All'angolo!
Data: Venerdì, 08 dicembre 2017 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
Riassunto.
Scopo di questo piccolo lavoro è sottolineare le problematicità e le
incongruenze legate al concetto
di angolo. In particolare quelli dovuti all‟introduzione dell‟angolo
come “parte di piano” o come
intersezione o unione di semipiani chiusi, e nel prospettarne una
possibile rimozione.
Il concetto di angolo è senza dubbio quello che solleva le maggiori
difficoltà nell‟insegnamento
della geometria. Esse sono dovute, in parte a una terminologia
imprecisa, in parte a un miscuglio
confuso di varie nozioni matematiche, a esempio alla confusione tra
angolo e sua misura, e anche
all‟autentica difficoltà della questione.
Vediamo di fare un po‟ di chiarezza, poiché sembra che anche noi
insegnanti abbiamo le idee
un...tantino confuse e i libri adottati presentano sugli angoli diverse
contraddizioni.
Per Euclide: «Angolo piano è l‟inclinazione reciproca di due linee
rette sul piano, le quali
s‟incontrino e non giacciano in linea retta». (Questa più che una
definizione è un descrizione). Gli
studiosi di Euclide sostengono che questa nozione di angolo è
verosimilmente legata all‟apparente
rotazione del Sole. Osservo che l‟angolo è pensato in sostanza come
rotazione.
Questo concetto di angolo esclude l‟angolo nullo e quello piatto e si
limita agli altri angoli convessi.
Per Hilbert: «Due semirette
(h,k) uscenti da un medesimo punto O e non appartenenti ad una medesima
retta costituiscono un angolo». Anche tale visione di angolo esclude
l‟angolo nullo e quello piatto. Questa definizione, puramente formale,
è data nei Fondamenti della geometria del 1899, versione riveduta e
corretta degli Elementi di Euclide, per renderli “completi”, cioè tali
da consentire di dimostrare tutte le proposizioni vere del sistema
assiomatico presentato; i Fondamenti presentano per ciò ben ventuno
assiomi.
Ci sono state poi altre definizioni, di Apollonio, di Pappo, ecc.,
alcune delle quali ricalcano quella euclidea, mentre altre sono
diverse, più complesse, ma non chiariscono esaurientemente la nozione.
L‟angolo come parte di piano fu introdotto in Italia intorno al 1750,
sotto la spinta della definizione data da Arnaud negli Éléments de
Géométrie nel 1667, mentre Clairaut, nei suoi innovativi Eléments de
Géométrie, 1741, definiva l‟angolo al modo euclideo. Il testo, nella
traduzione di Carlo Giulio del 1850, fu usato per diecine di anni nelle
scuole italiane.
Pochi decenni dopo in Inghilterra l‟angolo era identificato col
concetto intuitivo di rotazione. Da quanto sopra è chiaro che la
definizione proposta da Arnaud – che era soprattutto teologo e filosofo
– è allora una tra le tante, mentre non sono chiare le motivazioni
della sua persistenza. Ciò, anche alla luce dei suggerimenti di
Veronese, che la sconsigliava per le incongruenze che presenta e
suggeriva di considerare l‟angolo come "parte del fascio di raggi" cui
appartiene (Ciò favorisce la visione di angolo nel senso moderno di
rotazione). Illuminante, in relazione alla persistenza tutt‟oggi della
definizione di Arnaud, è il seguente passo del prof. G. Prodi.
“Sono in vacanza. C’è con noi un
giovane nipote che è stato rimandato in matematica; è naturale che me
ne occupi io. (...) Prendiamo le mosse della geometria, cominciando dal
teorema che recita: se un triangolo ha due angoli uguali, ha anche due
lati uguali. Cerco di convincere il nipote della bellezza del
risultato, ma la dimostrazione che trovo sul libro di testo del ragazzo
mi disgusta: si prolungano i lati uguali, si fa un’incastellatura
orribile, poi si procede per differenza di angoli, ecc. (...). Quella
proposta è la dimostrazione che si trova nel I Libro degli Elementi.
La storiella finisce qui, ma può
avere una morale interessante. Se l’autore di un testo di fisica
esponesse oggi la meccanica sulla base della “teoria dell’impeto”, si
coprirebbe di ridicolo (...).
La matematica deve si conservare i
suoi risultati fondamentali ma finisce spesso per prolungare certe
metodologie e certi abiti mentali al di là del loro limite naturale
di sopravvivenza”.
Lo stesso “accanimento”....geometrico c‟è per la nozione di angolo come
parte di piano.
Con la simmetria assiale tutto sarebbe naturale, semplice e immediato.
In alcuni libri di testo di matematica che vanno per la maggiore si
trovano le seguenti definizioni:
1. Angolo è la parte di piano delimitata (!?) da due semirette (lati)
aventi la stessa origine (vertice).
2. Angolo è ciascuna delle due parti di piano individuate da due
semirette che hanno la stessa origine. (Già questa è meno peggio).
3. E’ l’intersezione o l’unione di due semipiani le cui origini sono
incidenti.
(Vengono poi aggiunti i casi in cui le rette coincidono).
Poco dopo, il testo che dà la prima definizione, asserisce che la
definizione data è ambigua (mah!) e che la confusine scompare
introducendo la nozione di angolo orientato, che è così formulata: Un
angolo si dice orientato quando si sceglie un lato come origine e un
senso di rotazione.
Rimango perplesso.
- Non è stato introdotto il concetto di rotazione.
- Dato che un angolo è una parte di piano, “che ci azzecca” la
rotazione con esso?
- L‟angolo sarebbe allora una parte di piano orientata?
In un altro importante testo, dopo la definizione di angolo, si legge:
«Nei paragrafi precedenti abbiamo definito l‟angolo come l‟insieme dei
punti compresi (?) tra due semirette aventi la stessa origine O.
Possiamo però definire l‟angolo anche come rotazione di una semiretta
intorno alla propria origine, la misura di un angolo diventa allora la
misura dell‟entità della rotazione». Ma, non si è definita la rotazione
né “ la misura dell‟entità della rotazione”. E comunque s‟introduce ex
abrupto l‟angolo come rotazione.
Nella definizione del punto 3, con le aggiunte, come si ottiene
l‟angolo nullo, dato che si
considerano semipiani determinati da rette incidenti o coincidenti?
Alfio Grasso
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