovo per renderli
attuali e vissuti da tutti.
Sento a 92 anni il peso e la gioia di questo cammino fatto tante volte
di piccole conquiste e anche di grandi delusioni. Tra le mie esperienze
la riforma alla Costituzione del 2006, operata con una semplice
maggioranza di governo del centrodestra e con autentiche aggressioni ai
principi fondamentali del diritto. Rimase per me bruciante l'ipotesi
che al Capo dell'esecutivo fosse riconosciuto il potere di sciogliere
il Parlamento, licenziando il potere legislativo: autentica follia di
incostituzionalità.
Di qui la mia convinzione che ancora oggi la nostra Carta
Costituzionale vive il pericolo di altre aggressioni che diventano
facili quando le modifiche, che pure sono essenziali e su alcune delle
quali vi sono già convergenze molto interessanti, non si muovono
nell'esclusivo interesse del popolo italiano.
La Carta Costituzionale non è intoccabile, e lo dico nella mia
responsabilità di Presidente dell'Associazione di Difesa della Carta.
L'importante è che ogni modifica abbia, da parte del Parlamento,
un'approvazione che coinvolga largamente le forze dell'opposizione e
che sia sempre e soprattutto a servizio e a utilità del popolo italiano.
Tutti i parlamentari eletti hanno vissuto con intensità il "no" alla
dittatura e la volontà determinata di libertà e di democrazia.
Il comune no alla dittatura è certo un punto di partenza, ma ha bisogno
di qualche sì altrettanto condiviso che apra la via alla risurrezione.
Il lavoro dell'Assemblea Costituente era certamente orientato su questa
ricerca essenziale.
La stessa discussione sull'art. 1 "Repubblica di lavoratori" o
"Repubblica fondata sul lavoro" esprimeva chiaramente questo
affascinante impegno di ricerca fondamentale. E la capacità della
sinistra di rinunziare alla formula preferita "Repubblica di
lavoratori" dimostrò, e non fu certo l'unico caso, di quanto tutti
sentissero prezioso questo punto essenziale e vivamente partecipato.
Entrò così dalla porta principale della Carta Costituzionale la Persona
Umana, e vi entrò trionfante.
Non saprò mai trasmettere i pensieri, i sentimenti, l'emozione
profonda, di questa conquista che mi parve la realizzazione di un
grande sogno.
La Persona, così maltrattata dalla dittatura antiumana per natura,
ridotta a cosa senza diritti e senza dignità, entra e si pone al centro
della nostra Costituzione che nasce soprattutto per servire la Persona,
per la sua dignità, per i suoi diritti e i suoi doveri.
Noi democratici-cristiani non siamo mai andati ad affrontare un tema in
aula senza averlo prima studiato, confrontato, discusso nelle riunioni
di partito. Così conoscevamo le obiezioni, le diversità, le motivazioni
delle altre forze politiche. Nella discussione in aula si viveva con
tanta emozione la formazione della norma che era ormai di condivisa
volontà politica. Qui le parole limpide e precise di Dossetti ci
comunicavano l'iter compiuto e il punto di arrivo. Emozionante.
Di qui la gioia di constatare, nel testo definitivo, tanti messaggi,
tanti segni vivi e operanti, di pensiero cristiano. Mai però vi fu
rivendicazione di primogenitura da parte del mondo cattolico. Mai.
La Carta Costituzionale nasceva da un fecondo incontro di mondi
diversi, di filosofie, di tradizioni diverse, ma nasceva per tutti
indistintamente e ciascuno doveva sentirsi interpretato da quel
documento scritto da Italiani per gli Italiani, per ogni Italiano. Così
hanno acquistato luce e forza, i "diritti inviolabili", l'uguaglianza
davanti alla legge, la pace religiosa, la difesa di ogni religione
rispettosa della Costituzione.
Così il "no" alla guerra, che l'Italia ripudia, diventa il frutto
evidente del trionfo della persona umana e del suo impegno
fondamentale, di portare a tutti e sempre collaborazione, condivisione,
solidarietà, fraternità e Pace.
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