Gli alunni del Galileo Galilei di Catania incontrano l’ammiraglio Romano Sauro
Data: Sabato, 25 novembre 2017 ore 19:00:00 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Giorno 15 Novembre 2017, nell’aula magna del liceo “Galileo Galilei” di Catania, gli alunni delle classi 5°O, 5°P, 4°N e 5°N, hanno partecipato ad un incontro con l’ammiraglio Romano Sauro, nipote dell’illustre Nazario Sauro. Incontro voluto ed organizzato dalla prof.ssa Alessandra Stanganelli, docente di storia e filosofia, dello stesso liceo. Con grande interesse ed emozione gli alunni ed i docenti coinvolti hanno assistito al racconto di un nipote, che con vivo e sincero orgoglio, parla della figura del nonno che, pur non avendo conosciuto, ha plasmato la sua vita. Circa un anno fa l’ammiraglio di Marina, ormai in pensione, Romano Sauro, partendo dai porti liguri, dà vita al progetto “Sauro100” che si pone l’obiettivo di visitare oltre 100 porti italiani ed una decina di porti della costa orientale del Mare Adriatico portando con sé la propria storia e quella del nonno, Nazario Sauro, militare e patriota italiano, irredentista istriano, nato a Capodistria (Pola) il 20 settembre 1880.

Il programma rientra all’interno delle commemorazioni organizzate a livello nazionale per ricordare sia il Centenario della prima guerra mondiale sia la ricorrenza dei 100 anni della morte dell’eroe nazionale Tenente di Vascello Nazario Sauro ( agosto 1916- agosto 2016), il cui sacrificio è stato ricordato anche dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ma l’ammiraglio non si limita a raccontare del nonno come del militare che tanto ha contribuito alla difesa italiana contro le navi austriache durante la prima guerra mondiale o come il simbolo del patriottismo e della passione degli irredentisti istriani. Romano Sauro parla del Nazario padre di cinque figli, Nino in memoria di Bixio, Anita per la moglie di Garibaldi, Libero, Italo, e infine la più piccola Albania, in onore di una nazione che come l’Italia combatteva per l’indipendenza.

Romano parla del nonno costretto a lasciare l’Istria clandestinamente e ad abbandonare i genitori e un figlio che non vedrà più, e, soprattutto il Nazario Italiano che sempre ha considerato l’Italia il suo Paese, anche quando questo gli creò problemi con le autorità austriache, e che, vicino alle idee mazziniane, credeva in un’Europa formata da popoli liberi, che si riconoscono nelle proprie nazioni, e non da imperi con tendenze espansionistiche ed imperialistiche.
Romano Sauro utilizza la storia del nonno per invitare i suoi giovani interlocutori a riflettere su concetti quali la libertà di pensiero, di parola, di aggregazione e di solidarietà, troppo spesso millantata e troppe poche volte messa in atto. Ovviamente non può che soffermarsi anche sull’amore per la patria che il nonno ha sempre anteposto anche alla sua vita. Il 30 luglio 1916 Nazario imbarcò sul sommergibile Pullino con il quale avrebbe dovuto effettuare un’incursione su Fiume, ma l'unità, a causa della forte corrente e della fitta nebbia, andò ad incagliarsi sullo scoglio dell'isolotto della Galiola. Risultati vani tutti i tentativi di disincaglio, l'unità fu abbandonata dall'equipaggio e Nazario Sauro, allontanatosi volontariamente da solo su un battellino, fu in seguito catturato dagli austriaci e condannato  a morte per alto tradimento.
Incredibile il modo in cui Sauro ha reso ogni spettatore partecipe della propria storia che in realtà rientra all’interno di una storia che esce dall’ambito meramente familiare per divenire storia collettiva, memoria nazionale, patrimonio culturale. Importante per i giovani studenti assistere ad un racconto che mostra come la storia abbia come soggetti “uomini veri”, mariti, padri, figli, che pur di affermare i loro ideali arrivarono anche a morire.

Romano Sauro lascia il liceo Galilei per proseguire con la sua piccola barca a vela verso altri porti, per incontrare altri giovani cui raccontare la sua storia che è di fatto la nostra storia, e conclude questo incontro leggendo la lettera che il nonno lasciò ai figli ed alla moglie prima di morire. Alla moglie scrive: «perdono per averti lasciato con i nostri 5 bimbi ancora col latte sulle labbra…….. Cara consorte, insegna ai nostri figli che il loro padre fu prima italiano, poi padre e poi uomo» ed al figlio Nino che «Patria è il plurale di padre. Giura, o Nino, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto italiani». Morì gridando “viva l’Italia”.
Aveva fine così la vita dell’ultimo eroe risorgimentale la cui salma rientrerà in Italia il 7 marzo 1947 insieme agli esuli istriani.

Alessandra Stanganelli





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-24882771.html